Polizia brasiliana: “Miriam depistò le indagini sull’omicidio di Gaia”

Sono ormai passati 10 giorni dalla tragica morte della piacentina Gaia Molinari, ritrovata senza vita il giorno di Natale sulla spiaggia di Jericoacoara, in Brasile, da due turisti. La 29enne, residente da qualche anno a Parigi, andata dall’altra parte del mondo per fare volontariato a favore dei bambini delle favelas, probabilmente la sera precedente, quella della Vigilia, era stata strangolata e poi colpita al capo con una pietra. Per l’omicidio è in carcere la farmacista Miriam Franca de Melo, 31 anni, di Rio de Janeiro, che aveva accompagnato Gaia nel viaggio a Jericoacoara: secondo la polizia sarebbe coinvolta nel delitto, gli investigatori brasiliani ritengono che con le sue dichiarazioni quando ancora era a piede libero “abbia provato a depistare le indagini, quasi certamente per coprire qualcuno, indicando ad esempio due sospettati che poi si sono rivelati estranei ai fatti”, come riferito anche dal viceconsole italiano a Recife, Cesare Villone.

Sicuramente qualcosa di più si potrà sapere dopo i risultati degli esami effettuati sul corpo della volontaria piacentina, a cominciare da quello del Dna sulle tracce trovate sul corpo della vittima. La salma si trova ora a Fortaleza, non è ancora possibile capire quando potrà tornare in Italia per i funerali. La madre dovrebbe partire presto per Parigi per recuperare gli effetti personali della figlia morta.

Nel frattempo in Brasile è partita da parte dei familiari e degli amici di Miriam Franca de Melo una campagna per la sua difesa: su Facebook è stata aperta una pagina che ne chiede la liberazione, invocando giustizia per lei e per la stessa Gaia. La madre di Miriam, Valdicea Franca, sostiene che l’omicidio “sia dovuto a ragioni passionali, che la figlia sia innocente e che sia stata arrestata non per le contraddizioni nelle sue dichiarazioni agli investigatori, ma perché nera e povera, ossia il colpevole perfetto per la polizia”.