“Impegnati a sorridere”: Magni conquista il Verdi di Fiorenzuola. Tutto esaurito

01 Febbraio 2013 21:25

“Chi sei? Non so. Sono uno che scrive”. Comincia così una delle pagine più delicate di quella musica che è poesia italiana. Giorgio Gaber è lì, insieme a Guccini e alle sue torri di fumo, insieme alle prostitute e al pescatore di De Andrè. Sì quello all’ombra dell’ultimo sole. E poi. Paolo Conte, Samuele Bersani, Ivano Fossati. Matteo Magni torna nella Fiorenzuola dove è nato nel 1969. Torna a casa, Matteo, e dedica un concerto che sa di vita e di storia – un teatro canzone – al papà Rodolfo. Una sedia, una lampada, una vecchia macchina da scrivere e l’uomo al centro: quello che soffre per amore, quello che non ha la sedia ed è costretto a stare in piedi, l’indeciso, l’annoiato. Magni, il teatro fiorenzuolano esaurito e la voglia di cambiare “da dentro”, che è un’ altra cosa rispetto al cambiare punto e basta. È cambiare alla Gaber. Magni è ora un cantautore maturo, istrionico. Dice “Impegnati a sorridere: il lettore può mettere l’accento dove vuole, perché il gioco verbale è voluto, ciò che conta è sorridere. Anche dei guai, anche quando fa male”. Applausi e applausi. Ed emozioni, quelle che fanno tornare a casa contenti, quelle che fanno bene. Magni ha colpito nel segno. Con lui sul palco Fabio Comovi, Aldo Zardoni, Victor Fiorilli Müller, Giovanni Savinelli.

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