Dalla Somalia all’Italia: “In Libia l’inferno, ora sogno di diventare avvocato”
01 Aprile 2019 16:48
Sogna di studiare giurisprudenza e aiutare gli altri. Così come è stato aiutato lui dopo gli stenti e le violenze subite nel viaggio che dalla Somalia, in otto mesi, lo ha portato in Italia.
Abdir è arrivato tre anni fa a Lampedusa come minore non accompagnato dopo aver sofferto la fame e la sete nel deserto prima delle violenze delle prigioni libiche dove i carcerieri continuavano a chiedere denaro che i migranti non avevano. Il gommone verso l’Italia era un miraggio.
Abdir a breve compirà 19 anni e oggi ha portato la sua testimonianza all’Università Cattolica in occasione del convegno sui minori stranieri organizzato per i 20 anni della Facoltà di Scienza della Formazione. “Il momento più difficile è stato in Libia – ha raccontato Abdir – lì ho vissuto l’inferno: ci picchiavano e ci facevano di tutto, volevano soldi che non avevamo e ci facevano lavorare senza mangiare, solo i datteri che coltivavamo. Ho resistito perché sapevo che c’erano altre opportunità. A volte mi chiedo perché sono da solo qui mentre gli altri hanno i genitori ma non ho una risposta”.
Non vuole suscitare compassione Abdir ma sta facendo di tutto per riscattare la propria vita. Va a lavorare ogni giorno, sabato e domenica compresi fino alle 16 e poi va a scuola con l’obiettivo di fare l’università e in futuro diventare avvocato. Allo Stato italiano chiede di “non dare la colpa di tutto ai migranti, permessi di soggiorno per i 18enni che altrimenti rischiano di finire nelle mani della malavita e aiuto per le persone in difficoltà”.
A Piacenza sono stati 184 i minori stranieri non accompagnati arrivati nell’ultimo anno con barconi o sotto i camion prevalentemente da Albania e Africa sub-sahariana. “Ormai conosciamo bene quali sono i loro bisogni, alla Cattolica stiamo studiano come valorizzare le loro risorse” ha dichiarato Alessandra Augelli, docente dell’ateneo piacentino.
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