Boom di cremazioni, richiesta la seconda linea. Residenti preoccupati
03 Aprile 2019 05:00
L’attività del forno crematorio di Piacenza potrebbe espandersi. Anche nel nostro territorio, infatti, sempre più persone preferiscono le ceneri rispetto alla bara classica. E, inevitabilmente, l’impianto di via Portapuglia lavora a ritmi incessanti, quasi per venti ore al giorno. Non solo con i defunti della nostra provincia, ma anche con numerosi resti e salme provenienti da altre città (circa il 70% a gennaio 2019).
La ditta “Gruppo Altair”, responsabile della struttura, starebbe valutando quindi la realizzazione di un seconda linea per la cremazione dei corpi: entro una decina di giorni, probabilmente, verrà presentata la richiesta formale agli uffici di Palazzo Mercanti. D’altronde l’utenza si è impennata e, negli ultimi mesi, sarebbero cresciuti pure i tempi d’attesa, comportando l’esigenza da parte della società di migliorare il servizio e di riuscire a soddisfare il trend di cremazioni in continuo incremento. I dati parlano chiaro: dal 2017 al 2018 le cremazioni annue sono passate da 2.066 a 3.039, cioè il 47% in più.
Più cremazioni, però, potrebbero causare più emissioni di sostanze inquinanti nell’aria, nonostante le precauzioni e i filtri ambientali adottati da “Gruppo Altair”: ne sono convinti i residenti del Capitolo, quartiere confinante con il forno. “Le nostre abitazioni si trovano proprio a ridosso di questo ulteriore mezzo d’inquinamento – commenta Gianmarco Maffini dell’associazione “Amici del Capitolo” -. Un’altra linea di cremazione va assolutamente evitata“.
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