Banda dei Sinti, scarcerati in 18. Il sindaco di Caorso: “Grande rabbia”
08 Aprile 2019 09:20
Sono state scarcerate almeno 18 delle persone accusate di appartenere a un gruppo criminale che avrebbe commesso furti, rapine, estorsioni, utilizzato illecitamente carte di credito, riciclato ferro e posseduto armi e stupefacenti. Una banda con base in una cascina di Caorso dove vive una comunità sinti. Ma, soprattutto, cade l’accusa di associazione a delinquere. Lo ha deciso il tribunale del riesame di Bologna, che ha disposto gli arresti domiciliari per quattro indagati, due obblighi di dimora, due obblighi di firma giornalieri, e la scarcerazione per gli altri indagati. Il tribunale del Riesame ha dunque accolto il ricorso dell’avvocato Camillo Bongiorni, che difende 18 delle 34 persone colpite dall’ordinanza del gip di Piacenza, eseguita il 15 marzo scorso.
“I giudici di Bologna hanno riscontrato la mancanza dell’associazione a delinquere – spiega il legale – sebbene molti indagati appartengano alla comunità sinti. Mancano un capo e una struttura organizzativa. Ci sono soltanto reati commessi da singoli individui. Inoltre, è caduta la contestazione della ricettazione del ferro: i sinti si sono sempre dedicati alla raccolta dei metalli presso aziende o cascine. Potrebbero aver violato normativa per la raccolta dei rifiuti, ma non sono imputabili per ricettazione”. Le azioni criminali, scrivono i giudici, sarebbero avvenute “al di fuori di una pianificazione e direzione delle azioni, tipiche delle forme di associazioni a delinquere”.
“Che rabbia constatare che si può delinquere e poi essere in giro come se nulla fosse”. Così il sindaco di Caorso Roberta Battaglia commenta la notizia della scarcerazione della quasi totalità dei sinti. Da ieri, alcuni di loro, sono tornati normalmente in paese. “L’amarezza è tanta – dichiara Battaglia, che aveva anche ricevuto pesanti minacce dai componenti della banda per voler far rispettare le regole – perché se c’è chi è ancora agli arresti domiciliari, c’è anche chi potrà attendere il processo, in piena libertà”.
La notizia ha sorpreso e amareggiato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Guido Guidesi (Lega). “Sono sconcertato da questa situazione ed esprimo piena solidarietà al sindaco di Caorso Roberta Battaglia. Continueremo a lottare per garantire sicurezza ai cittadini”.
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