Il contagiato peggiorerà o può tornare a casa? Scoperta mondiale della Radiologia di Piacenza

21 Aprile 2020 19:30

Arriva dall’ospedale di Piacenza, precisamente dall’equipe di Radiologia diretta dal Primario Emanuele Michieletti, una svolta determinante sul fronte delle prognosi Covid-19: in sostanza, sulla base dei parametri rilevati, il medico può sapere subito qual è il rischio reale del paziente contagiato, se e come la malattia evolverà e se sia o meno necessario il ricovero.
In pratica, grazie a questo studio basato su una casistica purtroppo ampia come quella piacentina, si è in grado di decidere immediatamente quale potrà essere l’evoluzione della malattia: paziente destinato ad aggravarsi gravemente oppure a non dover subire gravi ripercussioni.
Una risposta quantomai importante per due aspetti: in momenti di grande stress per le strutture sanitaria si può evitare di ricoverare persone che non ne hanno bisogno (evitando di intasare ulteriormente gli ospedali), ma anche per non mandare a domicilio un malato che quasi certamente ha condizioni che è destinato a essere intubato. E con lo studio piacentino si può sapere in breve tempo.

Questo può essere considerato uno dei lasciti più importanti al livello internazionale che deriva dalla drammatica situazione che stanno vivendo la nostra provincia e i suoi cittadini. I tantissimi casi di Coronavirus in un limitato periodo di tempo hanno infatti rappresentato un campione significativo su cui basare lo studio, che è stato pubblicato sulla rivista americana Radiology, riferimento globale del settore. Radiologi di tutto il mondo hanno quindi alcune concrete indicazioni per individuare le persone più a rischio.

Fin dalle prime ore di pubblicazione, lo studio piacentino ha raccolto grandissimo interesse, soprattutto in quei Paesi che stanno affrontando oggi le fasi più critiche dell’emergenza. “Abbiamo cercato di mettere subito a disposizione la nostra difficilissima esperienza in prima linea delle scorse settimane – evidenzia il primario Michieletti – perché potesse essere utile a quanti stanno affrontando le stesse criticità solo in questa fase”.

L’INTUIZIONE DELL’EQUIPE PIACENTINA
Partiamo dal problema: “Quando in ospedale arriva un paziente affetto da Covid19, è difficile stabilire a priori come potrà evolvere il suo stato. Potrebbe avere una sintomatologia lieve, simile a un’influenza – racconta il dottor Michieletti – o invece arrivare a sviluppare una polmonite grave con insufficienza respiratoria”. In questo secondo caso, la permanenza in ospedale è fondamentale, perché la persona potrebbe aver bisogno di essere intubata e ricoverata in terapia intensiva.
Di qui il dilemma dei clinici: come distinguere una possibile prognosi dall’altra? “In tutto il mondo, ma oggi per esempio soprattutto nel continente americano, il numero delle persone che accedono all’ospedale è troppo alto rispetto alle opportunità di ricovero. È quindi fondamentale scegliere: ci siamo quindi chiesti quali indicazioni potevano essere utili per selezionare coloro che possono essere curati in sicurezza al domicilio da quelli che invece è meglio tenere in ospedale”.

L’ANALISI RIGOROSA DEI CASI LOCALI
“Abbiamo passato in rassegna – spiega il radiologo Davide Colombi – il quadro radiologico e clinico di 236 nostri pazienti. Piacenza, così duramente colpita della diffusione della malattia da SARS-CoV-2, purtroppo ha potuto fornire una casistica scientificamente rilevante. Abbiamo lavorato con più rigore possibile, per far emergere elementi utili al confronto”. L’equipe del dottor Michieletti ha preso in esame, per ogni caso, la porzione di polmone sana, risparmiata dalla polmonite, e ha incrociato la valutazione fatta con la Tac con altre caratteristiche del paziente: età, presenza di altre patologie e valori riscontrati con gli esami del sangue. “Questo ci ha consentito di mettere a fuoco indicazioni cliniche pratiche per prevedere la prognosi più probabile della persona positiva”.

LE CONCLUSIONI DELLO STUDIO
“L’integrazione tra queste informazioni – conclude Michieletti – permette di migliorare la gestione e la presa in cura del malato: può infatti contribuire a individuare quei pazienti che, nonostante abbiano una discreta percentuale di volume polmonare sano, dovrebbero essere monitorati perché sono da considerare a rischio proprio in considerazione degli elementi raccolti. Queste indicazioni consentiranno di evitare di dimettere persone con sintomi lievi che invece, con tutta probabilità, andranno incontro a un peggioramento grave e rapido delle proprie condizioni”.

LA PUBBLICAZIONE AMERICANA
“Lo studio, accettato per la pubblicazione sulla rivista americana Radiology dopo una dettagliata revisione – evidenzia il direttore generale Ausl, Luca Baldino – apre nuovi scenari per la gestione dei pazienti Covid19 che accedono in ospedale. La portata del lavoro della nostra equipe e la ricaduta pratica, soprattutto negli Stati Uniti, è facilmente intuibile. Basti pensare che nella sola New York si registrano 4500 nuovi casi positivi ogni giorno: gli ospedali non possono accoglierli tutti. Ecco perché la rivista Radiology ha pubblicato celermente lo studio e lo ha valorizzato attraverso tutti i propri canali di comunicazione. Le utili indicazioni che emergono dal lavoro di analisi condotto sui casi piacentini consentirà alle nazioni che devono ancora raggiungere il picco dei contagiati di selezionare correttamente i pazienti che necessitano di ricovero e di ottimizzare le risorse a disposizione. Non possiamo che essere orgogliosi dell’intuizione dei nostri radiologi e della loro capacità di mettere subito a disposizione del mondo scientifico mondiale i dati di quello che per noi è stato un momento altamente drammatico, con la speranza che altrove possano trarre profitto dalla nostra esperienza”.

DONINI: “PROFESSIONALITÀ E GRANDE VALORE, ORGOGLIOSI DELLA SANITÀ REGIONALE”
“Parallelamente alla gestione di un’emergenza senza precedenti – afferma l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini – il nostro sistema sanitario regionale pubblico si è dimostrato in grado di sviluppare un prezioso lavoro di ricerca, a cui guardano adesso a livello internazionale. Un motivo di grande orgoglio per l’intera comunità regionale, a maggior ragione se ciò è avvenuto a Piacenza, la provincia più colpita dell’Emilia-Romagna, dove le strutture sanitarie sono state sottoposte alla pressione maggiore. La professionalità e il valore dei nostri professionisti e operatori dimostrano ancora una volta come investire nella sanità pubblica in Italia debba essere una priorità: qui continueremo a farlo con ancora più forza, su questo non ci sono dubbi”.

 

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