Don Segalini, la Diocesi sarà responsabile civile. Richiesta accolta
14 Maggio 2020 19:18
La chiesa sarà chiamata a rispondere civilmente e quindi per un eventuale risarcimento dei danni, per il processo che vede imputato di abusi sessuali don Stefano Segalini, ex parroco di San Giuseppe Operaio. Il collegio giudicante presieduto da Stefano Brusati (a latere Sonia Caravelli e Stefano Aldo Tiberti) ha accolto favorevolmente la richiesta dell’avvocato Cosimo Maria Pricolo che assiste una delle presunte vittime. La richiesta era stata formulata nel corso della prima udienza il 16 gennaio scorso. Don Segalini è accusato di aver abusato sessualmente di undici giovani che frequentava abitualmente come sacerdote. Violenze che, secondo l’accusa, in alcuni casi sarebbero state perpetrate approfittando dello stato d’incoscienza delle vittime, stordite dall’alcol o, secondi ipotesi accusatorie, dalla cosiddetta “droga dello stupro” che sarebbe stata somministrata dal parroco.
Uno dei giovani che avrebbe subito gli abusi è difeso dall’avvocato Pricolo e si è costituto parte civile. Altri otto giovani hanno deciso di partecipare al processo solo come parti offese: tre difesi dall’avvocato Livio Podrecca, cinque dalla collega Monica Testa. Altri due non prenderanno parte al processo.
L’avvocato Pricolo nell’udienza di gennaio aveva chiesto la citazione della chiesa locale come responsabile civile. La diocesi in qualità di responsabile civile, sarà chiamata quindi a risarcire eventuali danni causati dall’imputato con il proprio comportamento.
L’indagine su don Stefano compiuta dalla squadra mobile era partita da due file audio di WhatsApp che il genitore di un giovane di San Giuseppe aveva portato in questura. Negli audio si parla del sacerdote e del fatto che alcuni frequentatori della parrocchia avevano subito delle violenze sessuali da lui. Chi parla non è vittima, ma riferisce di cose raccontate da altri. Da lì, tuttavia, sono partiti gli investigatori della squadra mobile, coordinati dal pubblico ministero Emilio Pisante.
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