La difficile ripresa dei locali: “Impossibile lavorare con questa ansia, non siamo agenti”
26 Maggio 2020 12:27
“Abbiamo paura a lavorare, si vive nell’ansia continua. Siamo commercianti o agenti di polizia?”. Comincia così lo sfogo di Vincenzo Licari, titolare dell’Enoteca del Corso in centro storico, che ammette di aver persino pensato di non rialzare la serranda in protesta contro il “clima di terrore nei confronti dei pubblici esercizi”. L’imprenditore spiega che “ormai bisogna controllare i clienti in ogni secondo: è una questione di centimetri, il metro di distanza si accorcia per un brindisi o un abbraccio fra fidanzati, e il locale viene incriminato dall’opinione pubblica. Se cinque o sei persone si fermano davanti all’ingresso dell’enoteca per decidere se entrare o meno – prosegue Licari – una pattuglia potrebbe pensare che si tratti di un assembramento. Oppure un cittadino armato di telefonino potrebbe registrare un filmato e diffonderlo sui social per incolpare la mia attività. Al posto dei camerieri, forse – provoca Licari -, servirebbero delle sentinelle nei dehors”. C’è poi un altro problema: “Molti adolescenti si muovono in gruppo, senza mascherine. Sono maleducati e incontenibili”.
La ripresa, insomma, è stata turbolenta. “Avrei voluto ricominciare a lavorare in maniera serena – dice Licari – ma ad oggi, purtroppo, succede esattamente il contrario. La gente ha una percezione sbagliata verso i pubblici esercizi. Non possiamo essere noi titolari a vigilare sul rispetto delle regole come forze dell’ordine. Non siamo preparati a farlo”.
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