Antonino d’oro alla città. Il vescovo: “Ripartiamo da qui”. Il sindaco: “Emblema di speranza e incoraggiamento”. LE FOTO

04 Luglio 2020 04:00

Si è conclusa, nella basilica di Sant’Antonino, la solenne celebrazione del santo patrono di Piacenza. Una cerimonia moto diversa dal passato, caratterizzata dalle ovvie e stringenti regole anticontagio, ma particolarmente sentita ed emozionante. Piacenza, reduce dal periodo più nero dal Dopoguerra ad oggi, si ritrova simbolicamente in uno dei momenti più attesi dai piacentini e celebra il 4 luglio con un Antonino d’oro quest’anno assegnato proprio alla città e alla provincia per quanto vissuto e affrontato in questi mesi.

“Abbiamo sperimentato e condiviso tanta sofferenza in questo lungo tempo di pandemia – ha detto il vescovo Gianni Ambrosio -. Ma abbiamo anche visto tanta dedizione, tanta abnegazione, tanto spirito di servizio da parte di molti, vorrei dire da parte di tutti, chi per un motivo e chi per l’altro. Giovani e anziani, professionisti e volontari, amministratori e forze dell’ordine, nonni e genitori, allievi e studenti: tutti hanno dato il loro prezioso contributo per favorire il bene della vita di ciascuno e della collettività. Partiamo da qui, da questo bene seminato a spaglio, come si usava un tempo, quando i semi erano lanciati a piccole manciate nel terreno, aprendo la mano con il gesto ampio del braccio”.

“Poter rappresentare oggi la città e la provincia di Piacenza è un onore ancora maggiore di quello che quotidianamente provo”.

Sono le parole del sindaco e presidente della Provincia di Piacenza, Patrizia Barbieri nel corso del suo intervento in occasione delle celebrazioni del santo patrono di oggi, sabato 4 luglio.

“L’Antonino d’oro che ho accolto nelle mie mani a nome e per conto dell’intera comunità piacentina è da sempre simbolo, nella tradizione e nella storia del nostro territorio, dell’identità e dei princìpi in cui la comunità crede e si riconosce, ma diventa nelle circostanze attuali tristemente note l’emblema di un incoraggiamento di speranza, di un’esortazione a non arrenderci, di quell’abbraccio carico di affetto, conforto e speranza al quale possiamo abbandonarci con fiducia e profonda gratitudine.

Accanto a me, a ricevere questa onorificenza ci sono idealmente tutte le persone che hanno incontrato e affrontato, a vario titolo, questo terribile virus, nel commosso ricordo di chi ne è uscito sconfitto e nell’abbraccio alle loro famiglie. C’è il valore della solidarietà, della resilienza, della dedizione e del sacrificio con cui abbiamo saputo farci forza affrontando la sofferenza dei mesi più bui. In tutto ciò proietta la propria luce l’Antonino d’oro, e di questo vorrei ringraziare con tutto il cuore i Canonici del Capitolo della basilica patronale, il nostro vescovo, monsignor Gianni Ambrosio e la Diocesi tutta.
Perché oggi ci viene consegnata non solo un’attestazione di stima e di orgoglio – che rende omaggio innanzitutto all’operato prezioso e infaticabile di chi è stato sempre in prima linea per tutelare la nostra salute e la nostra sicurezza – ma una responsabilità molto grande, che ciascuno di noi è chiamato a rispettare e onorare giorno dopo giorno. Ci viene affidato il dovere morale di coltivare, nell’impegno collettivo per la ripartenza, la consapevolezza delle cose essenziali e importanti, che sono emerse con evidenza ancor più grande nel momento della fragilità e del nostro essere vulnerabili di fronte alla malattia, al dolore, alla paura.

Oggi ci viene chiesto di ritrovare, nell’Antonino d’oro, quel senso di autentica solidarietà e vicinanza che non possiamo dimenticare né disperdere, perché è ciò che ci ha permesso, ad ogni passo di questo difficile cammino, di guardare oltre. Ed è lungo quello stesso percorso, a cominciare da questa ricorrenza speciale per il nostro territorio, che ci viene indicato di proseguire. Grazie a tutti i piacentini, cui questo riconoscimento più che mai appartiene”.

Gli eventi per la celebrazione del patrono sono iniziati ieri sera, proseguiranno per tutta la giornata di oggi e si concluderanno il 12 settembre.

L’OMELIA COMPLETA DEL VESCOVO

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