Puoi chiamarla estate o anche clima da Tennessee Williams
Arriva sempre quel momento della vacanza in cui, dopo partiamo partiamo e i chilometri il cibo il limoncello locale la chiesetta la città d’arte la grotta la caletta ma che bel sole ma che bel giallo ma che bel blu, ti ritrovi a metà pomeriggio in una camera d’albergo a guardare il ventilatore sul soffitto con la lucidità mentale di Willard.
Lo sappiamo, l’estate dei nostri figli non assomiglia a quella di Lucy Arman nel Chiantishire di Bertolucci, o a quella di Elio e Oliver nel cremonese di Guadagnino, al massimo si avvicina a quella dei ragazzetti di Sotto il sole di Riccione: in realtà ancora più probabile è che siano chiusi in macchina con te mentre stai cercando un distributore e un panino nelle tortuose provinciali del Cilento e improvvisamente sei Michael Douglas in quel film di Shumacher così lontano così vicino.
Personalmente il mio film estivo ideale é l’Avventura di Antonioni, dove vanno alle Eolie e Anna sparisce nei primi dieci minuti per non tornare mai più, che meraviglia, che sogno. Quando riuscirò ad alzarmi dal letto tornerò a sbandierare il mio grande amore per Un mercoledì da leoni, per ora anche Picnic at Hanging Rock va bene.
Ma nel fondo del mio cuore l’estate addosso come un vestito rosso vive solo nei drammoni del Sud girati tutti in technicolor, dove si alternano uomini buoni e canaglie a signorine perbene e sgualdrine in cerca di redenzione, e sono tutte scene madri, é tutto così urlato, in levare, ed é così sexy, e fa così caldo che ti sembra di impazzire.
L’estate é tornata e non solo chiede di te ma prende a calci la tua porta e Il drammone del Sud é il film perfetto: di solito è tratto da Tennessee Williams, William Faulkner, Harper Lee (ve lo ricordate che caldo fa ne Il buio oltre la siepe?), ha tutte le facce più belle dell’epoca, Nathalie Wood, Robert Redford, Paul Newman, Elisabeth Taylor, Gregory Peck, Marlon Brando, Vivien Leigh, Anna Magnani, ha tutti i registi migliori dell’epoca, Elia Kazan, Martin Ritt, Richard Brooks, Joseph L. Mankievicz, e una serie di personaggi pazzeschi, attori falliti, carcerati, prostitute, ragazze internate in manicomio, omosessuali, e tutto negli anni del codice Hays, che meraviglia, che sogno, a ripensarci adesso non sembra neanche vero.
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