Venezia: Luchetti, ritratto di famiglia in un inferno
02 Settembre 2020 18:24
(ANSA) – ROMA, 02 SET – Le conseguenze dolorose della fine di un amore, la devastazione che lascia quando l’ostinazione di restare insieme, di restare comunque una famiglia, producono tormento, ipocrisia, tossicità, sono i Lacci del film di Daniele Luchetti, tratto dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone (Einaudi), che apre questa sera Venezia 77 ed eccezionalmente è proiettato in contemporanea con la Sala Grande del Palazzo del cinema in 100 sale, mentre l’uscita ufficiale per la produzione Beppe Caschetto-Rai Cinema è il 1 ottobre con 01. Un film fuori concorso, un’apertura di festival italiana dopo 11 anni, un ritratto di famiglia in un inferno. La storia comincia all’inizio degli anni ’80, Aldo (Luigi Lo Cascio) un conduttore radiofonico alla Rai, con velleità intellettuali, fa il pendolare con Roma mentre a casa a Napoli c’è Vanda (Alba Rohrwacher, assente per un imprevisto al Lido) insegnante precaria e due figli da crescere Sandro e Anna. Quando Aldo si innamora di una collega, Lidia (Linda Caridi), la moglie lo caccia via pensando di farlo riflettere su quello che sta facendo alla loro famiglia, invece Aldo va via sul serio e da quel momento tutto precipita, tra ricatti, tentativi di suicidio, figli spaventati, udienze. Vanda fa di tutto per riaverlo, scenate comprese. Lui, diviso a metà, torna ma i cocci restano cocci e quando la coppia 30 anni dopo è ancora insieme (Silvio Orlando e Laura Morante) si capisce che il silenzio è diventato il loro linguaggio, mentre i figli sono cresciuti (Adriano Giannini e Giovanna Mezzogiorno) nella precarietà sentimentale e nel rancore. La famiglia è al centro di Lacci, il nostro archetipo per eccellenza, “quello che ci rappresenta come italiani e ci aiuta a raccontarci. Questa volta – dice Luchetti – mi interessava affrontare i legami tra le persone, i danni che fa l’amore quando se ne va e cosa accade quando si rimane insieme per masochismo, per lealtà, per sadismo, per abitudine”. Luigi Lo Cascio, per una volta in un ruolo negativo, del suo Aldo “che compie una serie di disastri” dice che è “cinico, egoista, pretende che tutti capiscano il suo desiderio di libertà”. (ANSA).
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