L’Easy Rider (a lieto fine) di Tiziano Cantatore in un romanzo

Tiziano Cantatore è un motociclista, di quelli che organizzano viaggi in tutto il mondo. E’ un biker on-the-road di quelli veri, che l’America coast to coast in Harley-Davidson l’hanno percorsa, più e più volte, con una chitarra sulle spalle. Tiziano Cantatore è anche un musicista. Uno che, con la musica e le due ruote, ha realizzato il suo “Easy Rider”, incarnando il desiderio di libertà di Peter Fonda e Dennis Hopper nel celebre cult cinematografico, stavolta a lieto fine.

Tiziano, che dirige la rivista “Mototurismo” ed è anche autore, ora racconta le sue passioni in un romanzo che, tra le righe, sembra attingere alle sue esperienze. S’intitola “Aerosol & Canzoni. Finché c’è musica mi tengo su” (Clavilux, 84 pp, 10 euro) ed è, come precisa lui stesso, “il romanzo di una vita e la sua colonna sonora”. Una lettura di cui voglio parlare perché è una “storia musicale” che, in un baleno, conduce dove batte il cuore dell’autore: sul pentagramma country, rock e folk della vita. Che, molto spesso, è tutta blues.

Cantatore, anche il viaggio di un romanzo ha un inizio. Dove e quando?

Da ragazzo, giovanissimo, ho iniziato a suonare. Dalla fine degli anni Sessanta, il mio scopo primario era quello: suonare in un gruppo. Nei Settanta, la mia determinazione mi ha portato ad entrare nel mondo musicale ufficiale, quello vero delle case discografiche. Prima come autore – ma sono scappato, non riuscivo a scrivere a comando – poi come artista e cantautore, registrando due album. In quegli anni, incidere dischi non era come oggi: i competitor erano i nomi storici della canzone d’autore, quindi dovevi comunque accettare il ruolo di comprimario. Vivere di musica voleva dire vendere molti dischi e strappare un contratto con cifre importanti. Altrimenti dovevi cercarti anche un altro lavoro, cosa che ho dovuto fare io. Prima in una grossa casa editrice, poi fondando una mia rivista che abbracciava il mondo dei viaggi e delle moto: le altre mie due passioni. Una quindicina di anni fa, ho fatto pace con l’universo musicale, non dovendone più dipendere, e ho ripreso a comporre, cantare e suonare ed anche pubblicare dischi. Non so se questo si può intendere come lieto fine, ma sicuramente sono in pace con me stesso, facendo cose che mi piace fare.

Come musicista, quali sono i tuoi riferimenti? Sono gli stessi di sempre o sei curioso  rispetto alle novità?

Avendo vissuto in prima linea i favolosi anni Settanta musicali, è evidente che i miei riferimenti guardino in quella direzione e siccome molti artisti e songwriter di quell’epoca sono ancora in piena attività, continuo a seguirli. Ma sono sempre attento alle novità e ascolto tutto ciò che non odora esclusivamente di prodotto di marketing.

Scegli tre esperienze di viaggio, di musica e di vita.

Bé, le esperienze di viaggio che mi hanno profondamente influenzato sono stati i viaggi negli Stati Uniti. Ho visitato numerosi Stati, più e più volte, cercando quell’immaginario che, fin da ragazzo, mi aveva catturato. Strade insolite, meno battute, cercando anche lì i riferimenti musicali che ispiravano i miei songwriter preferiti.  E le esperienze di viaggio più edificanti le ho trovate negli incontri, nelle persone. Certo la scenografia in America fa il suo effetto, ma la gente fa la differenza. La cultura dei Nativi americani, per esempio, mi ha offerto la chiave per capire maggiormente la realtà di un Paese così complesso come l’America. Da lì parte il mio desiderio di tradurre anche in italiano alcune canzoni dei miei eroi musicali: John Prine su tutti.

In questo libro, anche se indirettamente, emerge un desiderio di raccontarti a livello personale. Qui, oltre alle note, c’è il “rapporto” con la parola.

In realtà non volevo parlare di me. Ma ho approfittato del protagonista del romanzo per confondere la fantasia e la realtà. Nella storia del romanzo puoi trovare la vita di altre persone e naturalmente, è inevitabile, anche la mia. Il rapporto tra musica e parole è fondamentale. Le canzoni non sono solo i motivetti di moda che durano una stagione. Ci sono canzoni, e dunque anche parole, che fanno parte della tua esistenza. Ti guidano, ti fanno riflettere, ti impongono stili di vita e di pensiero, durano per sempre. Per questo non c’è differenza tra canzoni di ieri, di oggi e neanche quelle che verranno domani.
La parola con il supporto della musica è potente. Sia personalmente, sia nella società.
Il Nobel a Dylan dice qualcosa, no?

In questa fase di ripresa, con molti Paesi ancora a rischio, quali progetti hai in mente – viaggi, concerti, presentazioni del romanzo?

Viaggiare è indispensabile. Apre la mente, migliora noi stessi. Sempre che si viaggi responsabili e ad occhi aperti. Il momento ha impedito, come a tutti, molti miei progetti di viaggio. Cerco di crescere seguendo gli spostamenti di chi, pure in emergenza, riesce ancora muoversi. Tramite la mia rivista “Mototurismo”, incoraggio le persone a compiere viaggi di qualità, magari brevi, anche in Italia per cercare lo splendore nascosto delle “piccole cose”. Spero ancora che questa emergenza serva a qualcosa, ci aiuti a riconosce certi valori che la fretta e la disattenzione non ci hanno permesso di apprezzare. Con la musica vorrei riprendere a fare nuovi concerti, dove presentare anche il mio libro. Così che musica e parole possano trovare il mio rinnovato abbraccio.

 

 

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