Referendum, a Piacenza vince il Sì con il 72,23%. Domani spoglio amministrative a Ferriere
21 Settembre 2020 15:03
Si sono chiuse alle 15 di oggi, lunedì 21 settembre, le urne per il referendum sulla riduzione del numero di parlamentari e per la elezione del sindaco di Ferriere. Gli italiani sono stati chiamati a rispondere Si o No al quesito «Approvate il testo della legge costituzionale concernente ”Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n.240 del 12 ottobre 2019?».
Nel Piacentino si è recato alle urne un cittadino su due, per una affluenza definitiva alle 15 di oggi del 50,49%. Spicca l’oltre 80% di Ferriere, dove invece la percentuale di votanti per le sole amministrative per la scelta del successore del sindaco Giovanni Malchiodi, è stata del 51,93%. Un divario dovuto alla differenza di aventi diritto al voto: 1584 per l’elezione del primo cittadino, 1026 per il referendum. La percentuale più bassa di affluenza a Ottone, dove ha votato il 39% di votanti, mentre nella città capoluogo si è recato alle urne il 50,39%.
Per il referendum non è previsto alcun quorum: il risultato è valido qualunque sia il numero dei votanti. Secondo i dati nazionali che arrivano dallo spoglio del referendum(ancora in corso) emerge una netta maggioranza di Sì, attestata attorno al 69%. Nel Piacentino, dove lo spoglio è giunto al termine, la percentuale di voti favorevoli alla riduzione del numero di parlamentari è del 72,23%.
“Un risultato scontato e prevedibile” spiega il deputato Tommaso Foti di Fratelli d’Italia, secondo il quale “sarebbe stato meglio dare a questa riforma un contenuto non soltanto con il taglio dei parlamentari ma più ampio, di funzionalità delle due Camere che invece rimangono con le stesse funzioni”.
Preoccupazione anche per il senatore della Lega Pietro Pisani, secondo il quale i parlamentari – chiamati non solo a legiferare ma anche a rappresentare il territorio, ora si trovano in una condizione particolare: “Come potranno rappresentare al meglio il territorio che li ha eletti essendo ridotti di numero, e potranno ancora parlare a nome di quel popolo che li ha delegittimati? Questioni – conclude Pisani – che incideranno sul lavoro del parlamentare”.
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