Ospedale di Fiorenzuola, mercoledì catena umana per dire no alla chiusura
26 Agosto 2013 08:19
Chiusura del nucleo antico dell’ospedale di Fiorenzuola (giudicato a rischio in caso di sisma): giovedì alle 14.30 l’Ausl ripresenterà il piano di ristrutturazione ai sindaci del Comitato di distretto.
Per questo il comitato cittadino “No alla chiusura dell’ospedale” si è riunito ieri, al fine di programmare iniziative di mobilitazione scendendo nuovamente in piazza, come era accaduto il 1° agosto: mercoledì sera – alla vigilia della riunione del Distretto – appuntamento alle 20.30 davanti all’ospedale, il Comitato cittadino ha battezzato la manifestazione “Catena umana”.
Gli obiettivi, in sintesi, sono tre: mantenere tutti i reparti e i posti letto (ostetricia, pediatria, chirurgia, ortopedia, otorino) a Fiorenzuola; effettuare una controperizia per fare chiarezza sulle reali condizioni della struttura ospedaliera; ripensare e pianificare il futuro dell’ospedale, come eccellenza, e come tassello che si integra con la rete sanitaria provinciale.
Tommaso Foti, Massimiliano Morganti, Alberto Bazzani e Enrico Croci, esponenti di Fratelli d’Italia, hanno inviato una lettera al direttore, nella quale evidenziano come “la vicenda relativa alle condizioni statiche e alla conformità alla normativa antisismica della struttura che ospita la cosiddetta “parte vecchia” dell’ospedale di Fiorenzuola d’Arda, ha determinato, esclusivamente per le modalità operative seguite dall’Asl, un’evidente e grave frattura tra l’Azienda e i cittadini della Val d’Arda, gli operatori impegnati nella struttura ospedaliera di Fiorenzuola e i rappresentanti delle istituzioni locali.” I rappresentanti di Fratelli d’Italia propongono quindi a Bianchi “di prendere atto che – su di un punto – si registra piena convergenza tra quanto sostenuto dai professionisti incaricati dall’Asl di redigere la perizia e i tecnici che hanno rassegnato una memoria critica al riguardo: l’esiguo numero di prove effettuate, che non permette di pervenire a conclusioni tecniche univoche”. Foti, Morganti, Bazzani e Croci chiedono perciò a Bianchi “di disporre una perizia tecnica integrativa, avvalendosi dei tecnici a suo tempo incaricati, prevedendo un numero di prove che non lasci dubbio alcuno in ordine alle conclusioni tecniche cui si perverrà”.
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