La “Signora di Klimt” è tornata a casa. Ferrari: “Si avvera l’immaginazione”

28 Novembre 2020 16:00

Il giorno tanto atteso, da oltre vent’anni, è arrivato. Il “Ritratto di signora” di Gustav Klimt – involontario protagonista di una intricata e misteriosa storia di trafugamento e ricomparsa, trame e supposizioni, doppio dipinto e finto furto – è ritornata oggi, 28 novembre, nella sua galleria d’arte moderna Ricci Oddi. Un evento atteso sia per il valore intrinseco dell’opera, sia per l’intrigo che l’ha accompagnata dal 1997 ad oggi. La riesposizione nel Salone d’Onore della Galleria, realizzata con un progetto ad hoc necessario ad ospitare una teca di sicurezza, è stata svelata nel corso di una presentazione virtuale “a distanza”, in diretta streaming, nel rispetto delle norme anti-Covid.

“Siamo contenti di poter condividere, anche se a distanza, questo importante momento – spiega Massimo Ferrari, presidente della Ricci Oddi – darei un titolo a questa giornata: “avverare l’immaginazione”. Il primo termine significa concretezza di azione che si rivolge al vero, il secondo prefigura lo stato futuro a partire da un’idea e un immagine. In questo momento così difficile per tutti, oggi è una giornata è un simbolo di speranza. Il 15 ottobre – ricorda Ferrari eravamo nello stesso salone d’onore vuoto e riportato alla sua costruzione originaria che abbiamo scelto per collocare l’opera. Perchè è un ‘aula affacciata sulla città, un luogo di incontro”. Ferrari ha voluto ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a realizzare il progetto Klimt, a partire da Stefano Fugazza, il compianto direttore della Galleria.

 

All’evento streaming introdotto dal Presidente della Galleria Massimo Ferrari sono intervenuti il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli, Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini, l’Assessore alla Cultura e paesaggio Regione Emilia Romagna Mauro Felicori, l’Assessore alla Cultura, Turismo, Istruzione ed Europa del Comune di Piacenza Jonathan Papamarenghi e le curatrici del “Progetto Klimt” Elena Pontiggia e Gabriella Belli.

La vicenda del Klimt è stata anche il tema della puntata di ieri sera della trasmissione di Telelibertà “Nel Mirino”, e da oggi in edicola con Libertà è disponibile il libro “Giallo Klimt” del capocronista di Libertà Giorgio Lambri.

Il rientro dell’opera rappresenta l’avvio ufficiale del  “Progetto Klimt”  un programma scientifico biennale, promosso e ideato dal Consiglio di Amministrazione della Galleria. Quattro tappe consequenziali che partono dal ritrovamento e la riesposizione del dipinto per affrontare il rapporto tra Klimt e gli artisti presenti in Galleria, fino al legame e alle influenze tra il pittore austriaco e l’Italia arrivando nell’ultima tappa “Klimt Intimo” all’approfondimento della stagione finale dell’artista.

Ritratto di Signora non è attualmente visibile al pubblico in ottemperanza alle disposizioni nazionali per la prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. La Galleria, infatti, riaprirà le sue porte, nella prima data possibile, sulle base di nuove indicazioni a livello nazionale.

LA STORIA DEL DIPINTO

Ritratto di Signora è un’opera ricca di misteri: oltre ad essere rimasta lontana dalla Galleria per più di vent’anni dal 1997 al 2019, è stata ritrovata lo scorso dicembre in un’intercapedine della Pinacoteca; il dipinto inoltre cela al di sotto del ritratto visibile un secondo dipinto dello stesso Klimt. Nel 1996, grazie a una felice intuizione di una studentessa di scuola superiore, Claudia Maga – un’intuizione poi confermata dalle analisi scientifiche grazie alla determinazione dell’allora Direttore della Galleria Stefano Fugazza – si è scoperto che sotto la superficie della pittura si nascondeva un altro ritratto – influenzato dalla ritrattistica impressionista e postimpressionista – che si credeva perduto.

Intitolata Backfisch (“ragazzetta”, nel tedesco colloquiale), l’opera era stata esposta alla Grosse Kunstausstellung di Dresda del 1912 e pubblicata una sola volta, non nel catalogo della mostra, ma più tardi, nel maggio 1918 in una rivista d’arte austriaca. Come nei ritratti di Renoir o di Lautrec, la Ragazzetta era disegnata con precisione nel suo abbigliamento, dal largo cappello ovale al boa di piume avvolto intorno al collo, allo scialle. Quando tra il 1916 e il 1917 Klimt ritocca il quadro, elimina tutti quei particolari. La giovane vestita alla moda del 1912 si trasforma in una figura meno realistica: cappello e capigliatura lasciano posto a un’unica forma ovoidale, mentre la consistenza dei vestiti si scioglie, con veemenza espressionista, in un insieme di pennellate quasi informali.

ECCE HOMO

Quello del Klimt non è l’unico evento culturale importante che avviene a Piacenza. L’Ecce Homo di Antonello da Messina è stato esposto dalle 16.30 di oggi nel Salone dei Depositanti di Palazzo Galli, nonostante l’entrata in vigore nelle ultime ore del Dpcm che impedisce mostre e visite nei musei. Sono inoltre previsti eventi collaterali (TUTTO IL PROGRAMMA) tra cui un concerto dell’Orchestra sinfonica di Piacenza in Santa Maria di Campagna.
E’ la terza volta che l’opera esce dall’Alberoni: la prima avvenne nel 1902 quando venne esposta nella chiesa di San Vincenzo, e la seconda quasi un secolo fa, nel 1926, a Palazzo Gotico.

 

© Copyright 2024 Editoriale Libertà