Nuova Pilotta di Parma, una rinascita che parla al presente

04 Gennaio 2021 14:38

(ANSA) – PARMA, 04 GEN – “Se vogliamo che i musei siano strumenti adatti al tempo in cui viviamo, la nostra missione deve essere la comprensione del passato, non l’esaltazione. Noi non dobbiamo addobbare stanze, ma rendere accessibile il nostro patrimonio per permettere di capire cosa recuperare e cosa rifiutare: i valori vanno continuamente rinegoziati”. Sta realizzando l’obiettivo di creare un museo finalmente contemporaneo e in linea con gli standard internazionali Simone Verde, direttore della Nuova Pilotta di Parma, splendido complesso monumentale di oltre 40mila metri quadrati, da molti mesi oggetto di una completa riqualificazione. Un’impresa di certo non semplice, che riguarda la risistemazione degli spazi ma anche la rivoluzione dal punto di vista scientifico di un luogo che Verde, intervistato dall’ANSA, non esita a definire “incredibile, unico al mondo, elaborato agli inizi del 1500. E’ come un fossile degli inizi della museologia”. Insediatosi nel 2017, il direttore ha messo mano a un’istituzione mastodontica, non del tutto valorizzata, in cui finalmente grazie a un provvedimento del Mibact del 2016 è stato possibile riunire le tante realtà di grande prestigio che ruotano attorno a Palazzo della Pilotta, rimaste separate troppo a lungo: lo spettacolare Teatro Farnese, ultimato nel 1619 e inaugurato nel 1628, la Galleria Nazionale di Parma, che ospita la prestigiosa collezione d’arte dei Farnese creata a partire dal Rinascimento (tra i capolavori anche la Scapiliata di Leonardo da Vinci), il Museo Archeologico Nazionale di Parma, istituito nel 1760, la Biblioteca Palatina, realizzata nel 1761, il Museo Bodoniano, il più antico museo della stampa in Italia, inaugurato nel 1963. “Abbiamo intrapreso un’opera di risanamento e riqualificazione, che ha significato anche riconcepire l’istituzione dal punto di vista museologico”, spiega. “Valorizzazione e tutela del resto devono andare assieme: stiamo realizzando un progetto di rigenerazione scientifica e intellettuale costato 5 milioni di euro, forse anche di più, tutti fondi pubblici, a cui si uniscono altre sponsorizzazioni private”. I lavori sono ancora in corso e non si sono mai fermati neppure durante il lockdown. (ANSA).

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