Il vero rock a Sanremo lo portarono gli ospiti

La vittoria dei Maneskin a Sanremo ha acceso, negli ultimi giorni, tanti commenti sui social. Chi ha sottolineato che il rock, finalmente, è approdato all’Ariston (se così fosse, ci avrebbe messo un bel po’ di anni) e chi invece ha rilevato il deja-vu (lo è, ma i voti totali hanno premiato il gruppo e allora è giusto così).
Comunque la pensiate, dato che l’eco del festival è ancora nelle orecchie, mi sono ricordata di alcune rockstar ospiti a Sanremo, unico motivo a tenere noi rockettari fermi davanti al televisore – solo il tempo necessario, s’intende.

Partiamo da Peter Gabriel. L’ex Genesis, come dimenticarlo, portò a Sanremo nel 1983 il suo singolo “Shock the monkey”, che eseguì truccato da scimmia volando, a un certo punto, sulla testa degli spettatori aggrappato a una liana.
Difficilmente quel “colpo di teatro” fu replicato all’Ariston. Tuttavia ci sono stati altri grandi artisti su quel palco.

A me piace ricordare soprattutto Bruce Springsteen con “The ghost of Tom Joad”, nel 1996: un momento di pura poesia. Il Boss chiese, e ottenne, che venisse tradotto il testo nei sottotitoli in italiano, per farlo comprendere bene.


Un’altra data che non devo sforzarmi di ricordare è quella dell’edizione 1997 quando, residente a Londra, mi preoccupavo di avere la linea del “cable” (in quei giorni, in Inghilterra era l’ultima moda in fatto di tv) per seguire David Bowie e la sua “Little wonder”. Bowie, dopo la sua esibizione, si ritirò a Cap Ferrat per qualche giorno di vacanza con i suoi musicisti e con la moglie Iman, con una scia di giornalisti e fan al seguito, che cercarono in tutti i modi di incrociarlo.
L’anno dopo arrivarono, scusate se è poco, Jimmy Page e Robert Plant. Ai Led Zeppelin, io ho sempre preferito gli Who, ma capisco la portata dell’evento. Spaziando a casaccio: il 1990 fu l’anno di un certo Ray Charles, Elton John ci presentò nel 1994 il fenomenale Ru Paul.

Il decennio precedente fu ancora più rilevante: nel 1981 i Dire Straits si esibirono addirittura in due serate, sulla scia del grande successo dell’album “Making Movies”. Il 1984 fu l’anno dei Queen – anche se “Radio Gaga” è uno dei loro brani meno interessanti, a mio avviso.


Il 1987 fu l’anno più godurioso, considerando il Palarock di Carlo Massarini. Arrivano gli Smiths, il colosso Paul McCartney e il suo amico George Harrison, oltre all’immenso Paul Simon, che presentò i brani di “Graceland” con una schiera di musicisti africani. Si potrebbe continuare a lungo, ma ora la smetto perché altrimenti piango dalla nostalgia.

 

© Copyright 2024 Editoriale Libertà