Scegliere il vino senza essere esperti
Di Giorgio Lambri 19 Aprile 2021 04:30
Poi arriva il momento in cui ti invitano a cena e butti lì da incosciente “okay, al vino ci penso io”. Salvo non sapere cosa mangerete e quindi di fatto brancolare nel buio. Per questa specifica ed “estrema” eventualità la soluzione più saggia è un Metodo Classico: le bollicine sono come i blue jeans, stanno bene con tutto e non passano mai di moda. Se poi si scopre che in tavola c’è lo stracotto d’asina o i bolliti misti, potrete sempre dire che lo spumante è per gli aperitivi.
Scherzi a parte. La scelta del vino è un momento fortemente rivelatore (uno dei tanti!) dell’indole umana. Provate ad osservare l’acquirente dubbioso al supermercato, io l’ho fatto: nove volte su dieci toglie dallo scaffale una bottiglia costosa, la osserva, finge di leggere l’etichetta e poi la ripone. Quindi fa lo stesso con un vino di fascia bassa (parlo del prezzo ovviamente). Il ragionamento è basico: questa costa troppo, questa troppo poco quindi è scadente. E alla fine compra la via di mezzo, convinto di aver fatto l’affare, ma non avendone alcuna certezza. Perché il rapporto qualità-prezzo nel vino è materia evoluta, dunque la prima cosa di cui “dotarsi” sarebbe un amico che lavori in un’enoteca o in un ristorante, un vignaiolo, un sommelier, insomma un vero esperto con il quale instaurare un rapporto fiduciario, per ottenere la dritta giusta in ogni occasione: la cenetta romantica, l’invito con la moglie a casa di amici, il pranzo di Natale e la “magnata” a casa di un compagno di squadra del calcetto.
Il vino non si acquista però solo per abbinarlo a un cibo predefinito, anzi, può essere interessante fare l’esatto contrario: prendere una bottiglia dallo scaffale per mera curiosità e poi riflettere sulla preparazione a cui sposarla. Avendo presente alcuni cardini fondamentali, che per la persona curiosa sono quasi spontanei, ma per altri (magari abbacinati dalla bella etichetta) assolutamente no.
Due terzi di quello che c’è da sapere sul vino sta sulla retro-etichetta. E quel che manca oggi avete comunque la fortuna di trovarlo con un uso basico di Google. Ci sono tante cose da considerare per fare una scelta più o meno consapevole: categoria del prodotto, denominazione (Dop, Doc, Docg), provenienza, quantità di vino contenuta nella bottiglia, grado alcolico effettivo, indicazione sull’imbottigliatore, indicazione del lotto ma anche di solfiti ed eventuali allergeni aggiunti. Senza contare altre indicazioni facoltative ma di grande utilità per il consumatore come: nome del produttore, metodo di produzione (invecchiamento), varietà d’uva utilizzata.
Per quanto riguarda l’abbinamento vino-cibo, la regola più importante da tenere presente è che quello che berrete dovrà esaltare il sapore dei cibi, mai coprirne le caratteristiche. E viceversa. Per capire meglio: un piatto complesso e con forti sapori chiama un vino altrettanto intenso, magari corposo e invecchiato. Mentre una preparazione leggera, dal sapore delicato, trova un più adeguato accoppiamento con un vino giovane e fresco.
Se amate viaggiare un’indicazione fondamentale è quella di assaggiare vini territoriali: un bel Pigato a Santa Margherita Ligure, un Aglianico a Matera, un Amarone a Verona, un Primitivo a Bari, una Falanghina sulla Costiera Amalfitana, un Teroldego sulle Dolomiti. Il vino del terroir è quasi sempre un naturale compendio del luogo, scoprirlo può costituire un’esperienza altrettanto emozionante che visitarne musei e bellezze paesaggistiche.
E veniamo alla più ardua delle scelte enologiche, quella che si consuma al ristorante. Partiamo con il dire che in un locale, statisticamente, la bottiglia più bevuta è la seconda più economica della carta.
Io lo so, voi lo sapete, i ristoratori lo sanno. Quindi, anche qui, fidatevi dei consigli del sommelier o del cameriere, non avendo vergogna di chiedere il prezzo.
Poi c’è qualche mia personale “postilla”. Con poche eccezioni – nei locali di cui conosco bene la cantina – evito sistematicamente il vino della casa. O comunque prima voglio assaggiarlo. Non di rado, laddove l’offerta è convincente, scelgo invece il vino al bicchiere, un’opzione che consente una più versatile opportunità di abbinamento.
In definitiva questi pochi consigli servono a evitare nella scelta del vino di giocare al tiro con l’arco bendati: mirate al centro del bersaglio, se poi colpirete lì attorno sarà comunque un buon risultato. Bere bene non è difficile, anche senza svenarsi. Prosit!
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