Trebbia e Aveto ancora marroni. “Se ci sarà un danno turistico qualcuno pagherà”

27 Maggio 2021 12:11

Acqua torbida anche oggi, fanghiglia sul fondale come ieri. Non è cambiata la situazione di Aveto e Trebbia dopo lo svuotamento della diga di Boschi iniziato martedì 25  maggio nel pomeriggio.

Una situazione ritenuta “nel rispetto dei parametri ambientali” da Enel che gestisce l’impianto elettrico e i lavori di ripristino delle paratie dell’invaso, e invece considerata dannosa per ambiente e turismo da pescatori, sindaci, associazioni ambientaliste.

“Ci sono due dita di melma sul fondale e chissà quanto tempo ci vorrà perché vada via” raccontano gli amanti della pesca. “Dieci anni di cura e attenzione buttati al vento”, dice Donato Andena di Fipsas, ripercorrendo i ripopolamenti di trote fatti a spese dei pescatori.
La speranza ora è in un effetto temporaneo, ma Legambiente ne dubita e i sindaci sono ancora più perplessi, soprattutto perché “lo avevamo detto, e ci dispiace aver ragione, le foto che sono circolate sono inequivocabili”, dicono all’unisono i sindaci di Bobbio, Roberto Pasquali, e Cortebrugnatella, Mauro Guarnieri.

“Se ci sarà un danno turistico qualcuno dovrà pure pagare – spiega Pasquali -. Avevamo chiesto il rinvio di un anno, considerato che questo è stato già l’anno del Covid e del crollo di ponte Lenzino. Invece ci troviamo ancora una volta a subire una situazione su cui avevamo espresso forti perplessità. Ci dissero di non preoccuparci, e questo è il risultato, sotto gli occhi di tutti”.

“Questa valle è già in ginocchio – aggiunge Guarnieri – e ora si trova a fare i conti con un fiume marrone, e il fango si deposita, non si sciacqua via. Intacca il nostro fiume limpidissimo”.

Le associazioni ambientaliste, che avevano protestato a Marsaglia chiedendo il rinvio dello svuotamento, sono pronte a rivolgersi alle autorità competenti e all’Unione europea: “Enel Green Power aveva garantito che il Trebbia e l’Aveto non sarebbero diventati marroni. Aveva detto che l’intorbidamento sarebbe stato limitato e gestibile, ma non mi sembra sia andata così – spiega Fabrizio Binelli di Legambiente -. Ci sentiamo presi in giro”.

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