CRV – Prima commissione – Enti locali: illustrato studio su Unioni e Fusioni dei Comuni del Veneto
16 Giugno 2021 14:10
La Prima commissione permanente del Consiglio regionale del Veneto presieduta da Luciano Sandonà (Zaia Presidente), Vicepresidente Vanessa Camani (Partito Democratico), ha sentito oggi in audizione, introdotto dall’Assessore regionale Francesco Calzavara, il rappresentante della società Poleis, Giuseppe Rovatti, che ha illustrato uno studio conoscitivo sulla dimensione territoriale ottimale dei fenomeni di unione e fusione dei Comuni del Veneto, studio che si pone in maniera prodromica rispetto al progetto di riordino territoriale che dovrebbe essere proposto all’attenzione del Consiglio nei prossimi mesi. Il riordino territoriale dovrà tenere conto, come annunciato dall’Assessore Calzavara, delle novità dell’ultimo periodo, in particolare del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, della ricerca dell’equilibrio tra identità ed efficienza amministrativa, nonché della rivisitazione del ruolo delle province dopo la riforma Delrio.
Il corposo e complesso report si concentra particolarmente sull’analisi di alcune Unioni di Comuni, Unioni Montane e Fusioni di Comuni del Veneto, rappresentative dal punto di vista della dimensione territoriale e della popolazione, della realtà istituzionale presa in considerazione nel documento. Tra gli elementi evidenziati sul tema delle Unioni comunali, quello della progressiva riduzione del numero di enti che ne fanno parte; emerge inoltre che le Unioni di grandi dimensioni sono quelle che mostrano maggiore capacità di spesa, che erogano servizi di adeguati livelli di efficacia ed efficenza e che hanno ulteriori margini di crescita: ciò non significa che le Unioni di maggiori dimensioni siano necessariamente più performanti rispetto alle piccole, e tuttavia le Unioni di minori dimensioni non sembrano offrire margini di ulteriori crescita. Le Unioni più piccole, peraltro, e in particolare quelle che hanno trasferito gran parte del personale o delle funzioni proprie, sono, di fatto, fusioni: i margini di crescita sono legati o all’ampliamento del territorio o alla formalizzazione della procedura di fusione, mentre le Unioni di medie dimensioni (che, di norma, hanno in gestione associata meno funzioni fondamentali e costi di personale in rapporto al numero di abitanti più bassi, rispetto ad esempio alle Unioni di dimensioni minori, che conferiscono in Unione più servizi, con costi più alti) hanno bisogno di crescere per garantire maggiore stabilità e qualità nell’erogazione dei servizi. Altri temi toccati nel corso dell’illustrazione, il ripensamento dei contributi alle Unioni, nonché il ruolo delle centrali uniche di committenza, di particolare importanza in fase di attuazione delle gare connesse al PNRR in ambito locale.
A proposito delle Unioni Montane, è stato evidenziato come il grado di strutturazione dei servizi sia molto diverso rispetto agli altri enti, e come ciò non sia dovuto alla dimensione territoriale o demografica, ma ha a che fare con ragioni storiche e in funzione del grado di sviluppo della precedente Comunità Montana. Inoltre, le Unioni Montane svolgono attività riconducibili alle funzioni tipiche della montagna: interventi finanziati dal Fondo speciale per la montagna, gestione del patrimonio forestale e del Piano di viabilità siulvo-pastorale, regolamentazione della raccolta funghi, assegnazione ed erogazione di contributi ai sentieri alpini, bivacchi e vie ferrate, funzioni amministrative per interventi per lo sviluppo dell’agricoltura di montagna. È possibile, per le Unioni Montane, sviluppare servizi di qualità ed efficienti, in grado di dare risposte ai bisogni delle comunità di riferimento; i trasferimenti regionali (analogamente a quelli nazionali) alle Unioni per le spese di funzionamento mostrano una crescita significativa nel 2010, ma dal 2017 al 2019 si assiste a una diminuzione, salvo una ripresa a partire dal 2020: l’entità dei trasferimenti verso le Unioni Montane diventa cruciale nel breve-medio periodo per favorirne lo sviluppo.Per quanto riguardo il tema delle Fusioni di Comuni, è emerso come nella maggior parte dei nuovi comuni, per effetto dei contributi conseguenti alla fusione, aumentano le entrate da trasferimenti e diminuiscono le entrate tributarie ed extra-tributarie, aspetto che deve essere valutato alla luce della natura temporanea dei contributi che hanno durata limitata nel tempo.
Successivamente, nel corso della seduta, è stata illustrata la Rendicontazione n. 33, contenente la Relazione 2020 dell’attività del Garante regionale dei diritti della persona Mirella Gallinaro, riconfermata nel 2018 dopo la conclusione del primo incarico triennale iniziato nel 2015, e quindi in scadenza di mandato. Alcuni dati: nel 2020, sono state 441, di cui 168 riguardanti il diritto di accesso, le istanze pervenute al Garante dei diritti della persona; per le attività relative alla tutela dei minori, sono state rivolte all’Ufficio 335 richieste di indicazione di persone disponibili ad essere nominati tutore (288 dal Tribunale dei minorenni e 47 dai Giudici tutelari dei Tribunali ordinari) e sono state fornite 53 consulenze alle tutele in atto; nell’ambito dell’attività di ascolto istituzionale, sono stati aperti 230 fascicoli che hanno interessato 200 minori, di cui 74 stranieri; per quanto riguarda i detenuti, nel 2018 i fascicoli aperti sono stati 105.
A tal proposito, la Commissione ha approvato a maggioranza il Progetto di legge n. 67, contenente disposizioni in materia di elezione del Garante, illustrato dal Presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti. In sintesi e in sostanza, la proposta legislativa prevede, nelle more del perfezionamento della procedura di sostituzione del Garante, l’emissione di un nuovo avviso pubblico sul BUR per la presentazione di ulteriori candidature, prevedendo contestualmente la proroga, per non oltre 45 giorni – secondo la disciplina generale in materia di durata, scadenza e proroga degli organi di nomina regionale – del Garante in carica. Il Pdl n. 67 può così essere inserito all’ordine del giorno dei lavori d’Aula: relatore, il Presidente Sandonà; correlatore, il Capogruppo del Partito Democratico Giacomo Possamai.
Infine, è stato illustrato dal primo firmatario, il Consigliere regionale di Fratelli d’Italia Joe Formaggio, il Progetto di legge statale n. 2 che apporta modifiche al computo dei votanti per la validità delle elezioni comunali ove sia stata ammessa e votata una sola lista. La proposta legislativa mira ad affrontare il caso di nullità delle elezioni comunali per mancanza di quorum di validità, con conseguente commissariamento dell’ente locale in attesa del successivo turno di elezioni, nel caso sia stata ammessa e votata una sola lista nei Comuni con una popolazione inferiore ai 15.000 abitanti, con una soluzione che tenga conto del caso nel quale vi sia un rilevante numero di elettori residenti all’estero ed iscritti all’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero – AIRE. Gli iscritti AIRE verrebbero così scomputati dal quorum, ma vi rientrerebbero se avessero votato o manifestato la volontà di esprimere il proprio voto nelle forme previste dalla norma, e ciò allo scopo di “attenuare” l’effetto dello scomputo AIRE. L’esame più approfondito del Pdls n. 2 proseguirà nel corso delle prossime sedute.
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