Musica e ripartenza: New York lo fa con Paul Simon e Bruce Springsteen
Paul Simon, questa volta con Bruce Springsteen al fianco, suonerà al Central Park di New York. E’ questo l’annuncio per il grande concerto della ripartenza della Big Apple, che ospiterà anche Jennifer Hudson. Il tutto è previsto per il mese di agosto – questo l’annuncio del sindaco Bill de Blasio, che in pochi secondi ha fatto il giro del mondo, approdando anche su questo blog.
Noi, sognamo. Certo. Memori non solo della grandezza di entrambi (pure la Hudson, in foto sotto, ci sta simpatica), ma con il cuore intriso di nostalgia per il famigerato The Concert in The Central Park che Paul Simon e Art Garfunkel tennero nel settembre del 1981.
Quello fu un momento di svolta, a suo modo, con l’arrivo degli anni Ottanta e, soprattutto, con il dolore per l’omicidio di John Lennon appena dietro le spalle. Paul Simon gli dedicò, suonandola in anteprima dal vivo, “The Late Great Johnny Ace” e vi consiglio di andarvela a riascoltare, anche se l’arrivo di un tizio scatenato sul palco, che rischiò di travolgerlo, non fu affatto piacevole.
Sono trascorsi 40 anni. E quest’anno sarà, appunto, la svolta dopo la pandemia. Ma all’orizzonte c’è anche il ventennale dell’attentato alle Torri Gemelle. Dio solo sa quanto gli americani, e i newyorkesi in particolare, piangano ancora i loro morti. Anche quelli della guerra. Perché, come la storia del rock ci insegna, tra chi guida una nazione mantenendo il potere e la gente comune c’è un oceano di differenza. Ma il bello dell’America, specialmente in certe zone, è quell’ultimo alone di Libertà, che ancora pulsa. A me piace pensare che quella fiammella resti inscalfibile e ne tengo sempre un fiammifero chiuso dentro di me.
Lo sa bene il nostro Bruce, che nel frattempo se ne torna a Broadway per qualche serata di uno show a cui ho avuto l’onore di assistere, piangendo dall’inizio alla fine, abbracciata a mio figlio. Perché quello è stato un momento di nuda verità, e chi non c’era non potrà mai sapere cosa si è perso.
Nel frattempo, c’è chi ha sollevato gli scudi contro questo ritorno che, tra l’altro, impedisce l’entrata al Walter Kerr Theatre (dove si tiene lo spettacolo) a chi si è vaccinato con Astrazeneca. “Bruce, come osi?” Cari miei, Bruce si trova negli Stati Uniti. E lì, certe regole sono ferme, anzi fermissime. Non le decidono i musicisti, non è dato sapere se un vaccino sia migliore degli altri – o meglio, non essendo esperta, non mi sento di giudicare. Però i punti fermi sono punti fermi e se l’Astrazeneca lì non c’è entrato, non viene preso in considerazione. Forse noi, in Italia, tutto questo non lo comprendiamo perché stiamo sempre di più aggrappati alla porta di legno del Titanic in mezzo alle onde. Finché la barca va… Meno male che c’è la musica.
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