Benzina al piombo, è davvero finita: chiuse anche le ultime stazioni in Algeria
03 Settembre 2021 06:00
In breve:
- Al mondo non ci sono più stazioni di servizio che vendono benzina al piombo
- L’Algeria è stato l’ultimo Paese a dire addio lo scorso agosto, l’Italia lo aveva già fatto nel 2002
- Il piombo arricchiva la benzina, rendendola più efficiente
- Gli effetti collaterali erano però un’elevata tossicità e gravi patologie, che portarono i governi ad abbandonare la sostanza
Anche l’Algeria ha chiuso con la benzina al piombo. L’Italia lo ha fatto nel 2002, quindi perché sarebbe una notizia tanto importante? L’Algeria era l’ultimo Paese al mondo a commercializzarla. Adesso l’epoca della benzina “rossa” è davvero finita.
Fine della benzina con piombo, stavolta per davvero
Al mondo non esiste più alcuna stazione di servizio che possa rifornirvi di benzina al piombo. Quella che in Italia era conosciuta come “benzina rossa” fino allo scorso luglio era infatti ancora in commercio in Algeria. Lo scorso settembre il governo aveva annunciato che la società pubblica Sonatrach avrebbe fermato la produzione della benzina “super”, passando i mesi successivi a svuotare le riserve. Il Paese nordafricano ha cessato i rifornimenti ad agosto, permettendo di dichiarare così la definitiva estinzione della benzina al piombo sul pianeta. Un traguardo che ha impiegato oltre tre decenni, dapprima nelle principali economie mondiali e poi, a cascata, in tutte le altre.
In Italia il bando risale al 2002 (e non fu indolore)
L’Italia dovette dire addio alla “Super” il primo gennaio 2002, giorno dopo il quale le stazioni di servizio hanno potuto rifornire le auto soltanto con la “Verde”, che ancora oggi è la tipologia di benzina in commercio. Tra ottobre e dicembre 2001 venne infatti commercializzata una benzina definita “intermedia” con un prezzo ribassato, ricordato anche con il nome di “benzinone”, per permetteva ai possessori di vecchie auto di adeguarsi al cambiamento. Secondo le stime di allora, al momento del bando della “rossa”, quasi un’auto su cinque necessitava di un intervento tecnico per poter continuare a circolare anche con la benzina verde. Una spinta decisa – ma anche traumatica – per il rinnovo del parco macchine ad inizio millennio. Mentre la maggior parte delle principali economie mondiali cessò di commercializzare la “Super” nel 2002, la restante parte dei Paesi continuava ad offrirla in alternativa.
Il lungo programma di uscita dal piombo delle Nazioni Unite
Come ha scritto l’Onu nella propria nota, nel 2002 erano ben 117 i Paesi in tutto il mondo ad utilizzare ancora benzina al piombo, con 86 di queste intenzionate a ritirarla dal commercio. Nel 2006 tutta l’Africa sub-Sahariana aveva completato la transizione ma sono stati necessari ulteriori quindici anni per arrivare alla completa dismissione in tutto il mondo, chiusa con l’Algeria il luglio scorso.
Perché mettevamo il piombo nella benzina?
Nel 1921 degli ingegneri della General Motors scoprirono che aggiungendo alla benzina tradizionale una parte di piombo tetraetile era possibile aumentare il numero di ottani del carburante e, quindi, la sua qualità. Il piombo funge infatti da antidetonante, ovvero una sostanza che evita la detonazione della benzina all’interno del motore a scoppio, incrementando i rapporti di compressione. Per semplificare [forse troppo per gli esperti, che perdoneranno, ndr], una benzina addizionata con il piombo, una volta entrata nella camera a scoppio, riduceva al minimo la possibilità di “detonare” in maniera incontrollata e inefficiente. Una benzina di bassa qualità, con un numero basso di ottani, è meno efficiente perché quando viene compressa insieme all’aria dà vita a piccole detonazioni che non “servono” al movimento dei pistoni. Provocano solo vibrazioni che disperdono il carburante, aumentano i consumi e il rumore dei motori, riducono la potenza della combustione (quella che effettivamente permette al pistone di scendere e muovere l’albero a camme) e riducono la longevità del blocco stesso. L’aggiunta del piombo alla benzina permise quindi di aumentare l’efficienza del carburante ad un prezzo inferiore rispetto a quello del benzene o dell’etanolo.
Ottimo, c’è un problema però: il piombo è tossico
Che qualcosa non andasse per il verso giusto probabilmente lo si era capito anche subito. Thomas Midgley, l’ingegnere che per primo scoprì le proprietà antidetonanti del piombo, tra il 1921 e il 1923 dovette passare diversi mesi in cura per saturnismo, la patologia legata appunto all’esposizione al metallo. In quegli stessi anni Midgley comunicò ai vertici della General Motors la propria scoperta, arrivando nel 1924 ad immergere le proprie mani in un contenitore di piombo tetraetile durante la conferenza stampa di presentazione della sostanza. Il giovedì della settimana precedente l’episodio, un tale Ernest Oelgert, operaio della GM, iniziò ad avere allucinazioni. Il venerdì fu visto correre in giro per lo stabilimento urlando, il sabato venne ricoverato e la domenica morì. Oltre a lui morirono altri quattro operai e altri trentacinque vennero ricoverati (in quello stabilimento i lavoratori erano solo quarantanove). Nel corso dei decenni la pericolosità del piombo venne – faticosamente accertata – sino ad arrivare all’inizio del percorso di uscita dalla benzina “Super” negli Stati uniti all’inizio degli anni ’70, conclusosi poi soltanto alle porte del XXI secolo.
Danni e patologie gravi in tutte le fasce di età
Come riporta l’Onu, i piombo tetraetile causava problemi di cuore, ictus e cancro. Affliggeva inoltre il cervello dei bambini durante l’età dello sviluppo, riducendo il quoziente intellettivo anche di cinque o dieci punti complessivi. Stando ad uno studio dell’Università di California State il bando della benzina “super” salverebbe ogni anno la vita di 1,2 milioni di persone, inclusi 125mila bambini che sarebbero morti prematuramente per patologie cardiovascolari, renali e neurologiche.
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