Infiltrazioni criminali e indagine Petrolmafie, anche a Piacenza sequestro della Dda

12 Novembre 2021 10:35

Operazione Petrolmafie

È arrivata anche in provincia di Piacenza l’inchiesta “Peltrolmafie” della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Un’indagine che apre un nuovo spaccato sulle infiltrazioni della criminalità organizzata calabrese nella nostra provincia.
Sono stati sequestri beni per un totale di 15 milioni di euro in varie province italiane. I sigilli sono stati applicati a tre società operanti nel settore del commercio all’ingrosso di prodotti petroliferi, 21 immobili e 8 mezzi tra auto e moto. Gli inquirenti mantengono il riserbo sul coinvolgimento dei vari territori nell’inchiesta. Tuttavia, il decreto di sequestro preventivo, emesso dal gip su richiesta della Procura guidata da Giovanni Bombardieri, è stato eseguito nelle province di Asti, Milano, Piacenza, Parma, Roma, Latina, Caserta, Napoli, Bari, Brindisi e Lecce.
Le indagini condotte dal Gico e dallo Scico hanno fatto luce sull’infiltrazione della ‘ndrangheta nel commercio, su ampia scala, degli idrocarburi. Nell’aprile scorso erano state arrestate 23 persone raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare.
L’attività investigativa ha permesso di scoprire l’esistenza di una struttura organizzata che aveva lo scopo di evadere le imposte, in modo fraudolento e sistematico, sotto la direzione strategica di un commercialista campano e con la compiacenza di soggetti esercenti depositi fiscali e commerciali.
La finanza ha ricostruito un giro di false fatturazioni per un ammontare complessivo di oltre 600 milioni di euro ed Iva dovuta per oltre 130 milioni, appurando l’omesso versamento di accise per 31 milioni. Soldi che venivano poi trasferiti su conti correnti controllati dall’organizzazione criminale, intestati a società di comodo o persone fisiche. Da lì il denaro finiva una parte all’estero e una parte veniva prelevato in contanti e restituito ai membri dell’organizzazione e agli acquirenti del prodotto petrolifero. L’attività investigativa avrebbe documentato un vorticoso giro di riciclaggio e autoriciclaggio, per un importo complessivo di oltre 173 milioni di euro.

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