Gioco d’azzardo: richieste di aiuto per curarsi aumentate del 25%
21 Ottobre 2013 12:15
Non chiamiamola ludopatia ma azzardopatia. E’ il messaggio emerso all’incontro “Mettiamoci in gioco”, organizzato questa mattina a Palazzo Farnese da Federazione dei Pensionati Cisl di Piacenza e Parma sul tema del gioco d’azzardo, così drammaticamente attuale. Tra i relatori Annita Paiella, segretaria Fnp-Cisl di Piacenza-Parma; Matteo Iori, presidente del coordinamento nazionale Gruppi giocatori d’azzardo; Giovanni Compiani, sindaco di Fiorenzuola; Carlo Giovanni Capelli, sindaco di Castelsangiovanni; Maurizio Avanzi, medico presso il Sert di Cortemaggiore.
Il banco vince sempre, e colpisce fasce più deboli; in un quadro il cui aumenta il numero delle dipendenze – sono quasi un milione le persone a rischio patologia in Italia – il gioco d’azzardo non è riconosciuto come malattia.
“Il gioco d’azzardo è una trappola – ha affermato Avanzi -. Banalizzare il gioco d’azzardo è pericolosissimo. Lo puoi trovare anche nel bar sotto casa – ha proseguito -. I giocatori si vergognano e arrivano da noi solo quando i familiari li obbligano a curarsi”.
“Piacenza rispecchia i dati nazionali – ha continuato Avanzi -; in un anno la richiesta di cura nella nostra provincia è aumentata del 25%. Gli indebitamenti sono arrivati fino a 300mila euro; ogni paziente ha inguaiato mediamente 10 persone tra familiari e datori lavoro. I danni, quindi, sono enormi e non sempre quantificabili economicamente”.
Gli ultimi 100 pazienti arrivati al Sert di Cortemaggiore – ha concluso – hanno una età media di 44 anni: di questi 84 sono uomini e 16 sono donne. Il gioco più praticato da coloro che si distruggono sono le slot-machine al 60%. Il restante 40% è distribuito nelle altre tipologie di gioco d’azzardo”.
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