Ora inquinare costa tantissimo e potrebbe essere un problema per le bollette
23 Novembre 2021 06:00
Prima di inquinare oggi le centrali devono comprare il permesso. Un conto salatissimo, anzi mai così alto dall’istituzione delle aste per la CO2. La buona notizia è la penalizzazione delle emissioni di gas serra. La cattiva che a pagare, alla fine, saranno i cittadini nelle prossime bollette.
Inquinare costa caro, anzi carissimo. Nell’ultima settimana il prezzo dei permessi per l’emissione di gas serra ha toccato nuovi massimi dall’istituzione della borsa in Europa. Ecco cosa sta succedendo e perché, ma soprattutto cosa sono questi permessi per l’inquinamento.
Inquinare non è mai stato così caro
Il prezzo della CO2 è raddoppiato dal primo gennaio ad oggi. Sul mercato europeo delle emissioni infatti il costo per l’emissione di una tonnellata di anidride carbonica ha raggiunto i 70 euro. Una cifra impensabile anche solo un anno fa, quando i prezzi erano invece vicini ai 30 euro. Sebbene l’aumento del prezzo sia stato costante lungo tutto il 2021, si è registrata una accelerata sostanziale dalla seconda metà del mese di ottobre. In quest’ultimo mese infatti il prezzo è passato da quasi 55 a circa 70 euro alla tonnellata. Un record da quando la “borsa” della CO2 europea è stata creata.
Con l’inverno scendono in campo i combustibili fossili
Stando alla ricostruzione effettuata da Bloomberg, il prezzo della Co2 sarebbe fortemente legato all’impiego delle centrali a carbone nei Paesi dell’Ue (ma anche del Regno Unito). Questo perché i vari Paesi si trovano a dover aumentare la produzione per far fronte alle basse temperature previste nelle città del continente nei prossimi giorni. In questo modo la quantità di carbone bruciata ha raggiunto i livelli più elevati da marzo, spingendo la “borsa dell’inquinamento” verso l’alto, con più compratori alla ricerca di un permesso per poter emettere nell’atmosfera gas serra.
Il tema del carbone si fa centrale in una fase in cui l’Europa è a corto di scorte di gas. I produttori di energia elettrica quindi si starebbero preparando ad un inverno “piuttosto inquinante” ma al caldo e con la corrente funzionante: più produttori di energia vogliono i permessi (e più permessi per ciascuno di loro) mentre l’Unione europea continua nel proprio percorso di riduzione delle emissioni. L’aumento della domanda abbinato ad una riduzione dell’offerta sta portando a questa situazione.
“Un video di spiegazione dei mercati della CO2 (sono disponibili i sottotitoli generati automaticamente in Italiano)”
Cosa sono i mercati della CO2?
L’Unione europea dal 2005 ha imposto che ogni impianto industriale autorizzato debba monitorare annualmente le proprie emissioni e compensarle acquistando i permessi ad inquinare, acquistabili sul mercato. Questi permessi vendono assegnati tramite aste pubbliche, in cui ciascun produttore cerca di accaparrarsi sufficienti quote di emissione di gas serra. Se una fabbrica acquista tre permessi da una tonnellata ciascuno potrà emettere in serenità tre milioni di tonnellate di CO2 durante l’anno. Un modo per monetizzare sulle emissioni ma anche e soprattutto penalizzarle.
Il fatto è che di anno in anno l’Unione europea riduce la quantità di permessi disponibili, per indurre ad una riduzione delle emissioni di gas serra nel continente. Se tra il 2013 e il 2020 la quantità di permessi veniva ridotta dell’1,74% ogni anno, tra il 2021 e il 2030 il tasso di riduzione sarà del 2,2%. Sempre meno permessi, quindi meno inquinamento (teoricamente) ma aumento del prezzo dei permessi. È bene sottolineare che questo aumento dei prezzi rischia di scaricarsi sulle tariffe energetiche: i produttori devono pagare di più per inquinare e fanno pagare alle utenze la loro spesa per i permessi. La “buona” notizia è che gli introiti delle aste della CO2 vengono distribuiti ai vari governi dell’Ue, che poi possono utilizzare questi fondi per ridurre le bollette. Un meccanismo apparentemente vizioso che, però, nel prossimo decennio rappresenterà una delle strategie chiave del continente per la neutralità climatica.
© Copyright 2024 Editoriale Libertà
NOTIZIE CORRELATE