Sindaci e imprenditori arrestati. “Appalti pilotati, ecco come operavano”

11 Febbraio 2022 13:39

“Un sistema di corruzione diffuso e radicato da anni che ha attraversato tutti gli schieramenti politici” così il procuratore capo Grazia Pradella ha definito quanto emerso dall’inchiesta dei carabinieri del Nucleo investigativo, coordinata dalla Procura, che ha fatto tremare il territorio piacentino e in particolare l’Alta Val Trebbia. Undici gli arrestati, 35 complessivamente gli indagati tra imprenditori, amministratori e funzionari pubblici.  

Le accuse di cui devono rispondere a vario titolo sono, tra le altre, associazione per delinquere, concussione, corruzione, abuso d’ufficio, turbativa d’asta, truffa e voto di scambio. 

In carcere sono finiti due imprenditori del settore edile Nunzio Susino e Maurizio Ridella, e due sindaci: Mauro Guarnieri di Corte Brugnatella e Massimo Castelli di Cerignale, quest’ultimo era indicato anche come possibile candidato sindaco per il centrosinistra a Piacenza.  Agli arresti domiciliari, tra gli altri, il sindaco di Bobbio Roberto Pasquali. Divieto di dimora per Claudia Borrè vicesindaco di Zerba. 

Tra gli indagati risultano anche il parlamentare Tommaso Foti e l’assessore all’Urbanistica del Comune di Piacenza Erika Opizzi, entrambi di Fratelli d’Italia. 

GLI INDAGATI

L’indagine era nata quasi per caso. Nel 2015 un escavatore di uno degli imprenditori coinvolti andò a fuoco. Il piromane non è mai stato trovato ma dagli accertamenti sulla vicenda sono emersi altri illeciti che hanno portato a scoprire il sistema corruttivo.  

“Siamo partiti da un imprenditore e da lui siamo arrivati all’imprenditore al quale faceva riferimento – ha dichiarato il pm Matteo Centini in conferenza stampa; – abbiamo capito che ponevano in essere sistematiche turbative d’asta che con la presentazione di offerte di comodo da parte di due o tre imprese e la scelta, tra le imprese, di chi doveva aggiudicarsi l’appalto. Quando abbiamo impiantato il captatore informatico al principale imprenditore, abbiamo capito che aveva aderenze con sindaci della zona e politici di livello elevato di tutta la provincia di Piacenza. Aveva stabilito rapporti corruttivi solidi e sistematici. Non solo lui li aiutava nelle elezioni ma, a volte, era il politico a chiedere aiuto offrendo poi appalti”

“Ci sono addirittura appalti falsificati – ha aggiunto il procuratore capo Grazia Pradella – ovvero, lavori fatti senza gara o contratto ad evidenza pubblica che successivamente con documenti falsi venivano sanati. Quello che abbiamo rilevato è un sistema di rapporti corruttivi. Il prezzo della corruzione poteva essere rappresentato, oltre alle mazzette, anche da altre utilità, come lavori all’abitazione”.

La complessa indagine, che si è avvalsa di intercettazioni e pedinamenti, è racchiusa in 700 pagine. Dopo gli arresti nella mattinata di ieri sono state perquisite le sedi di diversi enti locali. Si attendono sviluppi.  

 

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