CRV – Il Consiglio approva la Politica regionale di coesione 2021-27
15 Febbraio 2022 19:25
Il Consiglio regionale del Veneto, nel corso della seduta odierna, ha approvato con 40 voti favorevoli e 8 astenuti, la Proposta di deliberazione amministrativa n. 36, d’iniziativa della Giunta, relativa alla Programmazione regionale 2021-2027 – Obiettivo ‘Investimenti a favore dell’occupazione e della crescita’ – FESR e FES+. Si tratta – come ha spiegato in Aula il relatore Luciano Sandonà (Lega-LV), Presidente della Prima commissione consiliare – di un passaggio istituzionale – ai sensi delle norme che disciplinano la partecipazione della Regione del Veneto all’attuazione delle politiche dell’Unione Europea – legato all’adozione da parte dell’Assemblea legislativa degli atti di programmazione degli interventi regionali cofinanziati dall’UE e, nel caso di specie, dei Programmi Regionali FESR e FSE+ relativi al ciclo della politica di coesione regionale 2021-2027. La Pda n. 36 era stata presentata al Consiglio in via preliminare all’inizio dello scorso mese di novembre, incardinato presso la Prima Commissione all’inizio del nuovo anno e sottoposta all’attenzione dei portatori d’interesse, appositamente invitati in audizione, e delle altre Commissioni consiliari permanenti che si sono espresse nell’ambito delle materie di propria competenza.
In sintesi, il provvedimento, particolarmente complesso, è suddiviso in strategie, priorità e azioni ad esse correlate, ciascuna con una dotazione finanziaria e la precisazione delle condizioni abilitanti. Le risorse a disposizione superano nel complesso i 2.062 milioni di euro, equamente ripartiti tra FESR e FSE+; il tasso di cofinanziamento UE è del 40%, pari a 825 milioni di euro, quello nazionale del 42%, pari a 866 milioni, il regionale del 18%, ossia 371 milioni (nella programmazione 2014-20 il totale ammontava a circa 1.364 milioni di euro; i tassi: 50% da parte dell’UE, 35% quello nazionale, 15% il regionale). L’FSE+ 2021-27 ha una dotazione complessiva superiore a 1.301 mil. di euro, affronta tra le priorità temi come occupazione, istruzione e formazione, inclusione sociale, occupazione giovanile, e propone diverse concentrazioni tematiche: ad esempio, il 28% delle risorse sono dedicate all’inclusione sociale, il 24%, all’occupazione giovanile. Il FESR 2021-27 presenta la stessa dotazione finanziaria e ha cinque priorità, ovvero un Veneto più: intelligente e competitivo, con particolare riferimento agli investimenti in transizione 4.0, internazionalizzazione, accesso al credito, valorizzazione turistica e culturale per consolidare la competitività delle PMI e rafforzare l’attrattività del Veneto; resiliente, verde e a basse emissioni; connesso attraverso la mobilità urbana sostenibile; sociale e inclusivo; vicino ai cittadini; a titolo esemplificativo, tra le concentrazioni tematiche, oltre l’86% delle risorse sono destinate alle prime due priorità, e il 17% allo Sviluppo Urbano Sostenibile.
Il correlatore del provvedimento, il Capogruppo del Partito Democratico Giacomo Possamai, ha posto l’accento sull’approccio ‘minimalista’ alla programmazione, accompagnando l’osservazione ad alcuni rilievi: la necessità che il concetto di economia circolare esca dalla fase sperimentale e si trasformi nel nuovo modo di fare impresa in Veneto e che le politiche attive per il lavoro e la formazione professionale tengano il passo con l’economia reale; sia presentata una soluzione a vecchie e nuove povertà presenti nel territorio, ad esempio con risposte ai bisogni abitativi attraverso il recupero del patrimonio delle Ater, una nuova rete di servizi sociali, un collegamento più stretto tra la politica di coesione e quella legata agli altri fondi, come il Pnrr; il recupero di competitività del Veneto rispetto a regioni come Lombardia ed Emilia Romagna; la necessità di incidere direttamente sul contenuto dei Regolamenti europei attraverso i rappresentanti presenti nelle istituzioni dell’Unione, e di ripensare al ruolo degli enti locali, vista l’attenzione riservata ai centri urbani maggiori, laddove tuttavia poca attenzione è stata riservata ai centri più piccoli. Di seguito, sono intervenuti gli assessori regionali Federico Caner – che ha ripresentato il quadro generale della programmazione europea e in particolare gli aspetti principali del FESR -, Elena Donazzan – che ha concentrato l’attenzione sul FSE+, sul ruolo fondamentale del tavolo di partenariato e sull’importanza degli oltre 3000 contributi di cittadini nella fase prodromica di costruzione del provvedimento finale -, e Manuela Lanzarin, sulla parte relativa alla programmazione sociale e socio-sanitaria.
In sede di discussione generale è intervenuto il Consigliere Marzio Favero (Lega-LV), che ha sottolineato in senso positivo il cd. ‘minimalismo’ della Programmazione, auspicando l’utilizzo di strumenti programmatori flessibili – tenuto conto che la strategia generale è in larga parte impostata direttamente dall’UE, mentre quella regionale deriva da un biennio di confronto con i corpi intermedi – e il recupero del ruolo d’indirizzo, non di solo controllo, in questo ambito da parte dell’assemblea legislativa, attraverso il coinvolgimento delle Commissioni consiliari, tema oggetto di un ordine del giorno approvato dall’Aula in chiusura di dibattito.
Di seguito, la Vicepresidente della Prima Commissione Vanessa Camani (Partito Democratico) ha evidenziato tre sfide ritenute cruciali, quelle del lavoro, dell’economia e dell’ambiente; a fianco delle tre sfide, quattro ambiti strategici da tenere sotto osservazione: la lotta alla disoccupazione accompagnata dalla promozione dell’occupazione di qualità; l’istruzione, affinché il valore dell’infrastruttura educativa corrisponda alle necessità delle imprese e venga garantito l’accesso alla formazione; l’inclusione sociale, declinata nel senso delle pari opportunità, della condizione dei disabili, dei non occupati, degli stranieri; l’occupazione giovanile, e il problema della rappresentanza delle fasce giovanili di occupati, spesso divisi dalle diverse tipologie contrattuali, con l’invito a costruire luoghi di mediazione a favore delle fasce giovanili dei lavoratori. La Capogruppo di Europa Verde Cristina Guarda ha focalizzato il proprio intervento sugli aspetti dell’assetto idrogeologico, più in generale della gestione delle acque, e della mobilità urbana, in particolare delle reti ciclabili nei comuni più piccoli che rischiano l’esclusione dalla massa dei fondi comunitari a causa della dimensione ridotta delle comunità. La Consigliera Laura Cestari (Lega-LV), in relazione a un passaggio del correlatore Possamai, che aveva sottolineato la presenza nel FSE della Regione Lazio di uno stanziamento pari a 11 milioni di euro per interventi legati al post-pandemia e alla salute mentale dei più giovani (correlato al ‘bonus psicologo’ previsto nel cd. decreto Milleproroghe), è intervenuta annunciando, in questo senso, una proposta di natura legislativa, in particolare nel mondo della scuola. La Vicepresidente del Consiglio regionale Francesca Zottis (Pd), ha ribadito l’importanza della sinergia non solo tra FESR e FSE+, ma anche tra i diversi strumenti di sostegno di origine comunitaria (a titolo esemplificativo, fondi di sviluppo e coesione, Horizon, Life, Recovery fund), aspetto affrontato dalla Capogruppo de il Veneto che Vogliamo Elena Ostanel che si è soffermata anche sui temi dello Sviluppo Urbano Sostenibile e della Strategia Nazionale Aree Interne (strumento previsto dalla programmazione 2014-20 per affrontare le sfide demografiche e le esigenze specifiche di zone geografiche con gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici). Il Capogruppo di Fratelli d’Italia Raffaele Speranzon ha posto l’attenzione sulla differenza tra il percorso adottato dalla Regione del Veneto, che ha predisposto il documento di Programmazione europea dialogando a lungo anche nel corso della pandemia con i corpi intermedi e i portatori d’interesse, a differenza di quanto sarebbe avvenuto a livello nazionale con il Pnrr. In chiusura, è intervenuto il Capogruppo di Lega-LV Alberto Villanova che ha sottolineato come la Regione del Veneto ponga particolare attenzione al mondo dell’industria, dell’impresa, di chi produce ricchezza e benessere a favore del territorio, confrontando questa attenzione con la natura dei fondi europei, le cui direttrici di spesa vengono decise da organi che sono sovraordinati rispetto al Veneto – riprendendo così una parte dell’intervento del collega Giuseppe Pan che aveva in precedenza ripercorso in maniera critica la storia dell’unificazione europea a partire dal 1’ gennaio 2002, ovvero dall’avvento dell’euro in sostituzione della lira – e auspicando che l’Europa investa sulle imprese creatrici di ricchezza, per evitare che i fondi vengano spesi – con riferimento soprattutto al Pnrr – su interventi che non creano volano economico.
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