CRV – Ciambetti – “Congresso Cisl a Vicenza: cambiare per un nuovo sindacato”

07 Febbraio 2022 18:00

Dopo aver ricordato la figura di Nicola Amenduni, “uomo che credeva nel lavoro”, e rammentato le figure storiche del sindacalismo di matrice cattolica da Onorio Cengarle, Francesco Guidolin, “Bruno Oboe e Giulio Pastore, “figura adamantina che credeva nel cambiamento”, Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto nel portare il suo saluto al Congresso della Cisl a Vicenza  ha sottolineato come “Anche oggi  siamo a un momento di svolta epocale e bisogna avere il coraggio del cambiamento, vieppiù necessario  per ridare forza e speranza alla democrazia e bloccare il tentativo delle élite dirigenti di porsi come unico credibile interlocutore dei veri poteri economici,  saltando a pié pari le forme di rappresentanza,  siano esse sindacali o politiche.  Siamo tutti chiamati, ciascuno di noi nelle proprie appartenenze culturali e politiche – ha detto Ciambetti –  a immaginare nuovo percorsi di democrazia rappresentativa, siano essi politici ma anche sindacali, adeguati alle sfide della globalizzazione e della difesa della democrazia e giustizia sociale” Secondo il  presidente dell’Assemblea legislativa veneta il sindacato, e la politica,  devono anche fronteggiare le  “gravi minacce che stanno colpendo i ceti più deboli e il mondo del lavoro: il dumping sociale e ambientale, la tassa sulla povertà dell’inflazione, l’incredibile aumento della bolletta energetica che colpisce imprese e famiglie,  la disoccupazione giovanile,  l’inaccettabile sfruttamento e la sottoccupazione di troppi lavoratori precari che nelle statistiche figurano come occupati, quando sono tali per ore di lavoro e sfruttamento subito, ma non certo per reddito percepito e tutele.  Non posso non tacere poi il dramma devastante delle morti sul lavoro.  Bisogna combattere su più fronti – ha detto Ciambetti – Combattere sfide drammatiche che chiedono una pronta reazione nei luoghi di lavoro ma anche nella politica:  ci attendono mesi di forti tensioni sociali che, come insegna la storia del sindacalismo, non vanno alimentate o, peggio, abbandonate a sé stesse, ma comprese, governate e gestite”

 

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