Il fotoreporter Micalizzi da Pianello al fronte ucraino: “Il peggio deve ancora arrivare”

27 Febbraio 2022 18:25

Gabriele Micalizzi ha raggiunto da qualche giorno il fronte della guerra tra Russia e Ucraina. Il fotoreporter milanese, che da anni vive a Pianello, in Val Tidone, dove ha fondato il collettivo Cesura Lab, sta vivendo anche questo conflitto in prima linea, per documentare con la sua fedele Leica gli scontri armati e i drammi delle popolazioni coinvolte.
In questo momento si trova a Donetsk, una delle due autoproclamate Repubbliche riconosciute dal leader russo Vladimir Putin e da cui è partita l’offensiva di Mosca.
Micalizzi sta avanzando da nord, dietro le linee dei soldati russi, i suoi scatti sono già stati pubblicati da Le Monde, Liberation e Repubblica, giusto per citarne alcuni.
“La situazione in città, a Donetsk – spiega, raggiunto al telefono da Marzia Foletti di Telelibertà e liberta.it – non sembra così pesante come altrove, forse perché qui la guerra civile dura da otto anni. In questa zona si combatte soprattutto la notte, sentiamo i colpi di mortaio e i bombardamenti, in particolare a nord. Le due fazioni si combattono da tanto tempo, ora con lo sfondamento delle linee potrebbe cambiare qualcosa, ma per ora la linea del fronte è bloccata all’altezza dell’aeroporto”.
Nei giorni scorsi, il fotoreporter e l’autista sono andati a Novoazovsk, sul mare di Azov, lungo la strada per Mariupol, una delle città strategiche per entrambi gli schieramenti.
“Ci sono molti controlli, per la stampa è molto difficile muoversi e lavorare – commenta – ma anche capire cosa sta accadendo davvero: assieme ai colleghi che lavorano in altre zone, abbiamo creato un network non solo per scambiarci informazioni, ma anche per smentire le fake news, che si stanno moltiplicando”.
Micalizzi ha documentato molti conflitti (in Siria nel 2019 venne anche ferito), purtroppo molte dinamiche sono le stesse di altre drammatiche situazioni: “I russi dicono di puntare solo a obiettivi militari, ma in realtà la guerriglia nelle strade è inevitabile e chissà cosa potrà accadere quando, come sembra inevitabile, l’esercito entrerà nelle città. Queste mi pare una guerra pensata per durare poco, al massimo una settimana, ma se così non sarà l’impatto sulla popolazione sarà ancora più devastante: già adesso in alcune zone scarseggiano i beni di prima necessità, le persone sono stremate, si nascondono nei rifugi o nelle cantine sottoterra perché le bombe arrivano anche sulle case. Io credo che il peggio debba ancora arrivare”.
Molti aspettano aiuto dagli Stati Uniti e dall’Europa: “Gli Usa non possono intervenire militarmente, perché scoppierebbe una terza guerra mondiale su larga scala, quindi si continuano a fare questi giochi di potere geopolitico, stavolta sul terreno dell’Ucraina. L’Europa mi è sembrata invece molto impreparata e poco compatta. In generale, la questione delle autoproclamate Repubbliche dura da molto tempo, ma nessuno sembra averla mai presa seriamente”.
Che punto di vista hanno i russi? “Non sono convinto che la Russia voglia e possa permettersi una guerra su larga scala, non solo per questioni logistiche – risponde Micalizzi – ma anche perché in molte città russe si sentono tante voci di dissenso, a cominciare dalle manifestazioni per la pace. Se poi la guerra arrivasse nelle principali città ucraine, i morti si moltiplicherebbero e l’opinione pubblica aumenterebbe ancora il suo dissenso. La speranza è che la diplomazia agisca bene e in fretta”.

 

ALCUNE DELLE FOTO DI GABRIELE MICALIZZI SCATTATE IN QUESTI GIORNI NELL’UCRAINA SOTTO ATTACCO DA PARTE DELLA RUSSIA

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