Dalla Regione campagna contro la diffusione dell’Hiv. Nel 2020, 140 nuove diagnosi
28 Luglio 2022 18:22
Parte la nuova campagna estiva volta a contrastare la diffusione dell’Hiv e di tutte le infezioni sessualmente trasmissibili. La campagna di sensibilizzazione voluta dal Servizio sanitario regionale dell’Emilia-Romagna è a cura di HelpAids.
Utilizzare in modo corretto il preservativo. Il messaggio semplice quanto importante portato avanti anche in Emilia-Romagna, dove negli ultimi dieci anni le nuove diagnosi si sono quasi dimezzate.
“Un segnale positivo – fa notare raffaele Donini, assessore regionale alle Politiche per la salute – ma che non deve far abbassare la guardia di fronte ai numeri di chi scopre di aver contratto il virus solo quando è già troppo tardi”. Ad oggi, infatti, sono disponibili numerose strategie per la prevenzione dell’Hiv, tanto che si parla di “prevenzione integrata”, ma pur con la disponibilità di questi trattamenti farmacologici, l’utilizzo corretto del preservativo rimane un metodo efficace e fondamentale per la prevenzione, sia dell’Hiv che di altre infezioni sessualmente trasmissibili. Queste, come riporta il Rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità del 2020, sono in aumento del 40% negli ultimi 27 anni e le strategie farmacologiche non “fanno barriera”.
I NUMERI IN REGIONE
In Emilia-Romagna continua a diminuire il numero di persone che contraggono l’infezione da Hiv: nel 2020 sono state registrate 140 nuove diagnosi (erano 388 nel 2010, fino alle 209 del 2019), con un’incidenza pari a 3,1 casi ogni 100.000 abitanti.
L’incidenza si mantiene più alta nel sesso maschile (4,6 rispetto al 1,7 del sesso femminile). Nel periodo 2006-20 l’incidenza media è risultata pari a 7,2 casi per 100.000 abitanti, con un trend complessivamente in calo in entrambi i sessi, anche se più marcato in quello maschile. Nello stesso periodo le persone sieropositive diagnosticate sono prevalentemente di sesso maschile (74%), nella fascia di età 30-39 anni (31%) e di nazionalità italiana (68%).
La modalità di trasmissione principale risulta essere nell’88% dei casi quella sessuale. Nel 19% dei casi tra le donne, la sieropositività è stata scoperta in corso di gravidanza; in genere si tratta di donne straniere (84%). Resta purtroppo ancora alto il numero di chi arriva a una diagnosi tardiva. Nel periodo 2006-20 il 52% delle persone sieropositive era già in Aids o in una fase molto avanzata dell’infezione, al momento della diagnosi. Nel 2020 la percentuale è del 66%.
L’incidenza per classi di età mostra come le classi più colpite siano quelle tra i 20 e 49 anni: il fenomeno è appena rilevabile per i giovanissimi sotto i 20 anni e di minor impatto negli ultracinquantenni. Le persone straniere con diagnosi di infezione da Hiv rappresentano poco meno di un terzo (32%) del totale: sono sensibilmente più giovani rispetto agli italiani e prevalentemente di sesso femminile.
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