Greenpeace e la mappa degli incendi nel mondo: per l’Onu continueranno ad aumentare
11 Agosto 2022 06:00
Che gli incendi in Italia, e nel mondo, stiano aumentando a dismisura è sotto gli occhi di tutti: l’aumento di focolai e incendi veri e propri è un problema particolarmente pressante in queste condizioni, in cui il caldo soffocante non dà tregua e l’acqua a disposizione scarseggia.
Greenpeace si è attivata nel cercare di portare maggiori informazioni in merito, attivando sul proprio sito web una vera e propria “mappa degli incendi” nel pianeta.
La mappa è interattiva, e si possono visualizzare ed incrociare diversi dati, sia selezionando uno stato specifico, che un particolare intervallo di tempo, o manifestazione meteorologica.
Si tratta di uno strumento pensato non solo per gli addetti ai lavori, ma per chiunque voglia conoscere sia la situazione attuale sia i dati storici sugli incendi, grazie ad una piattaforma web che permette di andare indietro nel tempo fino al 2000, sfruttando i dati satellitari acquisiti dal sensore MODIS a bordo dei satelliti “Terra” e “Aqua” della Nasa.
«Non è solo l’Europa che brucia: dalla mappa si vede chiaramente come dall’Australia alla Russia fino agli Stati Uniti e l’Italia, gli incendi siano sempre più frequenti e intensi, a causa della crisi climatica e dalle attività umane – afferma Martina Borghi, responsabile della Campagna Foreste di Greenpeace Italia -. È fondamentale dedicare più risorse non solo al controllo, ma soprattutto alla prevenzione degli incendi, che provocano ingenti emissioni di gas serra e drammatiche perdite di vite umane e di biodiversità. Per farlo, dobbiamo innanzitutto rafforzare, su scala globale, la resistenza e resilienza degli ecosistemi forestali, proteggendoli e favorendone la capacità di trattenere e assorbire carbonio. È inoltre necessario aggiornare e migliorare il modello di lotta agli incendi, passando da un approccio emergenziale a uno di prevenzione e governo dei roghi».
Una considerazione che emerge chiara anche da uno studio effettuato dall’Unep, ovvero dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, in collaborazione con il partner norvegese Grid-Arendal, dal titolo “Spreading like Wildfire: The Rising Threat of Extraordinary Landscape Fires”.
Questo rapporto spiega che attualmente la maggior parte dei Paesi dedica la quasi totalità del budget alla risposta contro gli incendi. Alla prevenzione e alla pianificazione delle azioni da effettuare andrebbe invece meno dell’1%. L’Unep invita invece tutti i governi del mondo a dedicare circa i due terzi della spesa ad attività di “pianificazione, prevenzione, preparazione”, per indirizzare solamente un terzo alla risposta diretta.
Anche e soprattutto in previsione di ciò che succederà in futuro. Secondo lo studio infatti gli incendi estremi sono destinati a moltiplicarsi nei prossimi anni. In fattori che influenzano queste stime sono due: da una parte il cambiamento climatico in corso, dall’altro l’utilizzo sfrenato del suolo.
La linea temporale che deriva dai dati attualmente disponibili ed elaborati è precisa: gli incendi cresceranno fino al 14% entro il 2030, e aumenteranno del 30% entro la metà del secolo, e del 50% entro il 2100. Arriveranno a toccare anche zone che fino ad ora non sono mai state ritenute a rischio, come l’Artico. L’invito è quindi quello di impegnarsi contro il cambiamento climatico e l’utilizzo senza misura di risorse, per arginare questi potenziali disastri.
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