Libertà di amare, un’educazione sentimentale contro ogni pregiudizio
31 Agosto 2022 11:15
Siamo a Milano, è primavera e le migliori case di moda sono nel pieno dei preparativi per la settimana più modaiola della città, la Fashion Week. Andrea è appena entrato nel suo ufficio vista Duomo e già sa che lo aspetta una lunga giornata, alle prese con la selezione dei modelli che vestiranno i capi della nuova collezione firmata Climb, il brand per cui lavora. Una giornata come tante, se non fosse che, tra i tanti candidati, si presenta lui, Simone: alto, biondo, occhi azzurri talmente magnetici che Andrea non riesce a smettere di fissare. Il caso, però, ha bisogno di una piccola spinta per poter diventare opportunità e Andrea non ha affatto intenzione di lasciarsela sfuggire…
È questo l’esordio in libreria di Nicola Govoni, Libertà di amare, pubblicato per il Gruppo Albatros il Filo. «Questo libro nasce per sensibilizzare chiunque voglia leggerlo su che cosa sia l’amore vero. Ho voluto far capire che nessun tipo di amore può essere definito sbagliato, eterosessuale o omosessuale che sia». Queste le prime parole che l’autore ferrarese, classe 1996, rilascia ai microfoni della trasmissione #Librindiretta, in onda su Conoscere TV.
I due protagonisti hanno vite formalmente simili, ma in realtà sono profondamente diversi. Entrambi hanno una migliore amica d’infanzia la cui opinione è per loro molto importante, hanno una sensibilità spiccata per la moda e condividono la passione per i cavalli e l’equitazione. Entrambi sono anime gentili, tra le quali nasce subito un’affinità elettiva. Allo stesso tempo però, se Andrea è a proprio agio con la propria omosessualità e non ne fa segreto, ricevendo il supporto della sua rete sociale, Simone fa ancora fatica a vivere la sua natura in piena libertà, ostacolato dai pregiudizi delle persone che gli stanno più a cuore e dalla paura di deludere le loro aspettative.
Tra i due, però, l’attrazione è inequivocabile. Se sulle prime cercano ogni scusa per incontrarsi, presto i loro discorsi abbandonano il campo lavorativo e si fanno più intimi, i due si confidano i dettagli più nascosti del loro passato e le insicurezze del presente, le intenzioni di entrambi si fanno subito chiare. L’entusiasmo è forte, come se avessero entrambi trovato l’altro capo del filo rosso del destino. Andrea condivide i passi avanti della relazione con la sua migliore amica, che lo supporta in ogni sua decisione, ma per Simone la situazione sarà ben diversa: Jenny, la persona a cui più tiene al mondo, gli fa intendere che se dovesse continuare la sua frequentazione con Andrea verrà emarginato, rimarrà da solo, perché è intollerabile che possa essersi innamorato di una persona dello stesso sesso.
«Si preoccupava di più del giudizio degli altri che della sua felicità. […] Si domandò: continuare verso la strada che mi rende felice, sapendo che sarà quella più difficile, oppure rinnegare una parte di me e scegliere la via che sembra più facile, ma passare una vita infelice?»
(estratto dal libro, pag. 85)
La presa di coscienza della propria identità diventa in questo romanzo il discrimine che separa la felicità dal giudizio. Tanto più si respinge la consapevolezza di sé, per timore di quella che potrebbe essere la reazione altrui, quanto più ci si costringe a un’esistenza monca, sempre meno autentica. Se assistere agli spergiuri di Simone circa la sua relazione con Andrea, per paura di essere allontanato dai suoi affetti, è per il lettore un’esperienza dolorosa, è ancora più toccante l’idea che migliaia di giovani – e non solo – siano costretti ancora oggi alla stessa negazione di sé, a causa delle pressioni subite parte della famiglia, delle ideologie, talvolta addirittura dell’assetto politico del Paese in cui si trovano.
Lo spettro di un pregiudizio perbenista rimane costante in tutto lo sviluppo del romanzo, prima in sordina, poi sempre più invadente, come una macchia di petrolio che rischia di inglobare i personaggi più fragili. D’altra parte esso diventa lo scudo di chi sceglie di non aprirsi all’ascolto e alla comprensione dell’altro, alla consapevolezza che l’amore non può essere incasellato in canoni predefiniti, ma al contrario viene sfruttato a proprio vantaggio e interpretazione il privilegio dell’eteronormatività, finendo per snaturare la purezza del sentimento. Quando questa dinamica si verifica nel romanzo, diviene manifesta l’inconsistenza dell’omofobia, di un respingimento che avviene per partito preso, senza reale comprensione delle vere dinamiche dell’amore.
L’input pedagogico di Govoni, tuttavia, non si ferma a un’educazione sentimentale “scomoda”, ma decide di affrontare tutta una serie di argomenti intimamente legati alle banalizzazioni di cui si nutrono i pregiudizi sulle relazioni omosessuali. «Ho voluto sfatare lo stereotipo che le malattie sessualmente trasmissibili esistano prevalentemente nel mondo omosessuale. Al contrario, chiunque può contrarne una se non prende le giuste precauzioni» continua l’autore nel corso dell’intervista in diretta streaming attualmente disponibile sui canali social dell’editore «Tutti pensano soltanto all’HIV, ma ne esistono tante altre, ormai fortunatamente curabili, ma sulle quali è importante fare informazione per evitarle. […] C’è un passaggio a cui tengo molto nel quale Andrea dice “davvero qualcuno crede che la propria vita valga il prezzo di una scatola di profilattici?” è un paragone estremo, ma rende bene l’idea».
Nella complessità di temi e argomenti trattati da Govoni vediamo un ritratto fedele della nostra realtà quotidiana, di una generazione alle prese con il disagio di affermare la propria identità: il bisogno di autodeterminarsi è volto a rompere il meccanismo di omologazione forzata che in tanta parte ha caratterizzato le generazioni precedenti, innescando un circolo vizioso di frustrazione e senso di colpa per il semplice timore di provare un sentimento considerato “sbagliato”. Quello che emerge tra le pagine, invece, è la naturalezza semplice dell’amore. Un sentimento che deve essere lineare, lontano dalle menzogne e dalle strategie che inquinano e allontanano, spiazzante e al tempo stesso imprescindibile.
Non resta che dedurne, quando arriva il momento di tirare le somme, che sia l’assenza di amore a corrompere i rapporti, non la sua sincera espressione. Sono tanti i passi che stanno permettendo al nostro mondo di progredire verso una pagina di storia più inclusiva e accogliente, nonostante gli ostacoli che ottusamente si cerca di inserire tra la società e il progresso. Ce lo diceva già il maestro De André nel testo originale della Canzone del Maggio, che già nei primi anni Settanta denunciava la mollezza di chi nega il progresso nella cieca difesa dello status quo: “voi non potete fermare il vento / gli fate solo perdere tempo”.
Libertà di amare è un romanzo impetuoso e vero, capace di coniugare al meglio ironia e commozione. Si distanzia immediatamente dalla categoria del romanzo rosa e invita a comprendere e accettare la complessità del sé, mettendo a nudo le idiosincrasie della società e d’altra parte condividendo la necessità di rappresentare per conoscere, per avere la forza di affermare con fermezza quell’ “io sono” tanto ostacolato e respinto. Un finale aperto lascia che il lettore immagini ciò che avverrà oltre l’ultima pagina: chissà che sia proprio Nicola Govoni, con i suoi prossimi libri, a guidarci ancora una volta tra i sentieri scoscesi dell’amore.
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