CRV – Quinta commissione approva criteri di valutazione dei dg
06 Ottobre 2022 16:29
La commissione Sanità del Consiglio veneto, presieduta da Sonia Brescacin (intergruppo Lega), ha approvato i criteri di valutazione dei dg delle aziende e degli istituti del servizio sanitario regionale. I criteri valgono per il 2022 e sono relativi alla quota di punteggio in capo alla commissione Sanità. Rispetto alle precedenti griglie di valutazione, la commissione ha valorizzato la predisposizione e l’attuazione del piano pandemico influenzale, l’attuazione degli obiettivi del PNRR, l’attenzione e gli investimenti per la cybersecurity nelle aziende sanitarie e il monitoraggio sul sistema informativo. La consigliera Erika Baldin ha motivato la propria astensione sul provvedimento per il mancato recepimento, tra gli indicatori di valutazione, del rispetto da parte delle aziende sanitarie dell’applicazione della legge 194 su tutela della maternità e interruzione volontaria della gravidanza.
La commissione ha quindi preso in esame i criteri di determinazione dei tetti di spesa per il biennio 2022-23 per l’assistenza ospedaliera e le prestazioni di specialistica ambulatoriale erogate degli enti privati accreditati ai cittadini non residenti in Veneto. Il provvedimento di Giunta in esame – a fronte dell’aumento segnalato da Azienda Zero delle prestazioni agli extraregione – individua come tetto di spesa per gli erogatori privati il valore del fatturato consolidato al consuntivo 2019, al netto dei ticket per la parte ambulatoriale. Eventuali prestazioni in esubero verranno riconosciute nei limiti delle quote del fondo sanitario effettivamente assegnato alla Regione del Veneto quando verranno pagate dalle Regioni di provenienza dei cittadini assistiti. Rimangono escluse dal tetto di spesa le prestazioni ospedaliere di alta specialità e quelle erogate dagli Irccs, gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico. Escluse dal tetto di spesa anche le prestazioni del privato accreditato agli stranieri temporaneamente presenti (STP): tali prestazioni verranno remunerate a parte, a seguito di apposita fattura emessa dall’ente erogatore, e nei limiti delle risorse effettivamente assegnate alla Regione del Veneto. La commissione esprimerà il proprio parere nelle prossime sedute, dopo aver ascoltato le associazioni di categorie.
La commissione ha inoltre approfondito – presente l’assessore alla sanità Manuela Lanzarin – il nuovo modello organizzativo e gestionale per i centri diurni per persone affette da patologie psichiatriche. Secondo gli standard proposti dalla Giunta, tutte le aziende sanitarie territoriali del Veneto dovranno attivare nel giro di tre anni un posto a tempo pieno nel centro diurno (max 20 posti) ogni 2500 abitanti in età maggiorenne (pari a una struttura da 20 posti a tempo pieno ogni 50 mila abitanti), avendo cura di riservare un terzo dei posti per i casi ad alta intensità di cura e di prevedere, nella propria offerta, un centro diurno dedicato ai giovani pazienti che manifestano gli esordi di una patologia psichiatrica. I posti vanno intesi a moduli, non più quindi secondo la corrispondenza ‘un posto-una persona-una retta’, ma anche con la rotazione di due pazienti per posto a tempo pieno. I centri diurni per la salute mentale dovranno qualificare la propria offerta in tre direzioni: il trattamento precoce dei giovani, nei casi di esordio della patologia psichiatrica; la riabilitazione e il reinserimento sociale, lavorativo e familiare dei pazienti con possibilità di recupero; e, infine, il mantenimento/potenziamento delle capacità di vita autonoma e di inclusione territoriale per i pazienti cronici. I centri diurni dovranno quindi essere inseriti in contesti urbani, facilmente raggiungibili con i mezzi pubblici e offrire attività risocializzanti. Dovranno garantire un’apertura settimanale di 40 ore, per complessivi 240 giorni l’anno. In corrispondenza con il potenziamento dell’offerta e dei percorsi di trattamento individualizzato ad alta intensità, le nuove disposizioni prevedono un rafforzamento degli organici dei centri diurni con l’inserimento aggiuntivo di psicologi psicoterapeuti o psicologi con documentata esperienza lavorativa nei centri diurni per la salute mentale, nonché di educatori professionali socio-sanitari o di terapisti della riabilitazione psichiatrica.
La vicepresidente della commissione Annamaria Bigon (Pd) ha posto all’attenzione della commissione il problema di reperire il personale per garantire le attività dei 105 centri diurni presenti in Veneto. “Bene i criteri di omogeneità perché i centri siano presenti in tutte le aree del Veneto – ha aggiunto Bigon – ma va implementata anche la rete dei servizi alle famiglie, nel territorio. Ecco perché investire nelle figure professionali appare una priorità assoluta nell’ambito della salute mentale”. Sul nuovo modello organizzativo dei centri diurni per la salute mentale la commissione ascolterà la voce delle associazioni e degli enti interessati la settimana prossima.
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