In marcia per la pace. Sabato diverse associazioni in corteo per dire no alle guerre
17 Ottobre 2022 03:30
Continuano, anzi aumentano le preoccupazioni legate al conflitto tra Russia e Ucraina. Per questo, la coalizione “Europe for Peace”, a livello nazionale formata dalle principali reti per la pace con l’adesione di centinaia di associazioni e sindacati, torna nuovamente nelle piazze italiane per dire basta all’escalation militare che ha portato il conflitto armato alla soglia critica della guerra atomica.
Anche a Piacenza l’appello è stato accolto e decine di associazioni si sono mobilitate per organizzare la manifestazione “Piacenza in marcia per la Pace” che si terrà sabato 22 ottobre – ritrovo previsto alle 16.15 davanti ai giardini della stazione, lato monumento a Garibaldi – dove partirà il corteo che si concluderà in Piazza Cavalli. I promotori si aspettano un ampia partecipazione e invitano a intervenire esclusivamente con bandiere della pace o striscioni e cartelloni analoghi. Non sono ammesse, invece, bandiere o simboli di partito.
Diverse le associazioni promotrici, tra cui Acli, Anpi, Arci, Associazione Arcangelo Dimaggio , Attac, Avé, Cgil, Centro Antiviolenza donne, Collettivo Permanente Piacenza, Coop Infrangibile, CPP,Fabbrica e Nuvole, Fiorenzuola Oltre i confini, Gap, Lab. Pop. Cult. Art., Legambiente, Mce, Mondo Aperto, Progetto Mondo Mlal, Rete Radié Resch, Unicef, Volontari Emergency.
Per annunciare la mobilitazione a favore della pace, gli organizzatori hanno stilato una serie di punti che riportiamo di seguito:
· La minaccia nucleare incombe sul mondo. È responsabilità e dovere degli stati e dei popoli fermare questa follia. L’umanità ed il pianeta non possono accettare che le contese si risolvano con i conflitti armati. La guerra ha conseguenze globali: è la principale causa delle crisi alimentari mondiali, ancor più disastrose in Africa e Oriente, incide sul caro-vita, sulle fasce sociali più povere e deboli, determina scelte nefaste per il clima e la vita del pianeta. La guerra blocca la speranza di un avvenire più equo e sostenibile per le generazioni future. Questa guerra va fermata subito
· Condanniamo l’aggressione russa, rispettiamo la resistenza ucraina, ci impegniamo ad aiutare, sostenere, soccorrere il popolo ucraino, siamo a fianco delle vittime.
· Siamo con chi rifiuta la logica della guerra e sceglie di utilizzare altri strumenti. Siamo vicini e solidali con chi è costretto ad abbandonare le proprie case, il proprio lavoro, vittime di bombardamenti, violenze, discriminazioni, stupri, torture.
· La guerra si avvia a diventare un conflitto globale tra blocchi militari con drammatiche conseguenze per la vita e il futuro.
· Occorre cercare una soluzione negoziale, ma non si vedono sinora iniziative politiche né da parte degli Stati, né da parte delle istituzioni internazionali e multilaterali. E’ necessario che il nostro Paese, l’Europa, le Nazioni Unite operino attivamente per favorire il negoziato avviando un percorso per una Conferenza internazionale di pace che, basandosi sul concetto di sicurezza condivisa, metta al sicuro la pace anche per il futuro.
· Insieme con Papa Francesco diciamo: “Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma concordate, giuste e stabili”.
· Le armi non portano la pace, ma solo nuove sofferenze per la popolazione. Non c’è nessuna guerra da vincere: noi invece vogliamo vincere la pace.
· Occorre garantire la sicurezza condivisa.
· Le guerre e le armi puntano alla vittoria sul nemico ma non portano alla pace: tendono a diventare permanenti ed a causare solo nuove sofferenze per le popolazioni. Bisogna invece far vincere la pace, ripristinare il diritto violato, garantire la sicurezza condivisa. Non esiste guerra giusta, solo la pace è giusta. La guerra la fanno gli eserciti, la pace la fanno i popoli.
· L’Italia, la Costituzione, la società civile ripudiano la guerra. Insieme esigiamo che le nostre istituzioni assumano questa agenda di pace e si adoperino in ogni sede europea ed internazionale per la sua piena affermazione.
Inoltre riteniamo giusto esprimere piena solidarietà a tutte e tutti coloro che, nonostante la dura repressione, continuano a chiedere, in Iran, il rispetto delle libertà fondamentali, l’uguaglianza, la giustizia sociale e la fine di un sistema patriarcale oppressivo. La cruenta uccisione della ventiduenne Mahsa (Zhina) Amini, curdo-iraniana, da parte della polizia morale (Gasht-e Ershad, la pattuglia della morte) lo scorso 16 settembre, ha reso particolarmente visibile, a livello internazionale, l’oppressione delle donne nel sistema patriarcale iraniano.
© Copyright 2024 Editoriale Libertà
NOTIZIE CORRELATE