A 82 anni aggiusta il tempo tra i cucù. “I giovani vogliono l’orologio del nonno”
17 Ottobre 2022 05:10
Di mestiere aggiusta il tempo. A ottantadue anni, Giuliano Cerutti apre ogni giorno in via Beverora 26 una finestra senza orario se non quello delle pendole, dei cucù, dei grammofoni mignophone del 1925 in pelle per dischi da venticinque centimetri, delle sveglie con i bersaglieri vecchie di un secolo, ognuna col suo tempo, senza sintonia ma l’effetto di un’orchestra di cui l’orologiaio ne è l’indiscusso e abile maestro.
Aprì il suo primo negozio, a Casale in via Garibaldi, a 26 anni, e finì anche tra le cronache diLibertà, in un pezzo a firma Gianfranco Scognamiglio. Era il 1967, stupiva il fatto che Cerutti, allievo per anni degli esperti orologiai della Savoia francese e a sua volta orologiaio-pendolare tra Basilea, Costanza e la Foresta Nera, trovasse come un segugio i pezzi di ricambio per le pendole d’antiquariato.
Ora il tempo lo si cerca sul telefonino, sul computer, alla televisione, eppure lui c’è, resta, lo ferma, mette e toglie ingranaggi, e intanto racconta, da quando mandò a quel paese un francese che insultava gli italiani mentre lui lavorava a cottimo, ai giovani che gli si affacciano dalla vetrina usciti da scuola, “Mi ripari l’orologio del mio nonno?”.
“A volte lo trovano nei cassetti, c’è una riscoperta del senso del vintage, c’è voglia di revival”, precisa. “Il settore commerciale dopo la pandemia si è diviso in due. Alto alto, basso basso. Si passa dall’usa e getta a quel che non getteremo mai più. Ora vado avanti. Finché posso sto qui”, prende fiato. “Se tu fai questo mestiere lo fai perché ti piace, ti tiene legato. Hai quell’ambizione di dire “Io ce la faccio””.
Tutta l’intervista di Elisa Malacalza oggi su Libertà in edicola
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