CRV – Finco (Lega-LV): “Invertire il calo demografico nelle Regioni UE”
03 Novembre 2022 16:01
“Il tema della denatalità e delle politiche poste in essere per far fronte al calo demografico sono questioni quantomai attuali che affliggono non solo le nostre splendide Regioni, ma anche il nostro Stato e i paesi europei. Per questo motivo ho indetto quest’oggi un evento, da me fortemente voluto, per mettere al centro e per analizzare un problema non più trascurabile e che richiede la nostra attenzione immediata”. Sono le parole del Vicepresidente del Consiglio regionale del Veneto Nicola Finco che ha introdotto il convegno ‘Come le politiche di coesione possono contribuire a invertire l’evoluzione demografica delle regioni dell’Unione Europea?’ tenutosi oggi a Venezia presso palazzo Ferro Fini, sede dell’Assemblea legislativa veneta, e diretto, in qualità di coordinatore del gruppo di lavoro cohesion policy nell’ambito della Calre – Conferenza delle Assemblee Legislative Regionali Europee.
Il gruppo di lavoro ha visto tra i relatori: il prof. Gian Carlo Blangiardo, Presidente dell’Istat, sul tema ‘Denatalità e politiche regionali per la famiglia’; il prof. Stefano Campostrini, ordinario di Statistica Sociale presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, sul tema ‘Denatalità e invecchiamento della popolazione. Veneto, Italia e Europa. Le sfide da affrontare’ e il dott. Gordon Buhagiar, Programme manager per il Veneto e la Provincia Autonoma di Trento, Unità Italia e Malta – Direzione Generale di Politica Regionale e Urbana della Commissione Europea, a proposito del contributo della politica di coesione nell’affrontare le sfide demografiche.
“I dati che provano questa situazione – ha ricordato il Vicepresidente Finco – sono pubblici: dopo il baby-boom degli anni Sessanta e il lieve incremento degli anni 2000, è seguito un costante calo che ha portato nel 2021 a registrare nella nostra Regione appena 32.771 nascite: nel 1960 le nascite erano state 79.505. Questa crisi coinvolge l’Italia e l’Europa che ha visto scendere negli ultimi dieci anni il suo tasso di natalità medio (UE27) dai 10,4 nati per mille abitanti ai 9,1 nati. In questo periodo solo due Paesi hanno aumentato il numero di nuovi nati, Germania ed Ungheria, e solo in uno il numero è rimasto stabile, l’Austria. L’Italia, tra i Paesi europei, è il Paese con il tasso di natalità più basso (6,8%). Il Veneto purtroppo ha un indice ancor peggiore, pari allo 6,7%. Una delle cause più recenti di tale problematica è il fattore economico: incertezza dei mercati, la pandemia, o l’attuale crisi europea del gas, hanno causato una minor capacità reddituale delle famiglie, costrette a ridimensionare la propria volontà di fare figli: ne è la dimostrazione l’indice relativo al numero medio di figli che una donna mette al mondo, pari a 1,46 nel 2008 e ridotto nel 2020 all’1,24 (1,28 in Veneto). Allo stesso tempo, l’esigenza di una stabilità economica porta la famiglia a procrastinare la maternità ad un’età più avanzata, contribuendo così alla riduzione dell’arco temporale di fecondità per la donna e di conseguenza all’abbassamento della natalità. Gli effetti di questo fenomeno saranno di larga scala e interesseranno il welfare familiare, il mercato del lavoro, l’assetto geopolitico e strategico-militare dell’Europa”.
“Per affrontare questo problema – ha osservato Finco – è necessario rafforzare i sistemi di tutela della famiglia e di incremento delle nascite. Servono azioni concrete sotto il profilo economico nei primi anni di vita del neonato, così da dare maggior certezza alla persona nella scelta di questo percorso. Una famiglia che ha la garanzia di poter stare a fianco del proprio figlio, soprattutto nel primo periodo della sua vita, è una famiglia maggiormente disposta a compiere questa scelta e a contribuire così alle nascite, soprattutto in giovane età. Un primo passo è stato fatto di recente con l’approvazione della legge nr. 32 del 7 aprile 2022 che delega il Governo italiano a introdurre misure di sostegno e valorizzazione della famiglia, tra le quali ad esempio l’erogazione di contributi destinati a coprire, anche per l’intero ammontare, il costo delle rette relative alla frequenza dei servizi educativi per l’infanzia. Credo inoltre che sia indispensabile potenziare i percorsi informativi e alternativi per le nascite quali i consultori, le reti per la procreazione medicalmente assistita, le reti di screening per la prevenzione primaria e l’identificazione e cura dei fattori di rischio associati all’infertilità: percorsi che dovrebbero essere gratuiti e accessibili alle famiglie”.
“Non bisogna però dimenticare l’altra faccia della questione demografica – ha aggiunto il Vicepresidente – ovvero: l’aumento del tasso d’età della popolazione. Si stima che nel 2050 la quota di ultra sessantacinquenni sarà il 35,9% della popolazione totale: tra il 2001 e il 2021 questa quota è aumentato del 5% (dal 16% al 21%). L’aumento dell’aspettativa di vita, così come il rapporto sempre più sfavorevole tra popolazione attiva e non attiva, avrà delle conseguenze dirette sull’onere socioeconomico correlato alle cure, all’assistenza e alle spese previdenziali destinate alla popolazione anziana. Per affrontare questa sfida credo sia indispensabile riassettare il sistema di assistenza socio-sanitaria prediligendo l’intervento sul territorio e cercando di diminuire i percorsi di ospedalizzazione. In questo senso, le forme di contributo per l’assistenza domiciliare (come l’I.C.D. – Impegnativa di cura domiciliare), il contributo ai Caregiver (definiti dal Decreto Ministeriale 27.10.2020 come “le persone che assistono i familiari non autosufficienti nel proprio domicilio”) sono strumenti validi per incentivare il coinvolgimento diretto dei privati nell’attività di assistenza delegata al sistema sanitario. Così come non si può dimenticare il ruolo fondamentale delle residenze assistenziali per anziani (RSA), le quali soprattutto in questo periodo, sopportano costi aggiuntivi che stanno mettendo in crisi i loro conti economici. Tali strutture sono una realtà fondamentale per il nostro territorio e per il ruolo che ricoprono durante la terza età, motivo per il quale credo sia indispensabile un loro potenziamento e coinvolgimento diretto nella programmazione”.
“Il nostro sguardo – ha concluso Finco – in Regione, in Italia, nell’Unione Europea, deve essere rivolto verso queste tematiche per capire qual è la situazione odierna e in che modo gli Enti di governo dei territori siano intervenuti o si stiano preparando ad affrontare queste sfide”.
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