CRV – Consiglio regionale approva piano triennale per i veneti nel mondo
22 Novembre 2022 17:29
Rinsaldare e rivitalizzare i legami con ‘l’altro Veneto’, con i milioni di veneti emigrati in altri paesi e continenti: è l’obiettivo chiave del piano triennale degli interventi 2022-24 per i veneti nel mondo approvato dal Consiglio regionale del Veneto con 38 voti a favore e 10 astensioni. “Il piano regionale dà attuazione alla legge 3/2003 sui veneti nel mondo e dettaglia le iniziative per tenere vivi i legami istituzionali con le comunità dei corregionali che si sono trasferiti all’estero: sono loro i primi portavoce della cultura veneta nel mondo”, ha spiegato il relatore Stefano Giacomin, dell’intergruppo leghista. Secondo i dati Aire, l’anagrafe degli italiani all’estero, i veneti residenti all’estero nel 2019 erano 457 mila, pari al 9,4 % dei residenti nella nostra regione. In meno di dieci anni – si legge nella relazione che accompagna il piano – le iscrizioni Aire sono quasi raddoppiate e il Veneto risulta essere la seconda regione in Italia per numero di espatri.
“Oggi ad andarsene dal Veneto sono soprattutto i giovani, i laureati, i professionisti che sanno di poter trovare all’estero migliori opportunità. Nel 2019 gli espatri dal Veneto sono stati oltre 15 mila, il 13,3% in più rispetto al 2018. Il Veneto dovrebbe guardare anche a loro e, prima ancora di favorirne il rientro, creare le condizioni perché non se ne debbano andare”, ha replicato dai banchi dell’opposizione Elena Ostanel (Il Veneto che vogliamo), vicepresidente della commissione Cultura e relatrice di minoranza del provvedimento. “Il Veneto investe appena 3 euro pro capite per il rientro dei ‘cervelli’ veneti dall’estero – ha denunciato – Il piano riserva 50 mila euro per far rientrare i giovani veneti che emigrano all’estero, rispetto ai 320 mila euro dedicati a promuovere i legami culturali e identitari con le comunità di emigranti di origine veneta”. Secondo Ostanel “il piano regionale investe troppo per le comunità all’estero e troppo poco per favorire il rientro dei veneti. L’efficacia di questa legge si commenta da sola: nel triennio appena concluso la Regione ha sostenuto il rientro di 19 persone e finanziato 4 borse di studio universitarie”.
Cosa prevede il piano triennale 2022-24. Il documento disegna le linee di indirizzo, spetterà poi i piani annuali declinare in concreto risorse e azioni. La Regione Veneto punta a valorizzare la cultura veneta nel mondo come asse di promozione internazionale del ‘sistema Veneto’, in collaborazione con il sistema delle Camere di commercio. La rete del ‘sistema Veneto’ è rappresentata dalle associazioni, dai circoli, dai comitati e dalle federazioni degli emigrati, in patria e all’estero: la Regione ne sostiene attività e funzionamento con contributi; promuove ogni anno la riunione della Consulta dei veneti nel mondo e il Meeting dei giovani veneti e oriundi veneti e organizza la Giornata annuale dei veneti nel mondo. Il secondo asse strategico del piano è rappresentato dai giovani, definiti “protagonisti di una nuova emigrazione”. Si prevedono scambi culturali, master universitari per gli oriundi veneti e interventi formativi nelle scuole della regione, per far conoscere la storia del fenomeno migratorio in Veneto. Le altre linee di indirizzo del piano sono la valorizzazione della cultura e delle tradizioni venete nel mondo (attraverso l’associazionismo, gemellaggi tra comuni, programmi di turismo sociale per gli emigrati over 65 che vengono a visitare la terra d’origine dei loro avi) e il sostegno al rientro dei veneti all’estero con contributi per le spese di viaggio e di prima sistemazione.
Il dibattito. Al centro del confronto tra maggioranza e opposizione l’attenzione ai giovani veneti che vanno all’estero e la capacità attuale di attrazione del Veneto, ma anche l’impianto identitario del provvedimento. La vicepresidente del Pd Vanessa Camani ha puntato il dito sulle “contraddizioni di un piano che dà priorità ai contributi alle associazioni di veneti all’estero, invece di privilegiare il rientro; che finanzia borse di studio in paesi lontani per i veneti di quinta generazione, mentre non ci sono soldi nel bilancio regionale per gli studenti meritevoli iscritti negli atenei della regione; che promuove nelle scuole un’’operazione nostalgia’ sulla storia dell’emigrazione veneta dei secoli scorsi, senza far comprendere le analogie con gli attuali migranti economici”.
Critiche sono arrivate anche da Erika Baldin (M5S): “Il tasso attuale di emigrazione giovanile in Veneto supera di sei volte la media nazionale. Obiettivo prioritario della Regione dovrebbe essere il rientro dall’estero dei 10 mila giovani veneti emigrati in questi anni”. Per lo speaker dell’opposizione Arturo Lorenzoni, “chi ha titoli di studio emigra da questa regione per necessità. Il Veneto oggi non è più attrattivo per i giovani”.
In difesa della coerenza del piano hanno preso la parola Francesca Scatto, presidente leghista della commissione Cultura, che ha ricordato che la gestione dei flussi migratori è competenza dello Stato, Giuseppe Pan, capogruppo della Liga veneta per Salvini (“bene supportare l’associazionismo dei veneti nel mondo”, “i veneti hanno esportato nel mondo il lavoro, non mafia e criminalità” e “non va enfatizzata la ‘fuga di cervelli’: c’è chi va a fare il cameriere a Londra”) e Marzio Favero (Lega): “I parallelismi tra l’emigrazione di ieri e quella di oggi sono azzardati, una corretta analisi storica deve evidenziare analogie e diversità: ieri si emigrava per fame, oggi non più – ha ribadito Favero – La storia dell’emigrazione veneta va insegnata – ha ribadito Favero – perché solo la memoria garantisce l’unità e l’identità di un popolo. Svilire la storia dei veneti negando loro l’identità di popolo, significa non cogliere la ricchezza e la pluralità di culture di cui è costituita l’Italia”. Anche il capogruppo di Fratelli d’Italia Enoch Soranzo ha espresso condivisione al piano e ha definito “inappropriate” le osservazioni di chi ha spostato il ‘focus’ del confronto sulla ‘fuga dei cervelli’ e sul problema ‘borse di studio’.
Puntualizzazioni critiche contro gli stereotipi sugli emigrati di ieri e i migranti di oggi sono arrivate dal capogruppo dem Giacomo Possamai e da Jonatan Montanariello (Pd).
L’assessore ai flussi migratori Cristiano Corazzari ha riposizionato il perimetro del provvedimento: “Il piano dà attuazione ad una legge del 2003 volta a sostenere l’associazionismo dei veneti nel mondo e a favorire il rientro degli emigrati e dei loro discendenti. Quella legge è nata in un contesto di grave crisi di alcuni paesi di emigrazione, ricordiamo tutti la crisi argentina – ha ricordato Corazzari – e non può avere come obiettivo il contrasto al nuovo fenomeno dei cervelli in fuga”.
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