CRV – Bilancio 2023: opposizioni in Consiglio, “manovra insoddisfacente e senza coraggio
13 Dicembre 2022 16:26
“Un bilancio insoddisfacente, inadeguato rispetto alle esigenze attuali del Veneto. Non si può guidare guardando solo nello specchietto retrovisore”. Così lo speaker dell’opposizione in Consiglio regionale, Arturo Lorenzoni, bolla la manovra di bilancio della Regione Veneto per il 2023-25. Nella pausa dei lavori consiliari, i consiglieri dell’opposizione replicano – a mezzo stampa – alle dichiarazioni del presidente Zaia. E mettono al centro del dibattito quella che considerano la “necessaria manovra emendativa”: introdurre l’addizionale regionale Irpef per ridare ossigeno alla capacità di spesa e di investimento della Regione. Tre gli emendamenti-chiave con cui i gruppi di opposizione provano in queste ore a incalzare la maggioranza sulla possibilità di ripristinare la tassazione regionale sui redditi delle persone fisiche superiori ai 50 mila euro annui: il primo prevede un incremento dello 0,5% della quota regionale dell’addizionale Irpef, il secondo dell’1%, il terzo dell’1,5%. Così facendo, il gettito complessivo aumenterebbe tra i 35 e i 105 milioni l’anno. “Non è vero che la Regione del Veneto non mette le mani nelle tasche dei contribuenti – afferma Lorenzoni – In realtà le continua a mettere tutte le volte che una famiglia deve pagare una retta di asilo nido, una retta di casa di riposo, l’abbonamento del bus o non può beneficiare della borsa di studio pur avendone diritto e merito”. “Se il Veneto non fosse tax-free come ama dire il presidente Zaia ma applicasse una piccola addizionale sui contribuenti con più di 75 mila euro di reddito – esemplifica Elena Ostanel, capogruppo de Il Veneto che vogliamo – basterebbero 6 euro in più di tasse al mese per coprire il costo delle borse di studio universitario per tutti gli studenti idonei. Un altro esempio? Le rette degli asili nido potrebbero costare 50 euro al mese in meno, a fronte di un maggior onere fiscale per le sole famiglie abbienti di 30 euro al mese. Introdurre la quota regionale dell’addizionale Irpef significa garantire la possibilità di investire. Alla fine dei conti, non è un costo, ma un risparmio”.
“In tempo di inflazione e di shock economico – prosegue nel ragionamento Cristina Guarda di Europa Verde – chi guadagna di più ha il dovere di contribuire alla solidarietà e alla coesione sociale. La nostra proposta prevede un contributo modesto dai 150 ai 500 euro l’anno. Invece, per non voler applicare l’addizionale regionale, il bilancio 2023 della Regione taglia di 5 milioni il capitolo per il diritto allo studio, riduce di 30 milioni gli stanziamenti per la tutela ambientale e idrogeologica, e asciuga di 22 milioni gli investimenti per l’energia”.
Per Erika Baldin del M5S la manovra finanziaria della Regione “manca di coraggio” e di “capacità di scelta”. “Si è scelto di lasciare 4 miliardi di euro in 12 anni nelle tasche dei più ricchi – calcola la capogruppo pentastellata – negando così il diritto allo studio ai meritevoli, privando gli studenti di abbonamenti agevolati ai trasporti, le associazioni di volontariato per anziani e disabili di contributi per fronteggiare il caro-carburante, rinunciando ad assumere tecnici e ispettori negli Spisal in una regione che è maglia nera per numero di morti e incidenti sul lavoro”. “L’impressone è che anche il presidente Zaia pensi che utilizzare la leva fiscale dell’addizionale Irpef sia la cosa giusta, ma gli trema la mano”, conclude il capogruppo del Pg Giacomo Possamai. “Sembra che questa Regione funzioni con il pilota automatico: se il criterio per decidere una scelta di investimento è avere l’accordo di tutti, allora non si farà mai nulla. Rischiamo di pagare molto cara la mancanza di coraggio del presidente della Regione: alla fine del regno Zaia, il Veneto arriverà stremato”.
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