CRV – A palazzo Ferro Fini la testimonianza del professor Boris Zabarko, sopravvissuto all’Olocausto
06 Febbraio 2023 16:23
Palazzo Ferro Fini ha ospitato oggi la testimonianza di un sopravvissuto all’Olocausto: Boris Zabarko, professore e presidente dell’Associazione All- Ukrainian Association of Jew- former ghetto prisoners and Nazi concentration camps.
L’incontro, organizzato dall’associazione ‘Cristiani per Israele- Italia’, è stato fortemente voluto dalla consigliera regionale Elisa Venturini (FI). Conclude la serie di iniziative che, come ogni anno, il Consiglio regionale del Veneto promuove per celebrare il Giorno della Memoria.
“E’ con grande piacere e autentica commozione che diamo il benvenuto al professor Boris Zabarko – ha esordito Elisa Venturini – che ci onora con la sua presenza, portandoci testimonianze di sofferenza e sopravvivenza legate alla tragedia della Shoah. Abbiamo anche il piacere di avere con noi il Rabbino capo della comunità di Venezia, il Rav Alberto Sermoneta, e il dott. Stefano Ferrarese, presidente della Nuova UDAI. Ringrazio in particolare la dottoressa Edda Fogarollo, presidente dell’associazione ‘Cristiani per Israele- Italia’, vera cultrice della storia della Shoah, che ha voluto condividere con noi quella figura straordinaria che è Boris Zabarko e che ha organizzato questo incontro che per noi riveste un’importanza straordinaria. Mi ha sempre impressionato il fatto che i nazisti usavano, per descrivere le loro azioni, termini asettici, quasi per cercare di limitare il peso della responsabilità di quanto stavano perpetrando. Purtroppo, restano sempre meno testimoni dell’Olocausto e proprio per questo è fondamentale, anche grazie a loro, preservare la memoria; è importante raccontare, utilizzare le parole di coloro che sono sopravvissuti, persone che possono dire esattamente, con il giusto carico emotivo e umano, quello che hanno sperimentato. Perché le cose esistono solo se vengono nominate: ecco perché vanno raccontate. Lo sterminio messo in atto dai nazisti in realtà è stato solo un tentativo di annientamento di un popolo, perché fino a quando avremo persone che raccontano quei tragici fatti, potremo essere sicuri che quel tentativo non è stato portato a termine, che c’è ancora un futuro, una speranza. La Storia è sempre maestra di vita: dobbiamo cercare di serbare quel patrimonio di conoscenze che ci può consentire di saper leggere la realtà”.
“Ricordo che il professor Zabarko proviene da una terra oggi martoriata: l’Ucraina – ha aggiunto Venturini – Questa iniziativa rientra nell’ambito di una serie più ampia di eventi organizzati per celebrare il Giorno della Memoria. Come Consiglio regionale riteniamo di essere chiamati a promuovere iniziative che possano tenere sempre alta l’attenzione su quanto accaduto in passato, su fatti storici che presentano un grande valore, in termini di umanità ed esperienze vissute dalle persone sulla propria pelle. Per noi, oggi, queste testimonianze sicuramente costituiscono un prezioso bagaglio storico e culturale che ci permette di affrontare con consapevolezza il presente. Perché determinati fatti non devono più accadere”.
La professoressa Edda Fogarollo, presidente dell’associazione ‘Cristiani per Israele- Italia’, ha ricordato che “il sodalizio è stato fondato 12 anni fa in Italia, ma ha origine in Olanda, 44 anni or sono. La mission dell’associazione è creare relazioni tra ebrei e cristiani. Aiutiamo in particolare gli ebrei a tornare in Israele: questo è un fondamento biblico annunciato da tutti i profeti nella Torah. Lavoriamo per preservare la storia dell’Olocausto e diffonderla in tutti i territori, soprattutto nell’Europa dell’Est e in Ucraina in particolare, un paese che ha conosciuto una storia drammatica, ancora poco nota in Occidente. Abbiamo avuto l’onore di incontrare il professore Boris Zabarko nel 2018 e da allora siamo in contatto: ci siamo impegnati a tradurre in italiano due suoi volumi di testimonianze e documenti sulla storia della Shoah in Ucraina: ‘Life in the shadow of death’. Crediamo sia giusto e importante che gli italiani possano conoscere quanto è accaduto in quel territorio. Purtroppo l’Ucraina è stata una terra piena di fosse comuni, solo per farvi comprendere l’immensità della tragedia dell’Olocausto. E abbiamo appena pubblicato un libro sulla storia di una ragazza sopravvissuta all’Olocausto, di Odessa, che per 27 mesi ha trovato rifugio sottoterra e alla fine si è salvata”.
Il professor Boris Zabarko, nel suo intervento, ha ricordato le esperienze più drammatiche vissute personalmente, assieme alla comunità degli ebrei ucraini, durante la Seconda Guerra Mondiale. Ha fatto un parallelismo con il conflitto che oggi sta imperversando in Ucraina. “Purtroppo, dopo 80 anni, alla fine della mia vita, sono costretto a vivere un’altra tragedia dopo quella dell’Olocausto: ma per fortuna oggi non siamo soli, come in passato, in quanto l’Ucraina può contare sull’appoggio di paesi amici, come Italia, Inghilterra e Stati Uniti, che ringrazio per il supporto che ci stanno assicurando”.
Il professor Zabarko ha sottolineato l’importanza di ricordare, di preservare la memoria della Shoah, “anche perché il 34% degli europei non sa dell’Olocausto e in Germania solo il 40% dei giovani conosce quei tragici fatti. Per questo è fondamentale raccogliere le testimonianze dei sopravvissuti all’Olocausto per trasmetterle alle nuove generazioni. Solo se conserveremo la memoria potremo sperare che la Storia non abbia a ripetersi”.
Boris Zabarko ha confessato “tutta la mia felicità per essere sopravvissuto”, ma “di portare il peso, il dolore, la tristezza e la vergogna di essere scampato alla morte a differenza di tantissime persone care che invece hanno perso la vita. È da 80 anni che porto sulle spalle questo pesante fardello. È importante che il Mondo possa conoscere non solo quello che è avvenuto in Europa occidentale, come ad Auschwitz e in tanti altri Campi di sterminio, ma anche nell’Europa dell’Est e in Ucraina in particolare”.
“Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’obiettivo dei nazisti era distruggere, annientare gli ebrei, la loro civiltà, la loro cultura – ha ricordato il sopravvissuto – Sono stati uccisi un milione e cinquecentomila ebrei, dai bambini piccolissimi agli anziani, con i metodi più vari: camere a gas, Campi di concentramento, fucilazioni di massa, ma anche creando condizioni di vita disumane in cui era proprio impossibile sopravvivere. Vivevamo senza corrente elettrica, al freddo, patendo la fame, esposti a malattie, subendo umiliazioni quotidiane. Abbiamo sperimentato condizioni di vita per cui un umano smette di essere tale. In Transnistria, dove vivevamo noi, sono stati deportati dalla Romania circa 7 mila ebrei: donne, bambini, ma anche molti professionisti che si erano laureati all’Università di Bucarest. In una sola stanza, arredata in modo spartano, vivevano assieme anche dodici persone. Le case e le persone stesse erano contrassegnate dalla stella a sei punte e, dopo la costituzione del Ghetto, chi cercava di uscirvi veniva immediatamente fucilato. Ero un bambino quando ho assistito a una tragedia immane: ricordo una Sinagoga, al cui interno erano ammassati corpi, tra cui quelli di molte donne che i bambini cercavano inutilmente di risvegliare….una immagine, questa, purtroppo molto comune in quel periodo. Si toglievano anche i vestiti ai morti prima di seppellirli per poterli scambiare con qualcosa d’altro: latte, pane, patate, carote….”.
Il Rabbino Capo della comunità di Venezia, il Rav Alberto Sermoneta, ha affermato “il dovere di stare in silenzio di fronte a queste drammatiche testimonianze, ascoltando con attenzione quanto questi pochissimi reduci ci raccontano. I sopravvissuti sono esseri sacri perché ci permettono di far conoscere la Shoah, una tragedia che non è stato Dio a volere ma è stata perpetrata dagli uomini. E oggi c’è il terrore che ciò che è stato abbia a ripetersi, non tanto per tentativi di negazionismo, ma per il dilagante disinteresse nei confronti dell’Olocausto, per la mancanza di coraggio di affermare la vera portata della Shoah. Solo se sapremo ascoltare le testimonianze dei sopravvissuti e ci sforzeremo di diffondere le esperienze tragiche da loro vissute, potremo sperare in un futuro migliore”.
Per il dott. Stefano Ferrarese, presidente della Nuova UDAI, “è necessario ricordare la Shoah, portando le drammatiche testimonianze dei sopravvissuti nelle scuole, nelle università, all’interno dei posti di lavoro, in politica: perché fare memoria è vivere”.
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