La commedia leggerissima che anticipa la primavera: “Mixed by Erry”

Dopo la trilogia di “Smetto quando voglio” e “L’incredibile storia dell’Isola delle Rose”  Sydney Sibilia torna con un’altra storia di perdenti di successo: la storia vera dei fratelli Frattasio, che negli anni’80 da un basso di Napoli diventano imprenditori miliardari grazie alle cassette pirata di Enrico “Erry” Frattasio.

Da Forcella, dalla casa dove il padre continua a fabbricare whisky clandestino con l’aiuto dei figli, Peppe, Angelo e Erry riescono a trasformare i mix del wannabe deejay in un impero, che arriverà prima a conquistare il sud e poi a sbarcare a Milano, dove un milanesissimo Gifuni nei panni di un boss di una casa discografica li convincerà a diventare il loro unico fornitore.

Dal quartiere sbarcano in città, da un negozio arrivano a dieci laboratori: il “falso originale” è praticamente legalizzato (le leggi contro la pirateria arriveranno solo a metà dagli anni ’90) e l’unico che si incaponisce a cercare di incastrare i responsabili è l’Ispettore Fortunato Ricciardi (Francesco Di Leva).

Una storia leggera leggera, dal taglio decisamente commerciale (proprio come nei film super commerciali, ci sono due scene dopo i titoli di coda), ma è fresca e piacevole, con il perfetto look degli anni ’80, un periodo storico così imbarazzante dal punto di vista estetico che l’unica fortuna che abbiamo è che non c’erano i telefoni che facevano le foto e quindi delle nostre orrende pettinature, felpe, calze di spugna flou, fasce per i capelli e altri accessori orrendi le testimonianze sono poche, e hanno già le sembianze delle foto d’epoca dei nostri antenati, e sono già infilate in altrettanto orrendi album fotografici con in copertina Hello Kitty.

Soprattutto il film ha le facce giuste: i tre fratelli, interpretati da Luigi D’Oriano, Giuseppe Arena e Emanuele Palumbo, hanno quell’aria a metà tra lo smarrito e l’improvvisamente determinato che proprio nei giorni in cui è uscito “Laggiù qualcuno mi ama” riportano Troisi ancora di più in mezzo a noi.

È così leggera che potremmo anche definirla esile, e dire che i suoi personaggi sono abbozzati e forse anche caricaturali: ma se mi guardo intorno e penso alla commedia italiana degli ultimi anni, i titoli che mi sono piaciuti li conto sulle dita di una mano.

È così leggera che si esce dal cinema contenti, per non cadere dentro al buco nero che sta ad un passo da noi.

 

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