“Dreamwalker, dietro ai sogni”, un mistero celato tra il sonno e la veglia
28 Aprile 2023 20:18
“Dreamwalker, dietro ai sogni”, è la prima opera del giovane Marco Ramuschi, autore esordiente di ventidue anni che sa dimostrare una grande maturità narrativa nelle pagine del suo romanzo, pubblicato da Albatros il Filo. Ogni elemento che compone questa storia dai tratti esoterici e sovrannaturali ha il suo scopo anche quando può non sembrare rilevante in un primo momento: anche (e soprattutto) i sogni assumono un’importanza particolare e diventano pezzi fondamentali del puzzle di una trama ricca di mistero. Trama che il lettore vive dagli occhi del protagonista e con lui condivide il percorso alla scoperta dei segreti che si nascondono tra le pagine: né il protagonista né il lettore hanno idea di cosa celino le vicende che si susseguono e questo crea subito affinità, un legame emotivo con quel personaggio immaginario che però risulta plausibile e realistico nei suoi comportamenti. Reagisce con impazienza di fronte alle bugie, con timore nelle situazioni di pericolo (nonostante abbia anche i suoi momenti di coraggio e rivalsa), con curiosità, certo, ma anche moderazione: lui stesso afferma che il bello del suo lavoro, l’antropologia, è il fatto che possa essere svolto senza correre rischi, salvo poi essere smentito dagli eventi di cui si trova in balìa. Non è dunque un protagonista eroico per vocazione, non un personaggio bidimensionale che si getta a capofitto nel pericolo, quasi fosse consapevole di non poter essere sconfitto, tutt’altro: è sfaccettato, complesso e in qualche modo fragile, ma capace della forza necessaria a superare le proprie debolezze; è questo a renderlo umano e credibile, frutto della penna di un autore capace di osservare la realtà e scriverne un’ipotesi plausibile e affascinante.
È una storia di fantasia che si ambienta in Italia ai giorni nostri e dove l’elemento fantasy non è preponderante e subito riconoscibile, ma nascosto dietro a quei momenti onirici che rendono i confini tra il reale e l’immaginario sfocati, proprio come accade in un sogno: una dimensione in cui ogni contorno è labile e mutevole.
Da sempre l’uomo è stato attratto o incuriosito dalla natura dei sogni, che prendono forma malvolentieri, sono spesso sfuggenti e si scordano in fretta. Possono essere anche stranamente nitidi, confondersi con la realtà tanto da strappare un sospiro di sollievo o una grossa delusione al risveglio, quando si scopre che era semplicemente un sogno; sono spaventosi, piacevoli, caotici: sembra non vogliano seguire alcuna regola, eppure non mancano mai i tentativi di interpretarli, di leggerci qualcosa che potrebbe essere significativo. Spesso la dimensione del sogno è anche stata associata a quella divina, ipotizzando che sia proprio con gli occhi chiusi che si possa vedere la realtà che è celata allo sguardo e che dormendo si possa entrare in contatto con una realtà spirituale inaccessibile al corpo: è così che Marco Ramuschi si approccia a questa tematica, nascondendo “dietro ai sogni” significati occulti e inquietanti che trovano spazio anche nel mondo fisico.
Una creatura mostruosa originaria proprio di quel regno mutevole e indefinito è la minaccia che incombe sul protagonista, legato a lui da un contatto che avviene in sogno: così come il mondo da cui proviene, anche questo mostro è sfuggente non ha forma definita ma può assumerne diverse, ordinarie o spaventose. Un’entità che non segue alcuna regola se non il caos, sembra fatto della stessa materia dei sogni così come degli incubi: reali e inesistenti allo stesso tempo, spaventosi nonostante non possano fare alcun danno, ma in questo romanzo, troveranno la via per il mondo fisico.
Con una premessa intrigante e un ritmo narrativo in un primo momento rilassato, che sa prendersi il tempo per soffermarsi sui dettagli visivi degli eventi raccontati, Marco Ramuschi sa creare un’immediata curiosità. Le descrizioni minuziose non risultano mai eccessive, ma piacevoli ed evocative, riuscendo efficacemente a far immergere il lettore nella trama e si integrano perfettamente alla narrazione anche quando questa assume un diverso ritmo: già dal primo capitolo, l’iniziale tranquillità del romanzo viene gradualmente sostituita dall’incalzante susseguirsi di eventi che il protagonista non comprende fino in fondo, ma di cui si trova a essere un tassello fondamentale. Queste descrizioni non sono mai fini a loro stesse e non servono soltanto a costruire le immagini della storia, ma spesso contengono anche riflessioni che rivelano il punto di vista del protagonista e, probabilmente, anche alcuni dei pensieri dell’autore che ha riversato nei suoi personaggi una profonda emotività: “L’effetto acustico e visivo era come quello di una cattedrale, immensa, silenziosa e austera, nella quale anche il più leggero dei suoni riecheggia come la deflagrazione di una bomba, la cui navata viene interrotta solo dai raggi colorati sprigionati dalle miriadi di vetri incastonati alle loro gabbie sottili di piombo e metallo, composti da abili artigiani del passato in bibliche ed epiche scene di santi e cavalieri. Ma qui, tutta quella bellezza mi era negata, relegata a una mera composizione del mio subconscio, tuttavia indispensabile per spezzare la monotonia di quel luogo”, racconta il protagonista a proposito di un’officina, trasformandola in una meravigliosa cattedrale che è soltanto frutto della sua fantasia.
“Senza il mio fidato orologio presto la monotonia divenne noia, la noia si tramutò in angoscia. Mi sembrava di impazzire. Tra le mani tenevo un vecchio bullone, che avevo trovato a poca distanza da dove stavo, ingannando il tempo svitando e avvitando il dado lungo la vite. La parte peggiore della notte non è tanto il buio, o quello che il nostro cervello crede vi si celi, ma la solitudine. È quando non si ha nulla da fare, che la mente inizia a divagare, tirare fuori vecchi ricordi che credevamo di aver seppellito da tempo, e a porsi interrogativi ai quali non vorremmo mai rispondere”, conclude l’autore: è questo tipo di spessore che permea l’intera narrazione, dove ogni elemento trova il suo posto e dona immagini ricche di dettagli e spunti di riflessione, talvolta semplici e condivisibili, altre volte astratti e onirici così come i toni che assume la storia in determinati momenti.
Nonostante i toni onirici però, in questo romanzo non manca di certo l’azione: la trama procede anche tramite i sogni, ma non ci si deve per questo aspettare una storia statica, lenta ed eccessivamente introspettiva; la narrazione è molto dinamica e procede a ritmi sempre più serrati man mano che i misteri si sommano e cominciano a essere svelati.
La duplicità di quest’opera che tiene un piede nei sogni e l’altro nella realtà, che da una parte è riflessiva e dall’altra dinamica, rende la lettura intrigante e piacevole soprattutto per la naturalezza con cui questi due elementi in contrapposizione si sposano e convivono tra loro.
“Dreamwalker, dietro ai sogni” è un romanzo che sa stupire e incuriosire, capace di rendere credibile una storia di fantasia con immagini vivide e una trama intrigante.
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