Nuovi casi di peste suina, Delledonne: “Si rischia un disastro economico”
30 Giugno 2023 04:45
“L’uomo non deve temere nulla” parte da questo presupposto lo specialista in medicina veterinaria Marco Delledonne nel commentare il continuo propagarsi della peste suina africana sul territorio italiano. È di pochi giorni fa infatti la notizia del primo caso di cinghiale infetto ritrovato nella vicina Lombardia. Secondo Delledonne la strategia di contenimento messa in atto finora è stata inefficace. “La malattia – spiega l’esperto – non è trasmissibile all’uomo, ma se non arginata potrebbe causare danni incalcolabili al settore della suinicoltura”.
“In Sardegna la peste suina è presente dal 1978 – commenta l’ex direttore del dipartimento di sanità pubblica dell’Ausl di Piacenza -, ai sardi e ai turisti non è mai successo assolutamente nulla. Il problema è rilegato all’economia di un settore rilevante soprattutto nel nostro territorio”. Nella provincia di Piacenza sono censiti 40 stabilimenti di trasformazione e 249 allevamenti di suini con al loro interno oltre 128mila animali. La peste suina è altamente contagiosa e se arrivasse in pianura provocherebbe uno scenario allarmante sia dal punto di vista economico che ambientale.
“Sarebbe un disastro economico nazionale – il monito di Delledonne -. Le misure messe in atto non sono riuscite a delimitare nella zona alta la malattia”. Perchè? “A causa in particolare del ritardo o mancato posizionamento delle reti di contenimento, dell’assenza di ricerca delle carcasse infette, del mancato o approssimativo abbattimento dei cinghiali e della totale assenza di una rigida linea di comando centrale” spiega il professore. “La diffusione della peste suina nei territori dell’Oltrepò pavese e delle province di Piacenza e Parma aumenterebbe il rischio di ingresso della malattia in tutta la pianura Padana dove vengono allevati più di 5 milioni di suini” le sue parole.
Secondo Deledonne è quindi necessario che “la gestione dell’emergenza venga affidata a una struttura commissariale in sinergia con l’esercito, per delimitare l’area di propagazione attraverso abbattimenti e accertamenti sulle carcasse di cinghiali”. Oltre al rischio economico preoccupa anche l’impatto ambientale: “In caso la pandemia si propagasse negli allevamenti della pianura Padana, come verrebbero smaltiti i suini morti?” Si chiede l’ex direttore dell’Ausl.
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