“L’altra metà del cielo”, la magia dell’incontro tra il maschile e il femminile
28 Giugno 2023 13:55
È molto comune, da bambini, che il mondo maschile e quello femminile rimangano separati, distanti: si tende a giocare e trascorrere il tempo dividendosi nelle due rispettive “fazioni”, le quali, pur essendo in realtà molto prossime, si muovono come due linee parallele. Il momento dell’incontro ha qualcosa di magico, perché segna, in certa misura, un confine: crescono la curiosità, gli interessi, il bisogno di entrare in contatto con l’altro da sé e scoprire quanto esso abbia da donare. Il romanzo d’esordio di Franco Izzi ci permette di scorgere da vicino questa zona di contatto, lasciandoci scoprire, con gli occhi ingenui e increduli dei bambini, che cosa avviene “dall’altra parte”, quando a prevalere sono la curiosità e l’affetto.
“L’altra metà del cielo” (Gruppo Albatros il Filo, novembre 2022) ci racconta uno scenario a cavallo tra gli anni Quaranta e i Cinquanta del secolo scorso, quando i bambini uscivano da soli a giocare in strada, creando delle vere e proprie “bande” per ciascuna via. Bande divise con grande rigore: a sinistra del portone di casa – ci racconta l’autore – si ritrovavano i bambini, mentre le bambine si riunivano nell’angolo a destra. È un tempo di grande spensieratezza quello che leggiamo tra queste pagine, di giochi e goliardie. Succede però, a un certo punto, che l’equilibrio fino a quel momento creato venga disturbato da due ragazzini mai visti prima, più grandi e molto più impertinenti. La scelta del protagonista-narratore, di fronte alla brutalità dei giovani teppisti che seviziano le lucertole e gli altri animali, è radicale: se sono queste le condizioni per giocare con i maschi, da quel momento in poi giocherà con le femmine.
Da parte del gruppo delle bambine c’è un po’ di diffidenza – oltre allo scherno dei bambini che mal sopportano la decisione del loro amico – ma dopo pochissimo tempo lui si integra e inizia a scoprire che il mondo che fino a quel momento aveva sbirciato da lontano gli piace più di quanto pensasse: “Io mi muovevo legnoso lì in mezzo, ma l’imbarazzo man mano svaniva perché Annalena mi aveva preso sotto la sua protezione e mi istruiva teneramente. Le altre andavano deponendo la loro diffidenza e cominciavano a farmi sorrisi furbetti. Com’erano graziose le femmine. Contrapponevo il loro garbo alla disgustosa crudeltà dei maschi che torturavano animaletti indifesi e rimanevo incantato. Erano molto più carine dei maschi. Sembravano fiori di primavera coi loro vestitini colorati, uno diverso dall’altro. I maschi erano tutti uguali. Proiettato in quell’Eden che non sapevo esistesse lì a due passi, avevo trascorso un’ora stupenda che mi aveva fatto completamente scordare il malessere che mi aveva attanagliato. Al termine del gioco Annalena, con quel suo delizioso sorriso tra il timido e lo sfrontato, mi aveva chiesto se il giorno dopo sarei tornato a giocare con loro. «Sì!» avevo risposto pieno di entusiasmo. Ero tornato a casa felice”, scrive l’autore in questo tenero estratto.
“L’altra metà del cielo” offre l’opportunità unica di esplorare l’incontro del maschile con il femminile come tappa cruciale nella vita del protagonista. Il romanzo ci guida nel timido sentiero delle prime simpatie, dei primi fidanzamenti che fanno sentire “grandi” e della scoperta della mente e del corpo dell’altro, territorio inesplorato e oggetto di inesauribile curiosità. L’amore e l’amicizia, che sulle prime si confondono, riescono via via ad acquisire una propria definizione unica. Con Annaelena, che per prima lo aveva accolto nel gruppo delle bambine, il protagonista bambino stringe un vero e proprio fidanzamento, un legame capace di durare nel tempo, addirittura per qualche anno. È un rapporto che si manifesta evidentemente diverso da quello con Masino, il migliore amico di una vita. Rievocando i propri sentimenti e mettendo in gioco tutto sé stesso, Izzi ci mostra come queste esperienze siano fondamentali per la formazione della nostra identità e per comprendere appieno la complessità delle relazioni umane.
Nel corso del romanzo assistiamo a un naturale cambiamento nei legami dei protagonisti, mentre crescono e si sviluppano. I giochi, le corse e le marachelle dell’infanzia lasciano il passo a nuovi impegni e priorità: alcuni personaggi si allontanano, i rapporti mutano e si evolvono. Il processo di ricerca di identità acquisisce un ruolo centrale e risuona nell’esperienza di molti lettori. Izzi affronta questa tematica con un velo di malinconia, consapevole dell’inevitabilità di un percorso umano in continuo mutamento, ma quasi desideroso di poter rivivere, anche solo per un istante, la stessa purezza di sentimenti propria dell’età puerile.
Crescendo mutano i valori e gli ideali, la ribellione cambia volto e si trasforma nei movimenti studenteschi e nella contestazione sociale che hanno infuocato il ’68: Franco Izzi intreccia abilmente la trama principale del romanzo con gli eventi storici dell’epoca, restituendo ai lettori una prospettiva più ampia. Possiamo esaminare come questi elementi condizionino i personaggi a distanza di tanti anni dalla loro infanzia, come le idee, le scelte, le delusioni e le sfide personali siano fortemente influenzate dal contesto sociale e storico in cui si sviluppano. Si coglie l’importanza dell’interazione tra la sfera individuale e quella collettiva, di accorgersi come i diversi momenti storici possano plasmare le nostre esperienze e relazioni.
Elemento irrinunciabile per l’autore è il bisogno di allontanarsi, in certi istanti, dal reale e dagli avvenimenti quotidiani, per perdersi nell’immaginazione e nella fantasticheria. È questo un tema che attraversa la narrazione e la arricchisce: il protagonista-narratore stesso sottolinea più volte quanto la fantasia sia stata per lui una “dolce malattia”. Questi momenti di evasione diventano fondamentali per la crescita emotiva e intellettuale dei bambini, offrendo l’opportunità di affrontare paure e desideri in modo creativo, di sviluppare la capacità di pensiero divergente. Attraverso la fantasia può essere elaborato il mondo che li circonda, consentendo loro di esprimere emozioni complesse e di sviluppare un senso di sé più profondo.
Nel corso del romanzo, Izzi sottolinea quanto la fantasia non sia stata, per lui, un fattore limitato all’infanzia, ma che abbia giocato nella sua vita un ruolo centrale anche da adulto. “L’altra metà del cielo” ci stimola a ricordare l’importanza di preservare la nostra capacità di guardare al di là della realtà tangibile e vedere le cose da angolazioni diverse, a cogliere la bellezza nelle piccole cose, nutrendole della nostra creatività. Lì dove il passato bussa alla porta della memoria portando con sé un velo di malinconia, d’altra parte attraverso la fantasticheria è possibile rivivere i momenti più significativi della propria storia e rielaborarli, immaginare soluzioni alternative, sognare un futuro che può ancora essere realizzato.
“L’altra metà del cielo” è un’opera capace di far vibrare le più profonde corde dell’anima, lasciandole suonare in una dolce melodia. La narrazione evocativa e delicata di Franco Izzi esplora le complesse dinamiche di genere, le trasformazioni delle amicizie, le esperienze dell’amore e le sfide personali in un contesto storico che echeggia ancora potente nel nostro immaginario. La sua prosa offre al lettore un’esperienza di crescita e riflessione profonda, invitandoci a tornare bambini anche solo per un istante: i sentimenti e le esperienze vissuti durante l’infanzia possono essere altrettanto intensi e significativi di quelli degli adulti. È un viaggio oltre i confini del tempo e dello spazio che rimarrà impresso a lungo nell’anima dei lettori.
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