“Ragnatele”, un insolito giallo che combina abilmente arte, mistero e senso civico
28 Luglio 2023 13:55
Nella vasta galassia dei romanzi gialli, trovare un titolo realmente capace di sorprenderci è un’impresa mai semplice.
È la natura stessa di questo genere letterario, profondamente amato e radicato nella sensibilità dei lettori italiani, a restituire la difficoltà di non imbattersi nei clichè della narrativa classica. Potremmo infatti paragonarlo a un affascinante tiro alla fune tra lo scrittore e il lettore, nel quale ciascuno difende il proprio obiettivo: il primo cerca di sorprendere l’altro attraverso la trama e l’abilità narrativa, il secondo cerca di indovinare la matrice degli eventi criminosi o addirittura il colpevole prima che sia scritta la parola “fine”. Il lettore più attento non può che lasciarsi avvincere, quando il romanzo che stringe tra le mani è in grado di stupirlo sin dalla prima pagina, sovvertendo l’ordine abituale del giallo classico e dando vita a un’opera del tutto nuova, fuori dagli schemi e dalle convenzioni. Con il suo primo romanzo, Claudio Cavalli ci offre un’opera in cui si mescolano la passione per il bello, l’arte e il mistero, capace di condurci in un viaggio straordinario in cui le sorprese sono sempre dietro l’angolo.
Fin dalle prime pagine di “Ragnatele”, pubblicato per il Gruppo Albatros il Filo, ci rendiamo conto di trovarci di fronte a una narrativa gialla unica nel suo genere: lo storico libraio di Arcore e studioso di letteratura Giovanni Garancini ha voluto definirlo – a ragione – un “giallo civile”, alla luce degli argomenti trattati e dell’attenzione di Cavalli nei confronti della vita pubblica e sociale dei personaggi. L’autore non si limita infatti a dipingere l’intreccio dei crimini e delle indagini, ma si spinge oltre, immergendo il lettore in un ricco universo culturale e artistico. La Sindrome di Stendhal, ovvero la patologica attrazione nei confronti del bello, diventa il primo motore dell’azione, spingendo l’uomo che darà il via alle vicende, Manlio Peretti, a commettere un crimine insolito: il furto di sei capi femminili di alta moda. L’evento, immediatamente svelato, innesca una catena di eventi misteriosi ben lontani dalla formula dei gialli a cui siamo abituati.
Uno, due, tre, quattro, cinque costosissimi abiti d’alta moda, recapitati uno dopo l’altro presso l’abitazione del procuratore. Il quinto accompagnato da un un biglietto: “Questo è l’ultimo pacco. Sono l’autore dei furti degli abiti che le ho inviato”, con firma, indirizzo e numero di telefono in calce. Un rapido processo per direttissima, un caso chiuso senza troppe complicazioni. L’autore del furto, il ventottenne Manlio Peretti, è uno studente fuori corso dell’Accademia di Belle Arti ammaliato da tutto ciò che rappresenta la femminilità: di fronte a quei capi straordinari, aveva provato il rapimento della Sindrome di Stendhal e non aveva potuto resistere all’impulso di sottrarli al negozio. Gli abiti effettivamente rubati, tuttavia, non sono cinque, ma sei. Peretti dichiara di aver regalato il capo mancante, ma che piuttosto che richiederlo indietro è intenzionato a pagarlo a prezzo pieno. La nascita, l’ascesa e l’amara conclusione delle avventure di questo ladro eccentrico e gentile, in poco tempo attirano su di lui la simpatia delle stampe, fino a quando all’improvviso scompare, facendo perdere le sue tracce.
Il pungente giornalista Willer Bertelli, che fino a quel momento aveva scelto di non scrivere nulla sul caso Peretti, ma che tuttavia lo aveva seguito con attenzione dall’esterno, sceglie di entrare in gioco e scoprire che cosa ci sia dietro a questa vicenda sempre più stravagante. La convinzione del giornalista è infatti che non si tratti di un caso dai risvolti casuali, ma che dietro ci sia molto di più di quanto si cerchi di far intendere. Dopotutto la malavita organizzata ha una così grande influenza sul suo territorio da dare molto filo da torcere alla magistratura, nonostante la connivenza della popolazione, delle istituzioni e della stampa. Già in passato il giornalista aveva sollevato una serie di questioni scottanti, quali le scuole non a norma, la corruzione, i traffici e l’incitamento alla ludopatia, era dunque impossibile che si voltasse dall’altra parte di fronte a un caso tanto curioso e intrigante.
La ricerca della verità di Willer sarà ostacolata su più livelli, ma è proprio qui che il giornalista si dimostrerà un eroe in netto contrasto con tanta narrativa contemporanea. A lui non interessano la fama e la notorietà, ma solo la diffusione di una verità che ha forte bisogno di venire a galla. Per farlo sfrutterà tutti gli elementi possibili: è per questo che sceglierà di condividere le informazioni fino a quel momento raccolte sul caso con un gruppo di amici fidati, che come lui condividono uno spiccato desiderio di giustizia. Il cambio di prospettiva di Cavalli introduce un importante elemento di umanità e realismo nella storia: al di là della narrativa, infatti, le grandi battaglie per la giustizia e la verità richiedono spesso il supporto di una rete di individui animati da una causa comune, lontani dall’ambizione di un interesse personale.
L’alleanza dei membri di questo gruppo di “eroi della porta accanto”, così potremmo definirli, non è soltanto un mezzo per raggiungere un fine, ma la prova tangibile del potere dell’unità nel contrastare l’ingiustizia. Ciascuno è capace di dare il proprio contributo, di offrire le proprie competenze e prospettive che insieme formano una forza coesa. La collaborazione non è soltanto un mezzo per giungere alla verità, ma un viaggio in sé. Il supporto reciproco nel gruppo diventa una forza che consolida i legami e la determinazione di scoprire la verità, anche quando le avversità sembrano insormontabili. Insieme si fanno voce di un impegno civico profondo, capace di risvegliare una riflessione sulla società e sul nostro modo di approcciarci ad essa e farne parte.
La trama di “Ragnatele”, insomma, è soltanto il primo strato di una storia sfaccettata e avvolgente. Il ruolo stesso dell’arte e della bellezza hanno una posizione centrale nella narrazione di Cavalli, trasformandola in chiave di lettura dei personaggi. Le numerose opere citate, i riferimenti musicali e artistici diventano un mezzo per caratterizzarli, unendo il bello all’intimo dell’animo umano. Come non aspettarsi uno slancio in questa direzione, dopotutto, alla luce della forte formazione e attività artistica dello stesso autore? Claudio Cavalli, prima che scrittore, è infatti autore e narratore in teatro, autore delle prime cinquecento puntate del programa RAI “L’Albero Azzurro”, direttore artistico di festival e del parco tematico Artexplora e molto altro. Un autore e un artista, dunque, strutturato su più fronti e capace di valorizzare e arricchire con il suo impegno la coscienza artistica di grandi e piccini.
Quale sarà l’esito delle ricerche del nostro stravagante gruppo di eroi lo lasciamo alla curiosità dei lettori. Certo è che sarà necessario agire con astuzia per dare vita a una rivolta che possa rendere manifesto, anche alle istituzioni e alla stampa, il loro impegno civile e sociale. La “rivolta democratica” sarà una delle soluzioni paventate dal nostro tagliente giornalista – non senza interrogarsi su come sia possibile desiderare una rivolta democratica in un Paese democratico – dando vita a un piano geniale e sottilmente provocatorio, ironico e permeato di piacere artistico. “Ragnatele” sorprende, affascina e fa riflettere: è un’opera in grado di farsi notare, ricca di sorprese da non lasciarsi sfuggire.
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