CRV – Al Ferro Fini la mostra fotografica ‘Pianeta 309 – Vita, morte, miracoli in Strada Romea’
25 Luglio 2023 16:16
È stata inaugurata oggi a palazzo Ferro Fini la mostra ‘Pianeta 309 – Vita, morte, miracoli in Strada Romea’, con fotografie di Riccardo Ciriello e Terry Manfrin. Un lavoro di quattordici anni per raccontare la Statale Romea: la storia, gli aspetti culturali ed emozionali che racchiude, i territori attraversati e le vite di milioni di automobilisti che l’hanno attraversata per viaggio o per lavoro. La Romea come un itinerario culturale e non come semplice strada di collegamento.
Il Presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, nel ricordare che “palazzo Ferro Fini è la casa di tutti i veneti e qui potete ammirare la bella mostra fotografica di Riccardo Ciriello e Terry Manfrin che inauguriamo oggi”, ha ringraziato “il collega Marco Dolfin che è stato promotore di questo evento, e l’architetto Giancarlo Munari, Segretario generale della Fondazione della Comunità Clodiense, benemerita istituzione che proprio quest’anno celebra il ventennale del riconoscimento regionale tra le associazioni del Veneto”.
“Il titolo di questa esposizione – ha spiegato il Presidente del Consiglio – ‘Pianeta 309 – Vita morte miracoli in Strada Romea’, sembra rifare il verso a una memorabile messinscena del ‘Tartufo di Moliere’, fatta dal teatro Stabile di Genova con regia di Luigi Squarzina; e in effetti, con ‘Pianeta 309’, Riccardo Ciriello e Terry Manfrin portano in scena lo spettacolo di una strada raccontata per immagini, in una sequenza che ciascuno di noi può comporre e scomporre. Insomma, una sorta di ‘On the road’ di Kerouac, romanzo, poi film, che segnò una intera generazione. Anche la Romea ha segnato intere generazioni, e non solo di italiani. Non vi sembri esagerato il parallelo. E’ vero, come suggeriscono i nostri autori, la strada 309 Romea, nell’unire Ravenna a Venezia, riprende l’asse antico bizantino tra l’Esarcato di Ravenna e l’insieme delle isole delle lagune che da Chioggia si sviluppava sino a Grado, dando vita a quella che appunto i bizantini chiamarono Venetikè, e che oggi rivediamo perfettamente nel percorso che unisce le basiliche ravennate con l’abbazia di Pomposa nel ferrarese, e quindi Venezia, Murano, Torcello, il duomo di Caorle, e poi ancora Aquileia e quindi San Giusto a Trieste, per giungere alla basilica eufrasiana di Parenzo; un itinerario che si dipana dal V° secolo dopo Cristo sino al XIII° secolo. Non a caso, inizialmente, si pensava di realizzare la Romea da Ravenna a Monfalcone. Ma è anche vero che la 309 parla della nostra vita contemporanea. Mi permetto una citazione da Francesco Balilla Pratella, grande musicista e tra i protagonisti del Futurismo che, nel 1933, scriveva proprio lungo l’asse di quella che sarebbe diventata la Romea: ‘S’immagini il lettore una lunga striscia di costa piana e senza scogli, lambita e pettinata da un pallido mare […] ingemmata di piccole città ridenti e di multicolori villaggi balneari, da Rimini a Ravenna. Poi, attorno a Ravenna e fino alle foci del Po, dune e lande vallive, quasi deserte, dove dilagano o ristagnano acque grasse e salmastre e s’ergono, sfidando i secoli, le oasi sempreverdi della millenaria pineta […] che suggerì già a Dante l’immagine del giardino del Paradiso’”.
“Questa strada, poi, narra della ricostruzione del nostro Paese dopo le vicende belliche – ha ricordato Ciambetti – Anzi, fu uno dei simboli se non una vera protagonista della rinascita, e chissà quanti bambini degli anni Sessanta la ricorderanno per averla percorsa, vuoi chi a bordo delle corriere che li portava alle colonie di Milano Marittima, Igea Marina o Cervia, vuoi nelle utilitarie per le prime vacanze al mare fatte da tante famiglie, non solo italiane: sono gli anni della scoperta del turismo di massa che scende proprio lungo la Romea. Arriviamo ai nostri giorni e alla sensibilità ambientalista che ci invita a sottolineare come la 309 ci porta sulla soglia di ambiti naturali preziosissimi, dalle Pinete di Ravenna al Bosco della Mesola, e quindi al parco del Delta del Po, un patrimonio naturale di straordinaria importanza che mi auguro possa sempre più ricevere visitatori rispettosi e consci del valore culturale di questi spazi e di quanto preziosi essi siano”.
“Lungo la Romea si respira la storia ma si vede anche il nostro presente – ha evidenziato il Presidente – E lo si vede, per l’appunto, con lo sguardo curioso e intelligente di due artisti che in bianco e nero ricreano atmosfere ed emozioni che molti di noi hanno vissuto, attraverso immagini che tanti di quelli che hanno percorso questa strada possono riconoscere e sentire come propri. La mia speranza è che questa mostra possa essere ospitata lungo l’asse della Romea, perché essa è un documentario straordinario al pari di grandissime e indimenticabili testimonianze, come ‘Gente del Po’ di Antonioni che fissò nel bianco e nero della pellicola proprio la realtà del Delta prima dell’avvento della grande Romea costruita, appunto, a partire dagli anni Cinquanta”.
“Credo che questa mostra possa offrire molto a chi sa e vuole vederla per quello che è: creazione artistica, documento, testimonianza, interpretazione nel solco di un neorealismo che ci restituisce un fascino straordinario, il narrare per immagini che stimolano la memoria”, ha chiosato Roberto Ciambetti.
Il consigliere regionale Marco Dolfin (Intergruppo Lega- LV) ha fortemente voluto inaugurare la mostra fotografica a palazzo Ferro Fini in quanto “Pianeta 309 è un viaggio fotografico, una mostra che mi ha subito colpito per vari aspetti e per cui c’è stata fin dall’inizio la volontà di esporla in una sede istituzionale. Sono immagini particolari, veritiere ed emozionali, un lavoro durato quattordici anni per immortalare la ‘vita’ della Statale. E’ una mostra che ne racconta la dimensione, e per questo ‘Pianeta 309’ è senz’altro il nome più azzeccato. È un onore e un piacere averci creduto e averla portata qui, nella sede del Consiglio regionale del Veneto. Trovo questo lavoro lodevole, perché gli scatti fotografici alla Statale raccontano, meglio di mille parole, la realtà di milioni di automobilisti che l’hanno attraversata, un contesto che spazia tra i vari territori, in cui si vede la laguna, i terreni agricoli, i fiumi, i Comuni. E’ un vero e proprio racconto del territorio che guarda al passato, ricordando 2mila anni di storia e il percorso di molti pellegrini che andavano verso Roma. E’ una Statale che tutti noi conosciamo e che collega due Regioni, cinque Province e una miriade di Comuni. E nonostante tutti gli scatti di vita, questa mostra evoca anche un gran numero di incidenti e di vittime, che su questa strada hanno purtroppo perso la propria vita. Ecco che allora la mostra, che spiega cos’è davvero la Statale Romea, diventa anche un modo per ricordare chi oggi non c’è più e per lanciare un messaggio, sensibilizzando l’opinione pubblica alla guida sicura. Io ci transito spesso ed è una delle strade più difficili, più pericolose se non si presta attenzione. Ringrazio gli autori, la Fondazione Clodiense Onlus, chi ha partecipato oggi. Credo che attraverso questa mostra, si possa fare molto di più e lanciare un messaggio estremamente importante”.
L’arch. Giancarlo Munari, Segretario generale della Fondazione della Comunità Clodiense, ha ringraziato “Riccardo Ciriello e Terry Manfrin perché hanno svolto un lavoro importante nei confronti del quale hanno avuto un approccio emozionale. La Strada Romea è innanzitutto un luogo di sentimenti: da una parte, la gioia per chi la percorre diretto verso le agognate vacanze e la tristezza per chi invece deve tornare a casa dopo le ferie, dall’altra, la fatica di chi viaggia per lavoro tutti i giorni. Ma la Romea è anche luogo di comunicazione tra due Regioni e cinque Province”.
Riccardo Ciriello, coautore, ha spiegato come la “mostra è composta di tre opere che raccontano la strada che collega Ravenna a Chioggia: innanzitutto, un libro fotografico, con immagini, fissate nero su bianco a partire dal 2008, scattate in movimento all’interno della strada, per raccontare le diverse sfaccettature dei territori attraversati; poi, una ricerca storica sulle origini della Romea fino ai giorni nostri; quindi, una mappa dei luoghi”.
Per l’altro coautore, Terry Manfrin, “la mostra racchiude quattordici anni di lavoro per raccontare il viaggio lungo la Romea e le sensazioni provate. Credo che il nostro impegno possa restituire dignità alla Romea, troppo spesso additata per le sue criticità strutturali e la sua pericolosità; invece, la Statale racchiude un grande interesse storico, culturale, enogastronomico, economico e turistico. Per questo, auspichiamo che da semplice striscia di asfalto, la Romea possa diventare un vero e proprio itinerario culturale a servizio dei territori che attraversa: questa mostra può essere molto utile in tal senso”.
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