CRV – Ok a legge su associazionismo intercomunale, fusioni di comuni e IPA
29 Agosto 2023 19:46
Con 30 voti favorevoli e 6 astenuti, il Consiglio regionale del Veneto ha dato oggi il proprio via libera al Progetto di legge n. 185, di iniziativa dell’esecutivo regionale, relativo a “Disposizioni in materia di associazionismo intercomunale, fusioni di comuni e Intese Programmatiche di Area (IPA)”, relatore per l’Aula, il Consigliere regionale Marzio Favero (Lega-LV), correlatore la Vicepresidente della Prima commissione consiliare Chiara Luisetto (Partito Democratico).
Come ricordato anche nel corso dell’illustrazione della proposta legislativa, la L. Reg. n. 18/2012 “Disciplina dell’esercizio associato di funzioni e servizi comunali” prevede che la Giunta regionale predisponga un Piano di riordino territoriale che definisca la dimensione ottimale con riferimento ad ambiti territoriali adeguati all’esercizio associato delle funzioni e dei servizi da parte dei comuni, in relazione ad aree geografiche omogenee: il PRT, quindi, persegue l’obiettivo di razionalizzare i livelli di governance, finalizzata alla riduzione della spesa pubblica e della frammentazione dei livelli di governo assicurando allo stesso tempo efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa. Il primo PRT risale al 2013; la Giunta ha avviato la riscrittura del Piano, condivisa con gli amministratori locali: per accompagnare e rendere effettive le scelte indicate nel PRT (che costituisce un provvedimento amministrativo a carattere generale), il Pdl n. 185 interviene sulla normativa regionale in materia di associazionismo, fusioni di Comuni e programmazione decentrata e in particolare sulle leggi regionali n. 18/2012, n. 40/2012, n. 25/1992 e n. 35/2001, con le modifiche che si rendono necessarie per adeguarla al nuovo scenario di contesto previsto dal Piano stesso. Il Consigliere Favaro ha ricordato che “Il Veneto è al terzo posto per numero di Comuni, 563 di cui 291 sotto i 5.000 abitanti; di questi, 181 hanno meno di 3.000 abitanti; Nell’insieme governano un 15% della popolazione, però un 40% del territorio, il tutto a testimoniare una frammentazione amministrativa molto elevata. L’obbligo associativo introdotto dal DL n. 78 del 2010 in Veneto ha prodotto l’aggregazione di 24 Comuni; per quanto attiene le Unioni dei Comuni, dalle 28 del 2013 con 104 Comuni associati, si passa nel 2023 a 14 Unioni con 51 Comuni associati, con la scomparsa peraltro delle Unioni con pochi abitanti”. Il relatore, inoltre, ha posto l’attenzione sul ruolo degli ATS, gli Ambiti Territoriali Sociali “Individuati quali nuovo faro dei processi di aggregazione, fusione o di formazione anche delle intese programmatiche d’area, che di fatto sostituiscono i distretti sociosanitari, che vedono la presenza di amministratori riuniti in assemblee già abituati a confrontarsi su condividere problematiche di estrema delicatezza”. Tra gli aspetti che caratterizzano il Piano, l’obiettivo di ridurre il numero dei comuni del Veneto favorendo i processi di fusione: a tale scopo, viene proposta, con il Pdl n. 185, la modifica parziale dell’art. 6, della L. reg. n. 25/1992 attraverso la rimodulazione del quorum di partecipazione al referendum consultivo sulla fusione, portato dal 50% al 30%, ridotto al 25% nel caso in cui gli iscritti all’AIRE siano superiori al 20% degli aventi diritto al voto, nonché l’introduzione di una clausola di premialità – sia in caso esercizio associato di funzioni, sia in caso di fusione dei comuni – da inserire nei bandi regionali, anche di settore, con cui l’Amministrazione regionale eroga contributi agli Enti locali. A sostegno del Pdl n. 185 è intervenuta anche la capogruppo di Forza Italia Elisa Venturini.
La Vicepresidente Luisetto, nel corso della correlazione, ha posto l’accento sul ruolo degli ATS, “Uno strumento non ancora definito”, e sulla mancata analisi complessiva della governance e sulla regia che la sottende: “I 563 comuni del Veneto sono anche il frutto di 25 referendum di fusione con il coinvolgimento di 63 Comuni e l’istituzione di 12 nuovi Comuni, e con la contestuale estinzione di 29 i Comuni, la quasi totalità sotto i 5.000 abitanti, soprattutto a Vicenza e a Belluno. Ma vi è anche una ‘Babele’ di realtà sovracomunali che si intersecano con il tema della frammentazione amministrativa: 40 centri per l’impiego, 26 IPA, 19 Unioni montane, 26 Ambiti territoriali scolastici, 49 Distretti di Protezione civile, 82 distretti di Polizia Locale, 9 ULSS, 26 distretti con 21 Comitati dei Sindaci, 21 ATS, 12 ATO Rifiuti e 8 ATO acqua. In questo scenario si discute un Progetto di legge legato a un complessivo riordino territoriale nel quale si ribadisce in premessa la volontà di sostenere le fusioni e associazioni dei Comuni, nei quali si dice come la Regione del Veneto va oltre l’obiettivo statale di riduzione dei costi, sposando una lungimirante visione di efficienza di insieme, ma sostenendo una mercificazione di territori che svilisce la fatica e il lavoro di chi ha operato fusioni, o di chi le ha tentate, fallendo, magari perché non sostenuto a dovere. Sarebbe interessante capire se l’obiettivo dei 500 Comuni, proposto dall’assessore Calzavara, entro il 2030 è ancora in essere”; tali aspetti sono stati in parte richiamati anche dalla capogruppo del Pd Vanessa Camani nel corso del proprio intervento. Nel corso del dibattito è intervenuto anche l’assessore regionale Francesco Calzavara ricordando, con riferimento “Alla mancata analisi della governance e alla mancanza di strategia e di visione, gli esiti della riforma Delrio e della proposta di riforma del Governo Renzi”.
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