“L’Inferno dello studente”, un divertente viaggio satirico tra i gironi scolastici
31 Agosto 2023 17:18
Se Dante Alighieri avesse frequentato la nostra scuola, di sicuro non sarebbe rimasto indifferente di fronte alla varietà di tipi umani che gravitano attorno ad essa.
Studenti e professori, presidi e operatori di ogni tipo, ciascuno incarna determinati vizi e virtù che non possono far altro che attirare l’attenzione di chi, con sguardo attento, li esamina da vicino. Quando poi da studenti ci si approccia per la prima volta alla Commedia dantesca, è impossibile non interrogarsi, scherzosamente, su quale possa essere il girone più adatto ai propri compagni di classe, ai professori o a sé stessi. L’autore Marco De Bortoli ci ha portato nel cuore dell’Inferno, e in questo caso, l’Inferno si trova proprio nelle aule scolastiche.
“L’Inferno dello studente”, pubblicato per il Gruppo Albatros il Filo, è un’opera che trasforma l’iconico viaggio di Dante Alighieri attraverso i nove cerchi dell’Inferno in una divertente avventura all’interno del caotico regno della scuola. Il nostro protagonista, uno studente senza nome, discenderà con coraggio nei gironi infernali accompagnato da guide che sapranno spiegargli con pazienza gli orrori e i vizi che si aprono davanti ai suoi occhi.
De Bortoli sceglie di ricalcare con maestria le terzine dantesche, riprendendo i temi dell’Alighieri e traducendoli nel contesto scolastico. Già dall’incipit possiamo scorgere la bravura dell’autore nell’evocare i suoni e i temi della Commedia: “Nel mezzo del cammin dell’istruzione / mi ritrovai di fronte a delle scuole / che alla vista mettevano apprensione; / ed eran tanti e d’incombente mole / i licei dall’offerta formativa / che sembra buona però poi ti duole. / Vidi una luce che ben presagiva / brillante oltre la fila di edifici, / ma arrivarci era cosa proibitiva / poiché per strada incontrai tre nemici: / il Professore, il Preside, il Bidello. / Il primo disse: «Tutti sono felici / coloro che raggiungono il livello / che rappresenta la maturità». / Disse il secondo: «Vieni a questo ostello, / esso non dura per l’eternità, / ma solo cinque velocissimi anni». / Il terzo disse: «La felicità / che, non pensare mica ch’io t’inganni, / troverai ben nel mondo del lavoro, / merita certo il rischio di malanni». / Non mi fidai delle parole loro / che poco confortanti m’apparivano / per gli studenti lamentosi in coro / chiusi dentro le scuole che soffrivano”.
La scuola, luogo di entusiasmo smisurato e ansia adolescenziale, è vista come una dimensione infernale in cui ogni peccato, dai negligenti, ai copioni, ai secchioni, fin poi ai traditori (ciascuno nella sua area di pertinenza) viene esacerbato e punito con una dose di ironia. Gli studenti penitenti sono rappresentati come peccatori contro la scuola, contro gli altri o persino contro sé stessi. Questa rappresentazione satirica e dissacrante è un modo per affrontare in maniera critica i mali della nostra epoca, amplificandoli e rendendoli così più visibili e meno opprimenti. Il viaggio è surreale, con bolge piene di copioni che cercano di eludere le attenzioni dei docenti, marinatori che si trascinano con disperazione da una lezione e l’altra, lecchini pronti a lustrare le scarpe di qualsiasi compagno o docente capiti loro a tiro e persino di ubriaconi e adolescenti storditi dal caffè, nel tentativo di sopravvivere all’ennesima notte in bianco per recuperare lo studio arretrato. L’autore sfida l’assolutismo adolescenziale, mostrando quanto sia importante mantenere una prospettiva realistica e sana sulla vita durante e dopo la scuola.
La sfida sicuramente più complicata – e allo stesso tempo stimolante – per l’autore è stata la scelta di comporre in terzine, utilizzando lo stesso endecasillabo di Dante. De Bortoli stesso rivela che scrivere in terzine sia un po’ come fare un cruciverba, nel quale è necessario tenere conto delle sillabe, delle rime e degli accenti. Il risultato è senza dubbio notevole, capace di aggiungere una suggestiva atmosfera musicale alla narrazione.
Marco De Bortoli ha impiegato circa dieci anni per scrivere questo libro, ottenendo così di unire da una parte i ricordi di un’esperienza scolastica “in presa diretta”, dall’altra il prodotto della modernità, in cui i ragazzi non si stordiscono più di fronte alle sitcom in TV, ma piuttosto di fronte agli smartphone. L’autore dedica ampio spazio alla critica sociale, rappresentando alcune delle sfide che gli i più giovani affrontano nella nostra epoca: dalla dipendenza dai social network agli stili di vita eccessivi e non sani, dalla violenza al bullismo e all’arrivismo, tutti questi mali vengono ben rappresentati tra le pagine di questa parodia scolastica.
Sarebbe impossibile immaginare la Commedia senza l’iconico personaggio di Virgilio, che in questo caso si incarna e moltiplica nei rappresentanti degli studenti, tutor provenienti da un paradiso in cui gli studenti difendono e supportano i propri compagni. Essi rappresentano una speranza e un punto di riferimento nel caos scolastico, dimostrando che nella frenesia adolescenziale ci sia spazio anche per la solidarietà e la difesa degli altri. Per l’occasione, anche i fiumi nominati dall’Alighieri acquistano una nuova fisionomia: l’Acheronte diventa un fiume di lacrime, mentre lo Stige si riempie di birra; poi ancora troviamo il Flegetonte, che separa il girone dei Violenti contro i Prof dal Baratro nel quale i protagonisti sembrano essersi impantanati. Tra il piano dei Pettegoli e dei Bugiardi e la zona dei Traditori dei morosi troviamo poi il Pozzo dei Docenti, costituito da “[…] Cattivi insegnanti al fuoco accesi, / [che] pensavan di saperne più del testo / dalla loro opinione tutti presi!”
La struttura fisica de “L’Inferno dello studente” segue, anche in questo caso, le indicazioni dantesche: varcate le porte del distretto scolastico – dunque nell’Antinferno – troviamo per prime le colpe “veniali”, ovvero le negligenze di chi, per pigrizia o dimenticanza, non dedica le giuste cure al proprio percorso scolastico o a sé stesso, nel lungo e impegnativo percorso scolastico. Il settimo cerchio è in entrambi i casi popolato dai violenti, suddivisi nell’opera di De Bortoli tra violenti contro le cose, contro i compagni e contro i prof. A tal proposito la cronaca è tristemente costellata di casi spiacevoli che hanno interessato la scuola italiana in tempi recenti, ci risulta per questo drammaticamente attuale che l’autore abbia scelto di denunciare, a modo suo, questi atteggiamenti. La sezione che tra tutte merita un plauso particolare è poi quella del nono cerchio, dedicato – sia dall’Alighieri, che da De Bortoli – ai Traditori. I più vicini al gigantesco mostro che si frappone tra il protagonista e l’uscita verso l’altro emisfero – che per Dante è Lucifero, mentre per De Bortoli è il Preside – sono i Traditori dei loro talenti, ovvero coloro i quali, pur dotati di una dote o di un’abilità innata, scelgono piuttosto di sprecarla, lasciando spegnere quella scintilla positiva che anima di grinta gli adolescenti, spingendoli verso il futuro.
Ridere delle esperienze adolescenziali ci aiuta a rileggere il proprio vissuto scolastico sotto una chiave diversa, allo stesso tempo la riflessione sui peccati e sulle dinamiche sociali ci spinge a una maggiore consapevolezza del mondo che ci circonda e che ci accingiamo a costruire. In un “pianeta scuola” sempre più complesso e frenetico, “L’Inferno dello studente” ci offre una preziosa occasione per sorridere e, al contempo, guardare oltre le superficialità, riflettendo sulla nostra crescita e sul nostro percorso nel labirinto della scuola e della vita.
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