“Fece infibulare le due figlie perché non fossero libere”: condannato a oltre 10 anni

21 Settembre 2023 02:47

Una violenza che avrebbe avuto lo scopo di “soddisfare la vanità di un uomo ben consapevole che l’infibulazione non costituisce un imperativo religioso, compiuta allo scopo di scongiurare l’onta di avere due figlie “libere”, anche nella loro sessualità”.
Lo scrive la giudice Erisa Pirgu, associandosi alle tesi della Procura, nelle motivazioni della sentenza dell’uomo africano condannato con rito abbreviato (che prevede lo sconto di un terzo della pena) a 10 anni, 8 mesi e 20 giorni di reclusione per aver costretto le due figlie piccole alla pratica tribale della mutilazione degli organi genitali femminili, contro il parere della madre che non riuscì a opporsi al volere del marito perché temeva di venire ripudiata e di perdere le piccole.
“Deve quindi ritenersi che alla base della condotta dell’imputato non vi sia un movente culturale”, scrive la giudice, che sottolinea la concomitanza del reato “con la progressiva ascesa professionale dell’imputato, da poco nominato Imam”.
E ritiene che la pratica della mutilazione sia stata “funzionale ad accrescere il seguito e il prestigio all’interno della comunità” dell’uomo.

IL SERVIZIO DI PAOLO MARINO SU LIBERTÀ

© Copyright 2024 Editoriale Libertà