I fratelli Roffi, barbieri da generazioni: “Prima era un’arte, oggi un mestiere”
19 Ottobre 2023 02:44
Entrare nel negozio dei fratelli Bruno e Nello Roffi, il primo 82 anni, il secondo 84, è intraprendere un viaggio nei segreti di un mestiere che è anche un’arte, ma significa pure ripercorrere la storia di una famiglia. Storia che affonda le sue radici quasi due secoli addietro: era infatti il 1838 quando Gaetano Roffi, il loro bisnonno, aprì l’attività di acconciature maschili, proseguita dal nonno Luigi e da Abele, padre di Bruno e Nello.
Dopo i primi passi nel negozio di papà a San Damiano, Bruno e Nello hanno frequentato la scuola per imparare il mestiere di barbiere e dopo un periodo di apprendistato si sono trasferiti a lavorare a Mucinasso. Infine ascoltando i consigli della mamma – “per andare d’accordo ognuno deve andare per conto suo” – i fratelli hanno scelto di separarsi. A ciascuno, dunque, il suo negozio.
Entrando oggi nel negozio di Bruno Roffi in via Boselli, il barbiere mostra autentici cimeli, vecchi rasoi e forbici, un phon che ha più di un secolo di vita, uno specchietto antico, di metallo, e anche una coramella in cuoio, vecchio strumento per affilare i rasoi.
Di lì sono passati personaggi illustri, da Michel Platini a David Trezeguet, al regista Sergio Leone di passaggio a Piacenza. “Una volta la nostra era un’arte, oggi è un mestieraccio” dice Bruno Roffi, che però conserva intatto un grande amore per il mestiere.
In via Mutti, alla Farnesiana, dal 1974 c’è invece il negozio del fratello Nello, da dove quest’ultimo ha visto avvicendarsi innumerevoli mode. “Ma la peggiore è quella di oggi – assicura – che definisce alla “fraticello”. Perché così si tosavano i frati, rasando i capelli di lato e mantenendoli soltanto in alto”.
I due fratelli concordano su un punto: “Per loro, negli anni, il lavoro di barbiere è diventato un hobby, i clienti quasi degli amici”. E manco a dirlo, di andare in pensione, cosa di cui avrebbero diritto da più di vent’anni, non intendono neppure sentirne parlare.
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