Il fotoreporter di guerra Micalizzi dopo Gaza: “Pronto a morire per il mio lavoro”

13 Novembre 2023 16:24

Un mese fa era a Gaza – “Un posto assurdo in cui le persone vivono sotto i bombardamenti da anni, sono alienate dal concetto di guerra” dice – e non era la prima volta. Il 17 febbraio del 2022 si trovava sul fronte russo ad aspettare lo scoppio del conflitto avvenuto il 24. Negli anni ha documentato l’avanzata curda contro l’Isis in Siria, la liberazione di Mosul in Iraq e Al-Raqqa in Siria, l’evolversi delle “primavere arabe” in Tunisia, Egitto e Libia. “La mia famiglia però mi ha considerato un vero fotografo quando ho vinto la prima edizione del Master Of Photography, una specie di Masterchef dedicato alla fotografia” – spiega sorridendo Gabriele Micalizzi, fotoreporter e fondatore del collettivo “Cesura” che ha sede a Pianello. Davanti a lui ci sono le studentesse – e un unico studente – della quinta turistico C dell’istituto Romagnosi: l’incontro è stato organizzato dalla professoressa Ilaria Groppi, un paio d’ore che scivolano velocissime fra i racconti, le immagini e i video di guerra e di pace che Micalizzi mostra ai ragazzi.

“Sono sopravvissuto a quattro attentati, mi hanno accoltellato e rotto la scatola cranica: ho messo in conto che posso morire facendo questo lavoro, ma penso anche che il mio mestiere possa essere utile agli altri – spiega a uno studente che gli domanda se ha mai pensato di cambiare professione – mi chiedo: “Vale la pena morire per fare una foto? Sì, per me sì, perché quello che faccio rimarrà, la foto è qualcosa di reale, fisico”.

 

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